2009-08-29 14:59:34

Le celebrazioni della Perdonanza celestiniana aperte solennemente ieri sera dal cardinale Tarcisio Bertone. Intervista con mons. Santoro


La Perdonanza sia un’esortazione a convertirci: è stato questo ieri sera a L’Aquila l’appello del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, levato durante la Messa solenne di apertura della Perdonanza celestiniana. Nel capoluogo abruzzese, come reso noto ieri dalla Sala Stampa Vaticana, non si è recato come previsto il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, rappresentato alle celebrazioni dal sottosegretario, Gianni Letta. La cronaca della cerimonia del nostro inviato a L’Aquila, Fabio Colagrande:RealAudioMP3

La festa del Perdono è tornata da ieri in una città che mostra ancora le ferite, non solo fisiche, della drammatica scossa del 6 aprile. Celebrando la Santa Messa stazionale di apertura della Perdonanza 2009, il cardinale Bertone ha anzi voluto sottolineare che questo evento di fede stimola a vedere nelle prove della vita “non il segno dell’abbandono da parte di Dio”, ma “la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza che ci provoca mediante la sofferenza a non chiuderci in noi stessi ma ad aprirci fiduciosi al suo amore”. Nell’omelia pronunciata di fronte a centinaia di fedeli sul lato orientale della Basilica di Collemaggio - seriamente danneggiata dal sisma - il porporato ha sottolineato che “il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi” facilita oggi paradossalmente la comprensione della Perdonanza, perché ci fa sperimentare che “solo l’amore di Dio può farci superare certe difficoltà”. La tradizione spirituale inaugurata nel 1294 da Celestino V - ha aggiunto il segretario di Stato - è dunque “un’esortazione accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza”.

 
Il cardinale Bertone ha ricordato poi che la Perdonanza di quest’anno coincide con l’VIII centenario della nascita di Pietro da Morrone e ha quindi auspicato che l’Anno Celestiniano - voluto per questo motivo dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise che concelebravano con lui - sia “un Anno Santo di conversione e riscoperta di ciò che è essenziale nella nostra esistenza”. Il porporato ha voluto poi fare eco alle parole pronunciate a L’Aquila da Benedetto XVI il 28 aprile scorso auspicando l’impegno di tutti per la rinascita del capoluogo abruzzese:

“Anch'io incoraggio tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari a contribuire efficacemente perché questa città e questa terra risorgano al più presto. Sono certo che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali”.

L’incoraggiamento del cardinale alle autorità è stato pronunciato mentre i comitati cittadini distribuivano tra la folla volantini che ricordavano come decine di migliaia di sfollati saranno a settembre ancora senza un tetto. Al termine della celebrazione, il segretario di Stato vaticano ha presieduto il suggestivo rito di apertura della Porta Santa di Collemaggio, restaurata gratuitamente per l’occasione da un’associazione di tecnici e artisti. Fino ai Vespri di stasera - attraversandola e passando per la Basilica messa in sicurezza dai Vigili del fuoco - sarà possibile ottenere il Perdono di Celestino, segno di quella solidarietà di cui questa popolazione sente oggi più che mai il bisogno.

 
Diverse le scene di commozione tra i pellegrini che entrati in chiesa scorgevano per la prima volta le macerie del transetto crollato. Poi, ieri notte il vescovo di Avezzano ha celebrato sul sagrato la Santa Messa per la Perdonanza dei giovani e presieduto la veglia interdiocesana. Stamani, la Perdonanza delle aggregazioni laicali e nel pomeriggio la Perdonanza dei malati durante la quale verrà impartita l’unzione degli infermi. Alle 18, la Santa Messa di chiusura celebrata dall’arcivescovo del’Aquila, mons. Molinari. Al termine della liturgia, l’urna di S. Celestino inizierà il suo pellegrinaggio per le diocesi di Abruzzo-Molise. Ieri, mentre l’urna sfilava tra le macerie della città ferita, assieme al tradizionale corteo storico, si coglieva il senso di una festa vissuta nella sofferenza e nelle difficoltà e quindi forse con maggiore verità.

