Caritas Internationalis scrive all'Onu: fermare la corruzione è un imperativo morale
Sia i Paesi ricchi sia gli Stati poveri hanno il dovere di sconfiggere il fenomeno
della corruzione. E’ l’appello lanciato nei giorni scorsi dalla Caritas Internationalis,
da oltre 50 leader religiosi e dai direttori di diverse agenzie umanitarie: in una
lettera inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, chiedono
di moltiplicare gli sforzi contro questa piaga. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La corruzione
sottrae “opportunità e speranze” ed è la maggiore causa di povertà nei Paesi in via
di sviluppo. Fermarla è un “imperativo morale” per rimuovere “un’insormontabile barriera”
che impedisce, soprattutto alle popolazioni povere, di accedere ad un’offerta formativa
di qualità e all’assistenza sanitaria. La corruzione - si afferma nella lettera -
è anche un ostacolo per il raggiungimento di condizioni di vita dignitose e costituisce
“il cuore del problema” per molte persone colpite dal dramma della povertà. Tale pratica
alimenta l’ingiustizia ed è una minaccia per “la crescita economica e lo sviluppo
sostenibile”. La dispersione di fondi pubblici, la perdita di investimenti e la riduzione
dei proventi derivanti dalle tasse colpiscono soprattutto i poveri. “La trasparenza
e la partecipazione della società civile” sono dunque fondamentali per avviare “un
consistente e credibile processo di revisione”.
Un
cambiamento fondato su questi principi - si sottolinea nel documento - sarà anche
un “chiaro segnale” dato da quanti hanno responsabilità politiche “di voler porre
fine al flagello della corruzione”. “L’onestà e l’integrità sono valori morali” che
sono alla base di qualsiasi tentativo di affrontare la pratica della corruzione. L’impegno
della società civile e dei gruppi religiosi è un ulteriore, importante contributo
per la promozione di un virtuoso processo di cambiamento e l’implementazione della
Convenzione dell’Onu contro la corruzione, il primo trattato globale per armonizzare
gli sforzi mondiali contro tale fenomeno. L’importanza di questa Convenzione, firmata
nel 2003, era stata ricordata anche nella lettera inviata l'agosto scorso da Caritas
Internationalis e da varie agenzie umanitarie all’Unione Europea: “La corruzione e
la povertà si rafforzano a vicenda”. E’ quindi necessario intervenire - si asseriva
nel documento - per ridurre la corruzione a livello nazionale e internazionale.