Kenya: dichiarazione delle Commissioni Giustizia e Pace sui problemi del Paese
Conflitti, insicurezza, fame, corruzione, tutela dell’ambiente, giustizia e difesa
degli sfollati: sono alcuni dei temi trattati dalle Commissioni Giustizia e Pace di
tutte le diocesi cattoliche del Kenya, in una dichiarazione rilasciata nel corso della
loro Assemblea Generale annuale, che si chiude oggi. Intitolato “Salviamo la nostra
nazione!”, il documento affronta, in modo puntuale, i principali problemi che affliggono
il Paese. Innanzitutto, i presuli esprimono la loro preoccupazione per l’incremento
dei conflitti ai confini del Kenya, in particolare nei territori vicini a Somalia,
Sudan, Etiopia e Uganda: “Questo dato ci preoccupa – scrivono i presuli – perché uno
Stato che non riesce a proteggere i propri cittadini e la propria sovranità è uno
Stato debole, che non ispira fiducia”. Per questo, si richiede “con urgenza al governo
di agire rapidamente per risolvere i conflitti sui confini, prima che si verifichi
un’escalation di violenze”. Al secondo punto del loro documento, i vescovi analizzano
il problema dell’insicurezza, definita “dilagante all’interno del Paese”. “Siamo preoccupati
per l’uccisione di persone innocenti da parte dei ribelli, della polizia e di altre
forze di sicurezza – scrivono le Commissioni Giustizia e Pace riprese dall'agenzia
Cisa – Sono aumentati i rapimenti e i furti d’auto. La violenza organizzata ha distrutto
l’identità africana, con il risultato di accrescere il numero di vedovi e di orfani”.
Ribadendo che “circa metà della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà”,
i vescovi ricordano che “è sotto la responsabilità del governo garantire una vita
sicura a tutta la popolazione del Kenya” e che spetta all’esecutivo “fare investimenti
sufficienti nella riforma delle forze di polizia”. Quindi, la dichiarazione affronta
il tema della sicurezza alimentare: “Sono necessari sforzi seri – si legge nel testo
– da parte del governo e dei cittadini per garantire la sicurezza alimentare. Attualmente,
in questo Paese noi abbiamo la capacità di sfamare la nostra nazione ed anche altre
nazioni, ma anno dopo anni i kenyoti muoiono ancora di fame, mentre a causa della
siccità è stato dichiarato lo stato di calamità naturale”. Poi, le Commissioni Giustizia
e Pace precisano: “Il governo dovrebbe pensare ad una struttura che assicuri prezzi
accessibili a tutti per gli alimenti di prima necessità come la farina di granturco,
l’olio, le verdure”. In quest’ottica, un’attenzione particolare viene richiesta per
gli agricoltori, affinché si pensi a sussidi destinati al settore agricolo; allo stesso
tempo, viene ribadito che i coltivatori devono mettere in atto metodi compatibili
con l’ecosistema. E sulla tutela dell’ambiente si sofferma il paragrafo successivo
della dichiarazione, in cui si legge che “fiumi, laghi, bacini idrici si stanno esaurendo,
la desertificazione è in crescita e l’irrigazione è in pericolo”. “Il problema è urgente
– affermano i vescovi – Il governo deve pensare anche alla riforestazione. Noi siamo
chiamati ad un giusto uso delle nostre risorse non solo per noi stessi, ma anche per
le generazioni future”. Poi, lo sguardo delle Commissioni Giustizia e Pace si volge
al dramma degli sfollati, sparsi nei campi profughi del Kenya. “Sono davvero kenyoti,
dal momento che la loro tragica condizione è stata dimenticata?” si chiedono i vescovi
e aggiungono: “I nostri fratelli dormono ancora al freddo, soffrono la fame, sono
indifesi e attendono giustizia. Non dimentichiamoli e facciamo in modo di migliorare
la loro situazione, così che possano sentirsi pienamente kenyoti”. Altra questione
esaminata dai vescovi è quella della giustizia che, ribadiscono, “deve essere fatta
a tutti i livelli. Una giustizia rimandata è una giustizia negata”. Per questo, il
documento sottolinea la necessità di istituire un Tribunale Speciale che sottoponga
a processo i responsabili delle violenze scatenatesi tra la fine del 2007 e i primi
mesi del 2008, al termine delle elezioni. Quindi, le Commissioni Giustizia e Pace
esprimono la loro preoccupazione riguardo alla “crescente corruzione” nel Paese: “L’accumulo
della ricchezza in mezzo ad un mare di povertà – scrivono – è immorale e contrario
ai principi della giustizia economica”. (I.P.)