Le Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, che inizia domani. Intervista
con il direttore Giorgio Gosetti
Le Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, al via il 2 settembre,
sono una realtà più che mai interessante di scoperta delle nuove tendenze del cinema
e dei registi che maggiormente le rappresentano. Storie, stili, sensibilità sono molto
diverse: ma al cuore, sono i popoli della Terra e le singole persone che abitano un
mondo talvolta crudele, altre volte difficile, altre ancora dichiaratamente grottesco.
Opere tutte scelte con estremo rigore e una particolare attenzione all’attualità.
Il servizio di Luca Pellegrini:
Le Giornate
degli Autori hanno ormai consolidato la loro presenza, la loro vocazione e il loro
pubblico. Delle tante anteprime mondiali - ben diciannove - alcune opere prime, sei
documentari per consolidare un’attenzione al genere ormai popolare e più che mai d’autore.
Le Giornate tornano per la sesta volta con titoli attenti ai temi più delicati, se
non brucianti, che coinvolgono e affliggono, talvolta, la società e l’uomo. Arrivano
racconti che toccano il dramma africano dell’infibulazione, oppure i diritti di popolazioni
ai margini, le tensioni culturali e politiche tra etnie e popoli, le violenze nelle
carceri e mali di non minore entità, anche se meno mediatici, come il problema dell’obesità
e del cibo trattato in forma di commedia. Autori, dunque, e soprattutto autrici: molte
le pellicole, quest’anno, firmate da donne e con particolari attenzioni nei confronti
dell’universo femminile. Come conferma il direttore delle Giornate, Giorgio
Gosetti: R. - Le donne sono grandi protagoniste nella
selezione delle Giornate degli Autori, forse perché lo sguardo che oggi una donna
può portare all’universo che ci circonda è meno caotico, è meno travolto dall’emergenza
e dall’urgenza di trovare dei significati, e viceversa ci restituisce una visione
lucida sul mondo, non per questo confortante sempre, ma con un tocco in più che probabilmente
spesso ai maschi sfugge. D. - Vi sono fronti altrettanto importanti
sui quali gli Autori delle giornate gettano il loro sguardo, opere alle quali lei
tiene in modo particolare... R. - Uno dei grandi temi che affrontiamo
nei film delle Giornate, ma che sono alla ribalta delle cronache tutti i giorni, è
il tema della migrazione, è il tema di coloro che non sono accettati. E qui penso
in particolare a due registi importanti del nostro programma, come l’algerino, in
parte francese, Merzak Allouache, che con i bruciatori, gli Harragas, racconta l’odissea
dei “boat people”, di coloro che partono dalle coste algerine cercando di bussare
alla porta dell’Europa tramite la Spagna, piuttosto che il serbo Goran Paskaljevic,
che con “Honeymoons”, luna di miele, racconta le storie incrociate di ragazzi che
sono nati o sono legati a famiglie nate in Kosovo e cercano di fuggire dall’inferno
balcanico da cittadini europei. L’Europa però spesso è sorda a questo tipo di proposte,
a questo tipo di richieste e confonde tutto, mette insieme ogni migrante con coloro
che non hanno i permessi, con coloro che non sono accettati. Questo tema, unito a
quello più grande, pervade tutta la selezione: il tema della famiglia, dei rapporti
sociali, delle costruzioni su cui si regola la società civile. Mi sembra un programma
che vale la pena vedere nell’ambito della Mostra di Venezia, perché è ricco di sorprese,
fa pensare, ma fa anche divertire.