2009-09-10 15:30:03

I cristiani in Egitto chiedono libertà religiosa


In Egitto almeno 150 persone sono state arrestate per aver interrotto in pubblico il digiuno diurno richiesto dal Ramadan, mese sacro per i musulmani. A denunciarlo all’agenzia spagnola Efe è il direttore di un movimento liberale cristiano del Paese, Samwel Alashay, copto. Questa campagna di arresti, ha raccontato è la prima di questo tipo in Egitto e ha coinvolto anche la minoranza cristiana (parte di quel 10% di egiziani che non sono musulmani sunniti) che durante il Ramadan non digiuna. “E’ incostituzionale – ha detto Alashay - poiché le leggi egiziane garantiscono la totale libertà”. Secondo quanto riportato dall’Osservatore Romano gli arrestati stavano mangiando o fumando per strada prima del tramonto nei governatorati di Aswân, Daqahlîya, Mar Rosso e Porto Said. Alcuni di loro sono stati liberati grazie al pagamento di una cauzione di 500 lire egiziane, pari a circa 100 dollari. Il movimento liberale cristiano diretto da Alashay ha inviato una lettera al ministero dell’Interno egiziano per chiedere di interrogare e giudicare gli ufficiali di polizia responsabili di questa campagna. “Il fatto che alti responsabili della polizia compiano questi arresti - ha detto Alashay - è un segnale grave per i musulmani in generale e per i cristiani nel concreto, perché trasforma il Paese in uno Stato di tipo talebano e wahabita”, ovvero caratterizzato da un’interpretazione molto rigida dei precetti islamici. I cristiani si sentono minacciati, discriminati e non sufficientemente tutelati. Secondo Samwel Alashay, la campagna di arresti durante il ramadan è una risposta allo “sciopero dei cristiani” indetto per domani dal movimento guidato da Alashay e da altre associazioni copte per rivendicare i propri diritti e chiedere una legge che faciliti la costruzione di chiese in Egitto. Il Consiglio islamico dell'Egitto nei giorni scorsi ha emanato una fatwa (un decreto) che stabilisce che “l'intenzione da parte di un musulmano di donare soldi per costruire una chiesa è un peccato contro Dio”, paragonabile a quello che si commette finanziando un night club, una casa da gioco o “una stalla dove tenere maiali, gatti o cani”. Dopo le polemiche suscitate dal provvedimento, il gran muftì Ali Gomaa e il ministro della Giustizia egiziano hanno avviato un’indagine sui saggi che l’hanno emesso. Anche lo sceicco Al-Azhar Mohammed Sayed Tantawi ha criticato la fatwa sostenendo che i musulmani possono donare soldi per costruire chiese e che deve essere favorita la libertà di culto. La Chiesa copta ortodossa nel Paese ha però specificato, sempre alla Efe, di “non avere nulla a che vedere” con questo sciopero: "Gli scioperi non servono a niente". Le associazioni che sostengono la manifestazione hanno chiesto ai cristiani di restare nelle loro case e di vestirsi di nero. Finora almeno tremila cristiani avrebbero assicurato la loro adesione attraverso Facebook. (V.F.)







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