Mons. Vegliò, dopo la tragedia nel Canale di Sicilia: rispettare sempre i diritti
dei migranti, le società sviluppate non si chiudano nell’egoismo
L’ennesima tragedia della migrazione, avvenuta nel Canale di Sicilia, ci ricorda quanto
scrive Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “Ogni migrante è una persona
umana” che “possiede diritti fondamentali inalienabili” da rispettare “in ogni situazione”.
E’ quanto afferma il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, che al microfono di Alessandro
Gisotti si sofferma sull’insegnamento del Papa sul fenomeno delle migrazioni:
R. - Il n.
62 dell'Enciclica sociale di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, coglie in maniera
molto pertinente la situazione attuale delle migrazioni a livello mondiale che poi
si riflette a livello locale. Infatti, anche se le situazioni si verificano geograficamente
in zone diverse, come accade nel Mediterraneo, nello stesso tempo ci sono circostanze
di disperazione anche nel deserto alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, oppure
in Estremo Oriente, all'interno dell'Africa sub-sahariana, e ovunque ci siano rilevanti
flussi migratori. La realtà è la medesima. Colpisce esseri umani che cercano di raggiungere
Paesi o regioni economicamente più sviluppati, per fuggire povertà e fame. Per questo
sono pronti a rischiare tutto, anche la loro stessa vita.
D.
- Cosa possono fare gli Stati e la comunità internazionale? R.
- Questo problema, come dice il Santo Padre, "richiede una forte e lungimirante
politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato". Quindi
se da una parte è importante sorvegliare tratti di mare e prendere iniziative umanitarie,
è legittimo il diritto degli Stati a gestire e regolare le migrazioni. C'è tuttavia
un diritto umano ad essere accolti e soccorsi. Ciò si accentua in situazioni di estrema
necessità, come per esempio l'essere in balia delle onde del mare. Per centinaia di
anni i Capitani delle navi non sono mai venuti meno al principio fondamentale del
diritto del mare, che prevede si debbano sempre soccorrere i naufraghi che si incontrano.
Il Santo Padre aggiunge che si dovrebbero "armonizzare i diversi assetti legislativi,
nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie
emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati".
D.
- C’è poi una questione di mentalità. Oggi l’immigrato viene visto con sospetto, addirittura
con paura… R. - Certamente le nostre società cosiddette civili,
in realtà hanno sviluppato sentimenti di rifiuto dello straniero, originati non solo
da una non conoscenza dell'altro, ma anche da un senso di egoismo per cui non si vuole
condividere con lo straniero ciò che si ha. Poi si raggiungono estremi, ove la condivisione
dei beni viene fatta provvedendo piuttosto al benessere degli animali domestici. Purtroppo
i numeri continuano a crescere, infatti, secondo le ultime statistiche, dal 1988 ad
oggi il numero di potenziali migranti naufragati o vittime alle frontiere dell'Europa
ha contato oltre 14.660 morti. Il nostro Pontificio Consiglio è addolorato per il
continuo ripetersi di queste tragedie e riafferma quanto detto dal Santo Padre nella
Caritas in veritate: che “Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede
diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione
(142)”.