Al Meeting di Rimini, applaudito intervento di Tony Blair. Nei dibattiti, in primo
piano il rapporto tra scienza e fede
L’identità giudaico-cristiana, la fede, l’importanza della Chiesa cattolica. Sono
i temi centrali del discorso molto applaudito al Meeting di Rimini dell’ex premier
britannico Tony Blair, attualmente inviato per la pace in Medio Oriente su mandato
del "Quartetto", Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Tanti i dibattiti anche
oggi e ieri al Meeting: dal ruolo delle città per la ripresa economica italiana all’importanza
dell’educazione religiosa, e come sempre con personalità di ogni latitudine. Ma torniamo
al discorso di Blair con il servizio della nostra inviata Debora Donnini.
La voce della
Chiesa venga ascoltata perché la globalizzazione sia governata e sia uno strumento
e non un padrone. E’ l’appello lanciato ieri dall’ex-premier britannico Tony Blair
che ha riscosso nettamente la simpatia del Meeting con un intervento in cui ha parlato
anche della sua conversione al cattolicesimo: “Tutta colpa di mia moglie”, ha detto
sorridendo. Al centro del suo discorso, la fede che non è in contrasto con la ragione,
anzi. Blair si è richiamato più volte alla nuova Enciclica del Papa “Caritas in veritate”
e ha parlato della terza via, della sussidiarietà, che lui ha cercato di perseguire
in Gran Bretagna: le organizzazioni della società civile, il volontariato, possono
fare cose che né lo Stato né il mercato sono capaci di fare. Ma uomo e Stato non bastano,
serve la fede, ha affermato in modo netto.
“Faith
not as magic... Una fede, quindi, non come una magia, non come una via di
fuga dalle complessità della vita, bensì la fede come scopo nella vita”. Si
può concretamente dialogare e creare collaborazione fra le religioni, ha affermato
poi Blair, come per esempio la sua stessa organizzazione, la Fondazione per le religioni,
ha fatto in Nigeria contro la malaria. Ma nel dialogo, in società multietniche, non
si possono perdere le proprie radici e le nostre, sottolinea Blair, sono quelle giudaico-cristiane,
un’eredità di cui essere fieri. E’ importante inoltre che i valori di un Paese vengano
rispettati da tutti. Alla globalizzazione, ha sottolineato, si dà un senso attenendoci
al senso della nostra identità strutturata in millenni. E concludendo il suo discorso
sul Medio Oriente, Blair ha evidenziato che la soluzione è quella dei due Stati, ma
ci vuole reciproca fiducia. “Rendere la Terra Santa il luogo della fede e della
pace sarebbe il più grande simbolo di riconciliazione per il mondo”, ha concluso fra
gli applausi del folto pubblico di oltre 10 mila persone. Ma
ieri al Meeting si è parlato anche di educazione alla fede la cui importanza nelle
nostre società è stata messa in rilievo da Joseph Weiler, ebreo, giurista e professore
presso l’università di New York. Significativo anche l’intervento di Mary Ann Glendon,
giurista di Harward ed ex ambasciatrice Usa in Vaticano, contro il positivsmo che
mina i diritti fondamentali del’uomo.
“La conoscenza
è sempre un avvenimento”, dice il titolo del meeting che si dipana anche nelle parole
del giovane filosofo francese Fabrice Hadjadj, ebreo di nascita, ateo nell’adolescenza,
convertito al cattolicesimo da adulto, autore del recente libro “La profondità dei
sessi. Per una mistica della carne”. La ragione quando conosce, ha spiegato, non può
che partire dalla meraviglia per le cose che sono “date”, e dunque non può che essere
un avvenimento. Il suo discorso abbraccia e scruta molti campi: dai totalitarismi
alla sessualità, bloccata sempre più dalla rivoluzione sessuale che propone molti
mezzi, chimici o meccanici contro il concepimento, e invece liberata dalla visione
cristiana che la lega alla trascendenza e dunque al senso dell’essere.
Tra
gli argomenti del Meeting, grande rilievo ha avuto quello della ricerca scientifica.
Un tema sottolineato, in particolare, durante l’incontro al quale hanno preso parte
John Mather, premio Nobel per la fisica 2006 per aver misurato il calore del Big Bang,
Charles Townes premio Nobel sempre per la fisica nel 1964 per aver scoperto il laser
e il paleantropologo Yves Coppens che nel 1974 ha scoperto lo scheletro di Lucy, un
ominide ritrovato in Etiopia. I tre scienziati hanno spiegato che le loro stesse
scoperte sono state degli avvenimenti. Al microfono di Debora Donnini, l’astrofisico
Marco Bersanelli, che ha partecipato all’incontro, si sofferma sul rapporto
tra scienza e fede.
“C’è una
interessante evoluzione. Per esempio, fino a qualche decennio fa era molto più strano,
estraneo alla discussione che uno scienziato o un gruppo di scienziati si interrogasse
esplicitamente su qualcosa che va oltre la scienza. C'è l'esempio di Charles Townes,
premio Nobel già nel ’64, per aver scoperto il laser, quindi qualcosa che stiamo usando
tutti i giorni senza neanche accorgercene. Lui è stato uno dei primi a porsi con apertura
e con intelligenza la domanda: qual è l’ambito in cui la scienza stessa assume un
senso compiuto? In che modo si pone il rapporto tra il nostro essere scienziati, il
nostro cercare, e il contesto più ampio di quella che è la persona? Io credo che siamo
in un momento interessante dove la ragione spinge per allargarsi anche all’interno
della comunità scientifica, che tradizionalmente è molto tentata di rinchiudersi nei
limiti del metodo che la riguarda senza esplorare i rapporti con quello che sta prima
e dopo”.
Nel contesto del Meeting, anche alcune mostre
allestite nella Fiera di Rimini. Tra queste, una – itinerante – è dedicata ai Beati
coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino. Al microfono
di Luca Collodi, la riflessione su queste figure del vice postulatore della
Causa, padre Antonio Sangalli:
“Il fiore
più bello della famiglia Martin è proprio il risultato, il successo che noi troviamo
nella esemplarità della vita di Maria Francesca Teresa Martin, che nella Chiesa è
conosciuta con il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino: il più giovane dottore della
Chiesa, la patrona delle missioni, la più grande Santa dei tempi moderni, come diceva
San Pio X. Quindi, noi ci troviamo di fronte ad una coppia di genitori che sono stati
maestri della vita di Teresa, coloro che le hanno insegnato l’abc della fede cristiana.
HansUrsvon Balthasardice che le intuizioni di
Teresa della piccola via, lei le ha respirate nella casa, nella vita familiare dei
coniugi Martin. Questo fa sì che i veri, gli autentici maestri ed educatori di Teresa
sono proprio il papà e la mamma. Balthasar dice: è a loro che dobbiamo
Santa Teresa di Gesù Bambino. Quindi, senza questi coniugi Santi, noi avremmo un’altra
Santa Teresa di Gesù Bambino, non questa che noi conosciamo, proprio perché la formazione
la deve alla cura di questi due coniugi”.