2009-09-03 15:34:31

Sfila a Viterbo la nuova Macchina di Santa Rosa


Si chiama “Fiore del Cielo” la nuova Macchina di Santa Rosa che dalle 21 di questa sera sfilerà a Viterbo da Porta Romana fino alla piazza antistante il Monastero delle clarisse. Qui domenica prossima Papa Benedetto XVI potrà ammirarla dopo che avrà pregato nel Santuario davanti all’urna in cui è conservato il corpo incorrotto della Santa. Il servizio di Antonella Palermo:RealAudioMP3

Alta 28 metri, costruita in prevalenza in acciaio e alluminio, pesa ben cinque tonnellate. La Macchina di Santa Rosa torna così a stupire per l’ingegno creativo che quest’anno vi ha profuso l’ideatore, l'architetto Arturo Vittori:

 
“La macchina è studiata dal punto di vista architettonico e compositivo per narrare la storia di Santa Rosa nelle sue vicende principali. La forma a spirale e le serie interne a queste tre spirali – che sono verso il cielo – servono per ricordare i momenti salienti della vita della Santa, come quello della vita terrena, rappresentato dalla sfera, posta nella parte inferiore della macchina. Poi troviamo una sfera mediana che rappresenta invece il miracolo ed il fuoco con il quale viene salvata la Santa. In ultimo, in alto, c’è la sfera bianca che rappresenta la vita spirituale; la sfera che poi sostiene la statua stessa che rappresenta la Santa”.

 
Nel 1998 è iniziata una lunga ricognizione scientifica operata sul corpo della Santa, che ha consentito di accertare il reale stato del corpo e di aggiornare il sistema conservativo. Madre Annunziata Campus, Superiora del Monastero delle clarisse, ne è stata testimone:

 
R. - E’ stata una cosa da far venire la pelle d’coca. Se si tocca il suo corpo non si sente freddo ma si sente una temperatura normale. Il Signore si serve anche di questo per farci capire che cos’è l’eternità. Ci fa capire che c’è un’altra vita che non finisce qui. Tanti pensano che la santità consista nel suo corpo incorrotto ma, come ci insegna la Chiesa, è Santa perché durante tutta la sua vita ha compiuto la volontà di Dio. Ha risposto a questa chiamata interiore che sentiva dentro di sé. Penso che tutto questo serva a far scoprire la nostra bellezza di vivere per il Signore.

 
D. - In questo Santuario Monastero Giovanni Paolo II incontrò le religiose della diocesi 25 anni fa. Qual è il ricordo più vivido di quella visita e quali attese per la venuta di Benedetto XVI?

 
R. – L’amore così paterno con il quale trattò le nostre sorelle inferme, incoraggiandole ad offrire tutto per il bene della Chiesa. Questo ci è rimasto impresso perché noi siamo rimaste all’esterno, ma le inferme si trovavano dentro, vicino all’urna di Santa Rosa e nella Sala capitolare. Questa visita ci arricchisce anche nella fede, ci dà una conferma maggiore.







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