2009-09-07 15:47:27

I vescovi libanesi: unire gli sforzi per rilanciare il Paese


“Serrare i ranghi e unire gli sforzi per far uscire il Paese dalla fase di stallo, per rilanciarne la ricostruzione, per stabilire relazioni di amicizia e di cooperazione con i nostri vicini, specialmente quelli confinanti, così da sbloccare la situazione, ricostruire ciò che è stato distrutto e ripristinare quei legami di amicizia e di concordia che sono stati scossi”. E’ la speranza espressa dai vescovi maroniti al termine della loro riunione di settembre svoltasi a Dimane (Libano) nella quale hanno passato in rassegna i principali fatti del 2009 finora trascorso. Lo riferisce il Sir. “E’ nostro dovere – scrivono i presuli nel documento finale – fare una disamina di questi fatti, assumerli come misura per il prossimo anno così da non farci sorprendere dall’indesiderabile”. Per i vescovi maroniti, guidati dal cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, in questo scorcio di 2009 ci sono stati diversi “avvenimenti positivi e negativi, sia a livello interno, che regionale ed internazionale”. “Apprezzamenti” vengono espressi dai presuli per “l’azione condotta con saggezza e determinazione” dal capo di Stato, il generale Michel Sleiman, che nelle sue visite ufficiali in numerosi Paesi “ha riattivato le relazioni del Libano con altri Stati e Organizzazioni internazionali”. A tale riguardo il documento esorta “tutti i responsabili politici a restare vicini al presidente per lavorare alla riedificazione dello Stato su basi solide e a fare fronte ai pericoli che minacciano il Paese”. Tra gli sviluppi positivi anche “la buona tenuta dell’economia libanese nel contesto della crisi internazionale” ed “il movimento turistico” con molti libanesi tornati dall’estero “per fare visita ai loro parenti”, “senza contare turisti stranieri e arabi”. Sul piano internazionale e regionale i vescovi maroniti esprimono “speranza” per l’avvento del presidente Usa Obama e sul suo “nuovo orientamento politico relativo alla soluzione dei problemi cronici che alimentano i conflitti nella nostra regione, in particolare la causa palestinese, la guerra in Iraq e le relazioni con l’Iran, per non parlare dei problemi legati all’estremismo e al terrorismo nei diversi Paesi”. “Problemi accresciuti” - si legge nel testo - dall’“emergenza di un governo di estrema destra in Israele che allontana una soluzione giusta della causa palestinese che influisce grandemente sul Libano”.







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