2009-08-25 15:58:26

Iraq: appello dei cristiani dopo i recenti attentati a Baghdad


Sebbene le chiese non siano state l'obiettivo dell'ultima ondata di attentati in Iraq, diversi capi religiosi si stanno appellando alla comunità internazionale affinché faccia tutto quello che è possibile per incoraggiare e dare sostegno al Paese flagellato dalla violenze e alla sua popolazione. In quella che è stata la giornata più cruenta nel Paese asiatico dal febbraio del 2008, si ricorda, diverse autobombe hanno causato la morte di almeno 95 persone e il ferimento di altre 400. Anche la chiesa di Nostra Signora di Fatima, a Baghdad, - riferisce l'Osservatore Romano - ha riportato danni ma l'arcivescovo di Baghdad dei Latini, Jean Benjamin Sleiman ha affermato di non credere che la chiesa sia stata oggetto di uno specifico attacco, nel quale comunque non si sono registrati feriti. Ciononostante, il presule ha sottolineato quanto sia importante per i credenti nel mondo fornire il loro incoraggiamento, nella situazione di corrente instabilità, ai cristiani iracheni già duramente colpiti dagli attacchi che nel mese scorso hanno colpito sette chiese e nei quali sono morte quattro persone: «Siamo scioccati — ha detto l'arcivescovo — da questa violenza. La paura della violenza è ovunque, la violenza sta colpendo tutti». Altri appelli si sono susseguiti all'indomani degli attentati recenti affinché la comunità internazionale e in special modo quanti sono impegnati in Iraq abbiano sempre presente quale priorità il bene del Paese e della sua popolazione. Il messaggio più importante consiste nell'esortazione a fare il bene comune piuttosto che gli interessi propri di singole fazioni. È del resto questo stesso messaggio a essere messo sotto attacco dagli attentatori, come confermato dallo stesso primo ministro al Maliki, il quale ha spiegato come chi ha ideato e portato a termine gli attentati sia animato dalla volontà di rendere vani gli sforzi di arrivare a un società irachena sicura e vivibile, senza barriere fisiche e ideali all'interno della popolazione. Uno sforzo quanto mai delicato, a circa due mesi dal ritiro delle forze militari degli Stati Uniti dalle città irachene in ottemperanza al programma che prevede il completo ritiro del personale militare entro la fine del 2011. Già dal prossimo anno tuttavia — entro agosto 2010 — le forze di combattimento dovranno aver abbandonato il Paese, lasciando a un solo contingente di circa 50.000 uomini il compito di addestrare le forze di sicurezza e altro personale iracheno in un periodo di transizione che, anche alla luce dei recenti attentati, si rivela particolarmente delicato. (L.Z.)







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