2009-09-09 14:19:18

I messaggi di Benedetto XVI e dei Patriarchi Bartolomeo e Kirill al Convegno ecumenico promosso dalla Comunità di Bose


Al via oggi a Bose, in Piemonte, la XVII edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa organizzato dal Monastero di Bose sul tema della lotta spirituale nella tradizione ortodossa. Partecipano rappresentanti della Chiesa cattolica, del Patriarcato di Mosca e di altre Chiese Ortodosse e Orientali, nonché delegati della Comunione anglicana e del Consiglio ecumenico delle Chiese. In un telegramma a firma del cardinale Tarcisio Bertone, il Papa “auspica che il fraterno incontro susciti una coscienza rinnovata del valore della lotta spirituale come conseguenza dell’amore di Cristo e un impegno generoso per una formazione ascetica delle nuove generazioni”. Al Convegno hanno inviato messaggi anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Per Bartolomeo I questi incontri “sono la testimonianza eloquente del contributo unico del monachesimo alle relazioni ecumeniche tra le diverse confessioni cristiane”. Per Kirill, quello della lotta spirituale è “un tema fondamentale, di cui difficilmente si può esagerare l’importanza, in quanto tocca l’essenza stessa della vita di chiunque voglia seguire Cristo fino in fondo”. Ai partecipanti è arrivato anche il messaggio del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: il suo auspicio è che questi incontri possano segnare “un'ulteriore crescita nella reciproca conoscenza in vista di una maggiore comune testimonianza a Cristo nel mondo”. Sul tema della lotta spirituale ascoltiamo il priore di Bose, Enzo Bianchi, al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - Si tratta di quella lotta che dobbiamo fare nelle nostre membra, nel nostro corpo per combattere quelle spinte verso il male che abitano in ogni uomo. E’ la cosiddetta “lotta contro le tentazioni”. Noi uomini abbiamo sempre dentro di noi l’emergenza di pensieri, di suggestioni buone e cattive. Dobbiamo fare un discernimento, realizzare le suggestioni buone che vengono impresse in noi dallo Spirito Santo. Di contro, dobbiamo poi combattere quelle che vengono dall’azione del demonio e, soprattutto, dalla nostra condizione di uomini segnati dal peccato.

 
D. – Atanasio di Alessandria scriveva: “Nessuno che non abbia sperimentato le tentazioni potrà entrare nel regno dei cieli. Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato”. E’ un’affermazione che sembra quasi paradossale…

 
R. – E’ vera nel senso che chi pensa di non essere tentato significa che ha una lettura di sé non realistica. Una lettura, cioè, che non coglie la realtà dell’uomo fino a sprofondarsi in un orgoglio spirituale in cui si pensa, da soli, di non essere attaccati dal male. Allora è veramente grave. Come ci dice Sant’Antonio, il padre dei monaci, occorre sperimentare la tentazione, bisogna combatterla. Solo chi passa attraverso le tentazioni, chi combatte, da una parte vince il male e dall’altra, anche quando non riesce a vincerlo completamente, fa comunque l’esperienza della misericordia di Dio. Una misericordia che è essenziale, perché noi possiamo avere di Dio un’immagine vera, quella che Lui ci ha rivelato in Gesù Cristo.

 
D. – Quanto, secondo lei, oggi i cristiani sono in grado d’intraprendere questa lotta e con quali strumenti?

 
R. – Su questo devo dire che alcune volte sono molto scoraggiato, perché negli ultimi decenni questo tema della lotta spirituale non si trova all’ordine del giorno, non fa parte della catechesi, non fa parte dell’azione pastorale. Si tace, si dà per scontato soprattutto che i giovani siano capaci di scegliere. Non c’è più l’insegnamento della lotta spirituale come nel caso della mia generazione. Le nuove generazioni sono più fragili, non sanno neanche come si combatta una tentazione: sono in balìa della forza, delle tentazioni che li travolgono. Occorre la lotta spirituale ed anche saper vincere il pensiero cattivo. Bisogna imparare attraverso la preghiera e i tanti consigli che ci danno i padri spirituali in modo da uscire vincitori giorno dopo giorno. Si deve diventare più forti nella personalità spirituale, approfondire la vita interiore, conoscere in profondità il cuore dell’uomo anche là dove ci sono le malvagità, le impurità, le idolatrie. Bisogna venir fuori da tutto questo con l’aiuto della grazia di Dio, conformati a Cristo, simili a Gesù.

 
D. – Perché un tema simile è stato scelto per il dialogo ecumenico?

 
R. – Perché nel dialogo ecumenico occorre che noi, oltre al confronto e al dialogo teologico, ci avviciniamo andando in profondità nella vita spirituale. Lo ha detto anche Benedetto XVI: “L’ecumenismo deve essere spirituale”. Se noi ci avviciniamo davvero di più a Cristo, assomigliando di più a Lui nella vita spirituale, allora ci uniamo anche tra noi cristiani.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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