La Chiesa e la società dell'America Latina protagoniste della terza mattina di incontri
al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione
Le tematiche a sfondo sociale, considerate su scala mondiale, sono state tra le protagoniste
dei dibattiti e delle tavole rotonde finora in programma al 30.mo Meeting di Rimini,
promosso e organizzato dal Movimento di Comunione e Liberazione. La terza mattina
di incontri ha posto oggi in risalto la situazione della Chiesa e della società latinoamericana,
con l’intervento - fra gli altri - di mons. Filippo Santoro, vescovo della
diocesi brasiliana di Petrópolis. Il nostro inviato a Rimini, Luca Collodi,
lo ha intervistato:
R. - La situazione
della Chiesa brasiliana è abbastanza complessa e diversificata. Il punto che determina
tutta la azione pastorale e anche la riflessione teologica è la Conferenza di Aparecida,
quindi la V Conferenza dell’episcopato latinoamericano è un punto di riferimento chiarissimo
in Brasile come in tutta l’America Latina, un punto di riferimento profondo, intenso.
Perciò, tutta la Chiesa brasiliana è mobilitata su questo aspetto: ripartire da Cristo
per formare discepoli e missionari. Quindi, un’attenzione rinnovata sull’esperienza
della fede, senza trascurare l’impegno sociale, che è il marchio registrato dell’azione
pastorale dei vescovi brasiliani, ma con una centratura più evidente sull’aspetto
della fede, dell’esperienza cristiana, della liturgia e quindi dell’annuncio; una
centratura maggiore sulla fede, un’insistenza rinnovata sull’azione sociale, un’insistenza
intensissima sulla missione. Siamo tutti impegnati nella missione continentale, lanciata
dalla Conferenza di Aparecida: la missione e la presenza nella società. L’azione della
Chiesa si è sempre più caratterizzata in termini espliciti di annuncio di missione
e allo stesso tempo di solidarietà. D. - La Caritas in veritate
di Benedetto XVI che aiuto vi offre? R. - La Caritas in
veritate è stata ricevuta con una gioia immensa. Perché? Perché unisce i due termini,
unisce il termine della carità con il termine della verità. Non una sociologia della
carità, e nemmeno un’ideologia della verità, ma l’abbraccio dei due elementi. Quindi,
un soggetto di fede trasformato dall’incontro con Cristo che vive nel mondo la bellezza,
la misericordia del Signore nell’abbraccio a tutti, in particolare ai più poveri. D.
- Eccellenza, qual è la speranza della Chiesa brasiliana? R.
- La speranza della Chiesa brasiliana è molto grande, perché il primo aspetto è il
risvegliarsi dell’esperienza della fede, l’intensificarsi della dinamica missionaria.
La speranza si chiama missione, in questo tempo, missione che esige un soggetto vivo
come i primi, come gli Apostoli. Questo vale soprattutto per noi vescovi nella formazione
dei sacerdoti: il sacerdote non più formato solo per il culto, non per l’organizzazione
delle pastorali né per la pura azione politica, ma il sacerdote formato per la missione. D.
- Il fenomeno delle sette in Brasile vi preoccupa? R. - Preoccupa
sempre, però già nel fenomeno delle sette si vede un ridimensionamento nel senso che
c’è una circolarità in terra, e c’è un risveglio dell’annuncio cristiano cattolico
nella sua forma più intensa. E questa ricchezza ci fa ben sperare.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)