2009-09-07 15:09:52

Ahmadinejad pronto ad incontrare Obama


Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si è detto pronto ad incontrare il suo omologo statunitense Barack Obama in conferenza stampa davanti agli organi d'informazione internazionali. Ahmadinejad ha sottolineato che è disposto a dialogare sul nucleare con i Paesi del gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), ma che non saranno negoziati “gli inalienabili diritti del Paese”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Bijan Zarmandili, analista e collaboratore della rivista di geopolitica Limes:RealAudioMP3

R. – Non sono posizioni nuove. Subito dopo l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca e la sua disponibilità a dialogare con l’Iran, in qualche modo il governo iraniano aveva dato a sua volta la disponibilità. La novità, probabilmente, consiste nella presenza all’Assemblea generale dell’Onu ed Ahmadinejad dovrà quindi andare a New York. Ci sono grandi perplessità sulla sua legittimità e su quella del suo governo. Forse l’impressione di Ahmadinejad esprime realmente questa disponibilità di incontrare Obama, pensando soprattutto a come attenuare eventuali critiche al suo nuovo governo.

 
D. – Lui ribadisce: “Non negozieremo mai gli inalienabili diritti dell’Iran”…

 
R. – Questa, in un certo senso, è stata anche la carta vincente di Ahmadinejad, dall’interno, per dire: “Posso negoziare ma non cedo su nulla”. In qualche modo si sta anche candidando come l’unico gestore di eventuali rapporti con gli americani, nel senso che ha sempre condannato i riformisti iraniani di voler cedere qualcosa nel dialogo con gli Stati Uniti. I veri sponsor politici di Ahmadinejad, i Pasdaran, sono invece del parere che l’Iran può negoziare ma senza concedere dei vantaggi.

 
D. – L’incaricato di Teheran, per quanto riguarda il nucleare, aveva detto: “Non negozieremo con il 5+1” - ovvero gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Francia, la Gran Bretagna e la Germania - “ma ne parleremo soltanto in sede Onu”. Oggi Ahmadinejad ribadisce invece l’esatto contrario…

 
R. – E’ una costante nel negoziato con l’Iran sul nucleare. Ogni volta si parte da zero. Probabilmente l’unico punto fermo, in questa fase, è quello dell’attesa che ha stabilito la stessa amministrazione americana: da qui a fine anno l’Iran deve fornire una risposta, dopo di che partiranno tutte le opzioni.

 
D. – Qual è la sua analisi su quella che è la situazione adesso in Iran?

 
R. – Una normalizzazione dopo la brutale repressione del movimento nato subito dopo le elezioni di Ahmadinejad. L’Iran, a questo punto, deve fare i conti con una gravissima crisi economica: c’è un’altissima inflazione, un altissimo numero di disoccupati, c’è una crescente povertà in tutto il Paese. Quello che si prevede è che ci siano delle manifestazioni e delle proteste, stavolta per ragioni economiche, per i contratti di lavoro. A quel punto, se davvero ci sarà una saldatura con un movimento che ha avuto invece una sua maturità politica – cioè il movimento verde – difficilmente il governo rimarrà in carica per i prossimi quattro anni.







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