 
Dunque le diocesi dell’Abruzzo e del Molise attendono di accogliere e venerare nei prossimi mesi le reliquie di Celestino V. Per i vescovi delle dure regioni sia il pellegrinaggio dell’urna previsto dall’Anno Celestiniano, sia la celebrazione della Perdonanza di ieri - che in qualche modo ne ha rappresentato il prologo - sono due avvenimenti destinati a segnare in profondità la fede delle Chiese locali. Lo conferma il vescovo di Avezzano, mons. Pietro Santoro, al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - C’è stata una celebrazione di speranza, affinché dalle cicatrici delle macerie possa scaturire un nuovo cemento: il cemento di una fede che riesca a fare da ponte tra le attese di Dio nei nostri confronti e le attese degli uomini, soprattutto quelli più provati, e nei confronti in maniera particolare della Chiesa che, dentro e oltre il sisma, è stata profondamente accanto attraverso tante forme di solidarietà e di aiuto alla Chiesa aquilana. Tutta la liturgia della Perdonanza vuole essere soprattutto un rinnovato ponte tra Dio e l’uomo, un ponte di riconciliazione affinché ciascun uomo, e in modo particolare i giovani, possano essere segni di riconciliazione nella società. Non sono parole, ma è un vocabolario antico da ripetere dentro le sfide dell’oggi.

 
D. - La gente a L’Aquila, nell’aquilano, continua a soffrire a quasi cinque mesi da quel sisma, eppure oggi c’è stata una partecipazione emozionante nonostante le difficoltà logistiche. Ecco, come pastore, che clima sente anche nella sua diocesi, non lontana da quella de L’Aquila? Prevale ancora la disperazione, la perplessità, o c’è qualche segno di speranza?

 
R. – Ci sono tanti segni di speranza, credo che sia stata una nota dominante della celebrazione. Quest’anno ho avvertito la dimensione del silenzio. C’era un grandissimo silenzio e dentro il silenzio c’era soprattutto preghiera, c’era soprattutto invocazione, c’era soprattutto anche interrogazione magari di fronte all’apparente silenzio di Dio. Però il silenzio di Dio, sappiamo, non è un silenzio muto ma è un silenzio che in Cristo sa farsi prossimità e anche la Chiesa marsicana ha saputo vivere nel silenzio. Un silenzio che ha saputo anche diventare prossimità concreta con la Chiesa aquilana. Tutti sanno che non soltanto la Chiesa avezzanese ma anche tante altre Chiese sorelle proprio attraverso le chiese sono state profondamente colpite.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

Numerose le personalità politiche e civili presenti ieri a L’Aquila per l’inizio della Perdonanza. Quella di ieri è stata una celebrazione particolarmente sentita dalla popolazione abruzzese, che ha vissuto con commozione le tradizioni di un’antica liturgia forzatamente modificata dalla violenza del terremoto di cinque mesi fa. E’ il pensiero del presidente della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, intervistata dal nostro inviato, Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – E’ una Perdonanza che non dimenticheremo mai. Entrare nella Basilica attraverso la Porta Santa e vedere tutto crollato, la cupola, l’altare, i segni più importanti di questa chiesa crollati è un momento di dolore estremo. Ma anche la speranza del messaggio di Celestino. In ogni Perdonanza noi diciamo che il messaggio di Celestino è attuale ma questa volta il messaggio di Celestino non è solo attuale, è un messaggio di vita, per la riconciliazione con tutto: con Dio, tra gli uomini, con le forze della natura che così pesantemente ci hanno colpito. Un messaggio forte che ci dà molta speranza e la presenza del cardinale Bertone è stata veramente un segnale di vicinanza della Chiesa e che viene dopo la presenza del Papa qualche settimana dopo il sisma. Vogliamo ricostruire tutto e Dio ci aiuti.

 
D. - Come è stata al partecipazione secondo lei? Si aspettava questo numero di persone? Le difficoltà logistiche forse non hanno permesso a molti di venire, cosa ne pensi?

R. – C’è stata tanta gente. Pensavo che sarebbero stati meno gli aquilani perché c’è tanta pena, c’è tanto dolore siamo tutti afflitti dai problemi quotidiani. Vedere passeggiando per la città, lungo il corteo, che comunque ai lati della strada c’era tanta gente. Lo sguardo era diverso dagli altri anni, era uno sguardo di attesa, di speranza ma anche di smarrimento e quindi è stata davvero una Perdonanza diversa. Ne abbiamo fatte tante di Perdonanze e c’è sempre stata un’emozione ma questa volta è un pezzo di vita che stiamo vivendo tutti insieme, davvero una riconciliazione.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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