Fame e povertà in Sudan. L'appello di mons. Mazzolari
Siccità, carestia, povertà, una pace fragile, milioni di sfollati e orfani di guerra:
questa è la tragica situazione del Sudan, il più grande Paese dell’Africa, ricchissimo
per le risorse naturali, così poco sfruttate dalla popolazione sudanese. Di tutto
questo Luca Collodi ha parlato con mons. Cesare Mazzolari, vescovo di
Rumbek, una città nel sud del Paese:
R. - La
situazione attualmente in Sudan è di una pace firmata più di quattro anni fa, però
è una pace molto fragile e messa in pericolo da molti conflitti. Il più noto è quello
del Darfur ma a sud del Darfur esistono due altre zone della parte nord del Sudan
molto in pericolo e poi al sud ci sono molti conflitti minori che mettono in pericolo
la pace ma soprattutto che indicano che c’è una mano esterna, forse dal nord, che
accende questi conflitti, porta le armi, porta una tattica nuova per creare dissenso
e divisione tra la gente. Questo è deleterio per la pace, soprattutto in vista delle
elezioni che dovevano essere nel luglio 2009 e invece, finalmente, dovrebbero avvenire
nell’aprile del 2010.
D. – Che cosa stanno facendo
le Chiese in questo momento così importante per il Sudan?
R
- Il Consiglio ecumenico di Khartoum si è riunito dal 10 al 14 di agosto per dire
due cose: richiamare la popolazione sudanese, soprattutto i cristiani, a fare di Dio
la legge principale e il sostegno principale della propria vita, con l’obbedienza
alla nostra fede. Poi, rivolgendosi ai dirigenti, di amare la gente e di lavorare
per il bene comune, perché loro saranno i governanti che dovremmo rieleggere. Inoltre
il Consiglio ecumenico si è rivolto accoratamente alla comunità internazionale, ai
Paesi del Corno d’Africa e a tutte le Ong che operano nel Sudan, affinché vengano
nel Paese in modo che la nostra povera gente sia istruita su come fare le elezioni
e poi per supervisionare le elezioni stesse e provvedere con mezzi sufficienti perché
sia un voto per tutti, non solo per pochi, e che finalmente i risultati di queste
elezioni siano obiettivi, internazionalmente riconosciuti e non soltanto approvati
o decisi da Khartoum come avviene usualmente.
D.
– Mons. Mazzolari la povertà della popolazione riguarda soprattutto il sud Sudan o
tutto il Paese?
R. – Principalmente è al sud ma la
situazione di povertà è estesa in tutto il Sudan e nelle zone appena sopra il 12.mo
parallelo e nelle zone del Darfur. Viviamo nella più grande ristrettezza, miseria,
l’economia è veramente fallimentare quindi la comunità internazionale deve vedere
e valutare come può intervenire per prevenire una fame che sta dilagando perché anche
la natura sembra che sia contro di noi! Non piove e siamo a metà della stagione delle
piogge. Nel sud nessuno ha coltivato perché non piove e quindi ci sarà la fame, e
noi dipendiamo dalla comunità internazionale. Soprattutto il Pam, il Programma alimentare
mondiale dell'Onu, dovrebbe intervenire per sfamare almeno i più piccoli, i più poveri,
e mantenerci in vita come ha fatto durante la guerra.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)