2009-08-31 16:00:46

Mons. Martinelli: tragica la situazione degli immigrati respinti in Libia


I conflitti in Somalia e nel Sudan. Sono questi i dossier al centro del vertice dell’Unione Africana che si è aperto stamani a Tripoli, in Libia. In particolare, i leader del continente cercano un accordo per un forte sostegno al governo di transizione somalo e per un rafforzamento delle missioni di peacekeeping nella martoriata regione sudanese del Darfur. Nel corso del summit saranno poi affrontate le situazioni politiche in Guinea e Madagascar, Paesi teatro di stati colpi di Stato condannati dall'Unione Africana. I capi di Stato prenderanno parte anche ai festeggiamenti per il 40.mo anniversario della rivoluzione che portò al potere Muammar Gheddafi. E nel Paese la Chiesa cattolica continua la sua attività pastorale. Sulla sua identità ascoltiamo mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, al microfono di Bernard Decottignies:RealAudioMP3  

R. - E’ una Chiesa di diaspora, composta in prevalenza da stranieri. Potrei dire che è una fisionomia afroasiatica. Molti vengono dall’Asia per contratti di lavoro, negli ospedali e nelle compagnie, soprattutto filippini ed indiani. Altri vengono dall’Africa, buona parte dal sud-Sahara, qui in Libia in cerca di fortuna ed anche per passare dall’altra parte del Mediterraneo. Questi sono in prevalenza clandestini.

 

D. - Come vive la fede la Chiesa in Libia?

 

R. - In genere, non c’è stata mai grande difficoltà di culto. C’è rispetto, di norma. Per quanto riguarda il servizio religioso, siamo liberi di andare dovunque in tutta la Libia e nei diversi cantieri e nelle varie zone - dove ci sono soprattutto filippini - negli ospedali, sempre con il dovuto rispetto dei libici che ci danno questa possibilità di recarci in varie parti. Attualmente, è forte il fenomeno dell’immigrazione. Abbiamo possibilità di esprimere anche la nostra attività sul piano sociale, sia nell’assistenza a questa massa d’immigrati in arrivo, sia nelle visite nelle varie zone, soprattutto nelle prigioni, nei centri di raccolta.

 

D. - Qual è la situazione in questi centri di raccolta?

 

R. - Sono veramente preoccupanti, una tragedia: tutta questa massa d’immigrati che vengono in Libia per trovare delle vie di uscita, per cercare di andare dall’altra parte e come ben sappiamo sono respinti. Respinti in Libia, provano a trovare un modo per sopravvivere, perché non è sempre facile e non tutti riescono a trovare lavoro o sono in regola con i documenti. La Chiesa, perciò, è un punto di riferimento, almeno per i cristiani, per cercare di sopravvivere e quindi di ricevere le cure primarie.








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