In Egitto almeno 150 persone sono state arrestate per aver interrotto in pubblico
il digiuno diurno richiesto dal Ramadan, mese sacro per i musulmani. A denunciarlo
all’agenzia spagnola Efe è il direttore di un movimento liberale cristiano del Paese,
Samwel Alashay, copto. Questa campagna di arresti, ha raccontato è la prima di questo
tipo in Egitto e ha coinvolto anche la minoranza cristiana (parte di quel 10% di egiziani
che non sono musulmani sunniti) che durante il Ramadan non digiuna. “E’ incostituzionale
– ha detto Alashay - poiché le leggi egiziane garantiscono la totale libertà”. Secondo
quanto riportato dall’Osservatore Romano gli arrestati stavano mangiando o fumando
per strada prima del tramonto nei governatorati di Aswân, Daqahlîya, Mar Rosso e Porto
Said. Alcuni di loro sono stati liberati grazie al pagamento di una cauzione di 500
lire egiziane, pari a circa 100 dollari. Il movimento liberale cristiano diretto da
Alashay ha inviato una lettera al ministero dell’Interno egiziano per chiedere di
interrogare e giudicare gli ufficiali di polizia responsabili di questa campagna.
“Il fatto che alti responsabili della polizia compiano questi arresti - ha detto Alashay
- è un segnale grave per i musulmani in generale e per i cristiani nel concreto, perché
trasforma il Paese in uno Stato di tipo talebano e wahabita”, ovvero caratterizzato
da un’interpretazione molto rigida dei precetti islamici. I cristiani si sentono minacciati,
discriminati e non sufficientemente tutelati. Secondo Samwel Alashay, la campagna
di arresti durante il ramadan è una risposta allo “sciopero dei cristiani” indetto
per domani dal movimento guidato da Alashay e da altre associazioni copte per rivendicare
i propri diritti e chiedere una legge che faciliti la costruzione di chiese in Egitto.
Il Consiglio islamico dell'Egitto nei giorni scorsi ha emanato una fatwa (un decreto)
che stabilisce che “l'intenzione da parte di un musulmano di donare soldi per costruire
una chiesa è un peccato contro Dio”, paragonabile a quello che si commette finanziando
un night club, una casa da gioco o “una stalla dove tenere maiali, gatti o cani”.
Dopo le polemiche suscitate dal provvedimento, il gran muftì Ali Gomaa e il ministro
della Giustizia egiziano hanno avviato un’indagine sui saggi che l’hanno emesso. Anche
lo sceicco Al-Azhar Mohammed Sayed Tantawi ha criticato la fatwa sostenendo che i
musulmani possono donare soldi per costruire chiese e che deve essere favorita la
libertà di culto. La Chiesa copta ortodossa nel Paese ha però specificato, sempre
alla Efe, di “non avere nulla a che vedere” con questo sciopero: "Gli scioperi non
servono a niente". Le associazioni che sostengono la manifestazione hanno chiesto
ai cristiani di restare nelle loro case e di vestirsi di nero. Finora almeno tremila
cristiani avrebbero assicurato la loro adesione attraverso Facebook. (V.F.)