2009-09-01 15:06:07

L'Unione Europea e la questione dei respingimenti di immigrati attuati da Italia e Malta. L'opinione di Peter Shatzer dell'Oim


L'Unione Europea ha chiesto informazioni all'Italia e a Malta sul respingimento di domenica scorsa verso la Libia di un gommone con oltre 70 persone a bordo, provenienti forse da Eritrea e Somalia e secondo l’Acnur in condizione di fare richiesta d’asilo. Il ministro dell’Interno italiano, Maroni, si è detto convinto che su quanto accaduto ieri siano state date informazioni sbagliate e ha ribadito la necessità di usare "prudenza" sulla diffusione di notizie che riguardano la provenienza dei respinti. Fabio Colagrande ha sentito in proposito Peter Shatzer, direttore dell'Ufficio regionale per il Mediterraneo e capo missione in Italia dell'Organizzazione internazionale per le Migrazioni:RealAudioMP3

R. - E’ questo che preoccupa non solo i colleghi dell’Alto Commissario per i Rifugiati, ma credo anche tutti gli organismi umanitari. Persone che avrebbero il diritto di vedere almeno le loro richieste d’asilo accolte ed esaminate non possono più farlo con questo cambio della politica che è ed era destinata a prevenire le immigrazioni irregolari.

 
D. - Si tratta di persone che arrivano da Paesi che, come la Somalia, si trovano da molti anni in condizioni di anarchia. E’ una situazione che colpisce soprattutto la popolazione civile, persone che erano in fuga da una condizione difficile dal punto di vista umanitario e politico…

 
R. - Questi immigrati, secondo le storie che abbiamo sentito quando eravamo ancora presenti a Lampedusa, vengono da situazioni disastrose: condizioni umanitarie molto difficili e spesso in pericolo di vita, sia come persone sia come membri di una clan e di una tribù. Questo è ciò che ci preoccupa molto in questo momento.

 
D. - Per L’Oim, quindi, persone che dovrebbero ottenere una protezione non possono ovviamente essere respinte, andrebbero contattate e bisognerebbe innanzitutto analizzare la loro situazione, poter parlare con loro e capire da dove provengono ed in caso, poi, accogliere la loro richiesta d’asilo…

 
R. - Sì. Oppure, creare anche delle condizioni, in Libia, per accedere ad un sistema di protezione, che però è al momento inesistente o quantomeno rudimentale. Noi, qualche settimana fa, abbiamo firmato un accordo con l’Alto Commissariato per i Rifugiati per lavorare insieme in Libia allo scopo di migliorare le condizioni, ma siamo ancora molto lontani da una situazione che ci permetterebbe di dire: “Ok, in Libia possono avere la protezione che stanno cercando”.

 
D. - La scorsa settimana, dopo la tragedia dei 73 migranti eritrei ed etiopi annegati nel Canale di Sicilia, si è riacceso il dibattito sulla necessità di una politica europea sulle migrazioni per governare insieme…

 
R. - Quello che ci vorrebbe sarebbe un sistema di divisione dei rifugiati richiedenti asilo tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea, più altri Paesi del mondo - come abbiamo visto per i “bot people” del Vietnam, dove ha funzionato molto bene questa distribuzione. Non abbiamo però un sistema di questo tipo e, secondo me, si dovrebbe lavorare proprio su questo campo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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