No di Usa e Ue all'espansione degli insediamenti israeliani
Stati Uniti e Unione Europea condannano fermamente il via libera all'espansione degli
insediamenti israeliani in Cisgiordania, chiedendo con urgenza che vengano fermati.
Una posizione chiara, dunque, che contrasta il piano del premier israeliano Benjamin
Netanyahu che prevede il via libera alla costruzione di centinaia di nuovi appartamenti.
Salvatore Sabatino ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia
e Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze, quali ricadute ci possiamo
attendere, a questo punto, sul processo di pace:
R. – Nessuna
in pratica, perché il piano di pace ha subito importanti cambiamenti, con la decisione
americana di non occuparsi nel 2010, come era stato detto fino a pochi mesi fa, della
questione della pace, ma di rimandarla all’anno successivo. Quindi, quello che il
governo israeliano ha annunciato, allo scopo di tenere insieme la sua coalizione,
che è di destra e di estrema destra, è semplicemente una fase tattica.
D.
– L’amministrazione Obama ha sostenuto il rilancio del piano di pace. Ora è prospettabile,
secondo lei, un congelamento dei rapporti tra Washington e lo Stato ebraico?
R.
– Credo proprio di no, perché sono importanti, troppo importanti, l’uno per l’altro.
Ci sarà una fase di ripensamento. La richiesta di congelare gli insediamenti dopo
questa ultima fase sarà, immagino, controllata dagli americani. Però, per il momento,
le priorità sono davvero cambiate.
D. – Tra l’altro,
il 23, 24 settembre prossimi, nell’ambito dell’Assemblea generale dell’Onu, si potrebbe
assistere ad un vertice tra Nethanyau e Abbas con la presenza di Obama.
Cosa possiamo attenderci da questo incontro?
R. –
La definizione di una sorta di scaletta temporanea, la presa di impegni precisi da
Israele, e cioè di congelare a quel punto gli insediamenti e il concentrarsi di tutti
sulla questione dell’Iran. Questo è da intendersi anche come una vittoria del governo
Nethanyau, che ha sempre sostenuto che la vera priorità delle questioni
mediorientali fosse l’Iran e non un trattato di pace con i palestinesi.
D.
– Professoressa, gli insediamenti dei coloni ebraici nei territori palestinesi hanno
sempre creato grandi tensioni. Dopo un periodo di relativa calma, però, Nethanyau,
ha preso questa decisione. Ci sono ovviamente dei motivi politici interni...
R.
– Si, sono soprattutto motivi politici interni. Ci sono, però, anche motivi politici
ideali e generali. Il tipo di sionismo che ha costruito Israele - ce ne sono diversi
tipi – è un sionismo fortemente pragmatico, fortemente costruttivo. Negare la crescita
di insediamenti, in quella che gli israeliani chiamano Giudea e Samaria, è negare
l’essenza stessa d’Israele.