Pio XII, baluardo della pace: 70 anni fa, la voce di Papa Pacelli per scongiurare
la Seconda Guerra Mondiale
Nell’agosto di 70 anni fa si consumavano le ultime speranze di impedire lo scoppio
della Seconda Guerra Mondiale. Tra le voci in favore della pace, si levò alta quella
di Pio XII, che eletto pochi mesi prima alla Cattedra di Pietro, ricorse allo strumento
della Radio Vaticana per esortare i governanti a non intraprendere la via della distruzione.
Un radiomessaggio, quello del 24 agosto del 1939, che rappresenta una pietra miliare
nel servizio della Chiesa alla causa della pace. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(Musica)
“E’
con la forza della ragione, non quella delle armi che la Giustizia si fa strada”:
sono passati 70 anni dal radiomessaggio di Pio XII, all’indomani del "Patto Molotov-Ribbentrop",
ma le parole di Papa Pacelli mantengono intatta la loro forza:
“Imminente
è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con
la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi”. “Ci
ascoltino i forti per non diventar deboli nell’ingiustizia - fu l’invocazione di Pio
XII - Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione,
ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro”. Appello,
purtroppo, inascoltato. Pochi giorni dopo, la Germania nazista invadeva la Polonia
e l’umanità scivolava nell’abisso di un conflitto devastante. Ma quella voce, sopraffatta
dal frastuono delle armi, non perse di valore e non fu dimenticata. Nel 25.mo della
morte di Pio XII, Giovanni Paolo II, figlio della Polonia martoriata dalla guerra,
ricordò così l’ impegno per la pace del suo predecessore:
“Scrisse
e operò instancabilmente perché la guerra - la terribile Seconda Guerra Mondiale -
non scoppiasse; poi fece di tutto per ridurre gli effetti deleteri e tragici dell’immane
conflitto, che si allargava sempre più e mieteva milioni di vittime; si adoperò con
tutti i mezzi per affrettare la pace e per lenire le sofferenze del duro dopoguerra.
'Con la pace nulla è perduto, tutto lo può essere con la guerra!'; questa sua angosciata
esclamazione, quasi gridata alla vigilia del disastro, non fu purtroppo ascoltata,
e fu una profezia!” (8 ottobre 1983). Nel
2005, a 60 anni dalla fine della Guerra Mondiale, a un Papa polacco ne succede uno
tedesco, segno provvidenziale di riconciliazione. Benedetto XVI non manca di ricordare
quanto Papa Eugenio Pacelli si prodigò per ricondurre i governanti alla ragione, ad
aprire il proprio cuore, nella convinzione che solo Cristo è la vera speranza dell’uomo:
“Solo
fidando in Lui il cuore umano può aprirsi all’amore che vince l’odio. Questa consapevolezza
accompagnò Pio XII nel suo ministero di Successore di Pietro, ministero iniziato proprio
quando si addensavano sull’Europa e sul resto del mondo le nubi minacciose di un nuovo
conflitto mondiale, che egli cercò di evitare in tutti i modi: 'Imminente è il pericolo,
ma è ancora tempo', aveva gridato nel suo Radiomessaggio del 24 agosto e continuava:
'Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra'. (Musica)