2009-08-25 15:57:00

Brasile: il presidente dei vescovi dice no al ritiro dei simboli religiosi dagli Uffici pubblici


“Chiedere il ritiro dagli Uffici pubblici dei simboli religiosi è una violenza”, lo ha affermato mons. Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Mariana e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb). Il Ministero pubblico federale di Sao Paulo ha infatti chiesto il mese scorso alle autorità giudiziarie un verdetto per procedere al ritiro da tutti gli Uffici pubblici dei simboli religiosi. “Pretendere, appellandosi alla laicità dello Stato e al pluralismo della società - ha rilevato mons. Lyrio Rocha - di far cancellare tutti gli elementi che fanno già parte della cultura brasiliana è un atto di violenza”. Ricordando, inoltre che “la maggior parte della popolazione brasiliana è cattolica e la storia del Paese è segnata fortemente dalla presenza religiosa”, il presidente dei vescovi brasiliani ha sottolineato che la presenza dei simboli cattolici e religiosi più in generale fa parte della “tolleranza religiosa”. La questione ha provocato su alcuni organi di stampa un dibattito che, in qualche modo, si è intrecciato con la prossima approvazione definitiva dell’Accordo tra lo Stato brasiliano e la Santa Sede, che già è stato sancito nel primo passaggio congressuale. A chi immagina presunti o probabili benefici per la Chiesa cattolica, mons. Geraldo Lyrio Rocha ha risposto che ciò non corrisponde al vero e “che la Chiesa chiede per sé lo stesso che chiede per altre confessioni religiose”. Il presule inoltre ricorda che essere laici non significa essere anti-religiosi, o che lo Stato deva essere ateo, anche perché, sottolinea, “un’educazione veramente integrale deve necessariamente includere accanto ad altre dimensione della vita umana quella religiosa”. Infine, l’arcivescovo di Mariana ha voluto anche richiamare l’attenzione su alcune ambiguità concettuali affermando: “Che lo Stato sia laico non significa necessariamente che la società è laica”. (A cura di Luis Badilla)







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