Sud Corea: riapre a Seul il "Museo dei Martiri coreani"
“E’ un luogo di straordinaria importanza per far conoscere la storia della Chiesa
in Corea e la fede dei nostri predecessori”: con queste parole, raccolte dall’agenzia
Fides, il cardinale Nicholas Choeng, arcivescovo di Seul ha salutato la riapertura
del Museo dei Martiri Coreani, sito a Jeoldusan, nell’arcidiocesi di Seul, dopo un
lavoro di due anni in cui la struttura è stata ampiamente rimodernata, anche grazie
alle nuove tecnologie, per diventare un moderno museo multimediale che racconti la
storia del cristianesimo in Corea e dei suoi martiri. Il Museo-Santuario – l’edificio
è tale perchè contiene anche sale liturgiche e luoghi adatti al raccoglimento e alla
preghiera – è stato pensato e costruito nel 1967 proprio sul sito che ha visto molti
martiri morire nel periodo 1866-1873, quando migliaia di cattolici vennero uccisi
in un feroce periodo di persecuzioni. Sono numerosi i documenti storici, le ricostruzioni
visive, le fotografie e le immagini, i documenti video che accompagnano oggi il visitatore
nel percorso del museo che, ha sottolineato il Cardinale Choeng “intende essere anche
un percorso che risveglia o rinnova la fede” di ogni persona che lo compie. La riapertura
della struttura è avvenuta nel mese di settembre, che in Corea è definito “Mese dei
martiri”, in quanto il 20 settembre la Chiesa universale celebra la festa di Sant’Andrea
Kim Taegon (1821-1846), il primo coreano sacerdote e martire, patrono del clero coreano.
Per l’occasione tutte le diocesi del Paese organizzano eventi per commemorare i martiri
coreani, soprattutto con il pellegrinaggio ai santuari loro dedicati. L’annuncio del
Vangelo giunse in Corea agli inizi del secolo XVII, grazie all'apostolato di alcuni
laici che formarono una forte e fervorosa comunità. Questa comunità cristiana subì
dure persecuzioni soprattutto nella seconda metà dell’800: la Corea vanta oltre 10.000
martiri, uccisi nelle diverse ondate di persecuzione. La Chiesa coreana ne venera
già 103, canonizzati nel 1984 a Seul da Giovanni Paolo II, nella prima cerimonia di
canonizzazione avvenuta fuori dal Vaticano. Inoltre nel 2004 si è aperta ufficialmente
a Seul la fase diocesana di una nuova Causa di beatificazione: quella del Servo di
Dio Paul Yun Ji-chung e dei suoi 123 compagni, torturati e uccisi in odium fidei nel
1791, agli albori dell’introduzione del cristianesimo in Corea. (R.P.)