I vescovi tedeschi e polacchi in un messaggio congiunto: ancora forte oggi il rischio
di un uso propagandistico delle ferite inferte dagli eventi bellici
In occasione del 70.mo anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, scoppiata
il primo settembre 1939, i vescovi polacchi e tedeschi hanno diffuso un comunicato
in cui sottolineano che ancora oggi “c’è bisogno di una viva premura per la pace e
la formazione di uomini liberi dall’odio”. “Solo nel clima del perdono e della riconciliazione
- si legge nel documento - può svilupparsi la cultura della pace che serve il bene
comune”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Settant’anni
fa, le forze armate della Germania invadevano la Polonia dando inizio alla Seconda
Guerra Mondiale. Il ricordo di quella tragedia non incatena al passato ma rende liberi
per il futuro. La memoria - scrivono i vescovi - è la “cura del passato”, un'eco di
libertà che ancora oggi si riverbera nel ricordo di “milioni di vittime trucidate
a causa dell’ideologia razzista”. La “politica di sterminio” che voleva annientare
e rendere schiavi popoli interi non è solo un monito. Il ricordo dei volti di ebrei,
rom, disabili, dissidenti e religiosi travolti dalla “barbarie di quel tempo” si trasforma
oggi in preghiera, in un inno per la pace. I vescovi polacchi e tedeschi ricordano
anche la drammatica eredità lasciata dalla Seconda Guerra Mondiale ai due Paesi: “La
Polonia - spiegano i presuli - si trovò nell’area di influenza dell’unione Sovietica”
andando incontro ad “ulteriori sofferenze”, ad un “sistema di isolamento e coercizione”.
“Gli abitanti della parte orientale della Germania” furono assoggettati al sistema
sociale comunista.
Oggi, sono sempre meno i testimoni
oculari della Seconda Guerra Mondiale. Sono sempre meno anche coloro “che hanno avuto
il coraggio di pronunciare parole di pentimento e perdono, aprendo un nuovo capitolo
nella storia dei nostri popoli”. Per questo - sottolineano i presuli tedeschi e polacchi
- occorre che le nuove generazioni acquisiscano e conservino una giusta valutazione
della Seconda Guerra Mondiale. Si devono “ricordare le atrocità del passato” e rinunciare
agli “stereotipi” che possono minare i buoni frutti maturati nelle relazioni tra i
due popoli.
Le esperienze degli anni drammatici della
guerra e di quelli successivi sono ancora attuali: “alcune tendenze nella società
o nella politica - si sottolinea nel comunicato - svelano la tentazione di un uso
propagandistico delle ferite inferte per riaccendere dei risentimenti alimentati da
un’interpretazione faziosa della storia”. “La Chiesa intende per questo pronunciarsi
contro un simile allontanamento dalla verità storica invitando ad un dialogo intenso,
sempre legato alla capacità di sentire le ragioni dell’altra parte”. “La pace - concludono
i vescovi - viene costruita giorno dopo giorno e può fiorire solo se tutti siamo pronti
a riconoscere le nostre responsabilità”.