La guarigione della donna lucana affetta da Sla dopo un pellegrinaggio a Lourdes.
La testimonianza del vescovo, mons. Nolè
“Un dono del Signore per mezzo della sua santa Madre” è il commento di mons. Francescantonio
Nolé all’improvvisa guarigione di una signora lucana affetta da Sla (sclerosi laterale
amiotrofica) ed immobilizzata dal 2005. Il vescovo di Tursi-Lagonegro era alla guida
del pellegrinaggio a Lourdes dopo il quale la signora Antonietta Raco, che era in
cura presso l'ospedale Le Molinette di Torino, ha ripreso inspiegabilmente a camminare.
Sentiamo mons. Nolè al microfono di Marco Bruno: R.
- Dopo la visita che la signora ha fatto a Torino - e dopo le dichiarazioni del professor
Chiò, il quale ha detto che dal punto di vista di letteratura medica non c’è mai stato
un caso di regressione della malattia - noi possiamo dire che è un evento straordinario. D.
- Quale iter si seguirà per accertare se effettivamente si tratti di un miracolo? R.
- Intanto, il professor Chiò ci spedirà tutta la cartella clinica e noi la invieremo
a Lourdes. Poi, un bureau medico analizzerà la questione non solo dal punto
di vista medico, ma anche dal punto di vista teologico. Probabilmente, avranno bisogno
anche di interrogare la signora oppure qualche testimone. D.
- Qual è la sua personale impressione su cosa sia successo? R.
- Primo, di grande rispetto verso questa signora, che si è recata a Lourdes e non
ha chiesto nulla, se non di morire in pace. Diceva: “Io non voglio fare la fine di
Welby, voglio che il Signore che è padrone della vita, sia lui a prendere in mano
la mia vita”. Quindi, ha chiesto la pace e la serenità sua e della famiglia. E poi
ha chiesto la grazia per una bambina di quattro anno malata di Sla (sclerosi laterale
amiotrofica). Ma soprattutto perché a Lourdes la signora, dopo che ha ricevuto questo
dono grande, non lo ha manifestato a nessuno: ha tenuto per sé per tre giorni il tutto
e quando è tornata a casa ha sentito una voce dal di dentro che la spingeva: "Raccontalo,
dillo!" E allora lei ha chiesto: "Cosa devo dire? Io non merito tanto, sono indegna…"
Poi le ho detto, rassicurandola, che il Signore ha fatto questo dono non solo per
lei ma per tutta la comunità e per tutti coloro che l’avrebbero saputo, e di fatti
ne stiamo vivendo le conseguenze positive. D. - Si tratta di
un fatto che colpisce la gente, fa sorgere dubbi, speranze, certezze… R.
- Ha infervorato chi aveva fede e ha scosso la coscienza di chi era tiepido, apatico.
Molti fanno il proposito di andare a Lourdes, di rendersi disponibili per questo servizio
agli ammalati. Poi ci si confronta con la malattia per dire: ecco, questa signora
ha ricevuto il miracolo però non aveva chiesto niente. Viene riscoperta la gratuità
della preghiera e la preghiera per gli altri. D. - Al di là
delle guarigioni fisiche che ogni tanto si verificano, che significato ha andare a
Lourdes? R. - Quello di una grande fratellanza che si riscopre
proprio nel servizio agli altri, questa gratuità di donarsi e di ricevere donandosi,
non aspettando una ricompensa né materiale, ovviamente, né spirituale o morale: ma
è proprio il servizio che diventa ricompensa.