A Rimini la 30.ma edizione del Meeting di Cl incentrato sul rapporto tra fede e conoscenza.
Intervista con Giorgio Vittadini
Prende il via domani a Rimini il Meetingper l’amicizia fra i popoli
promosso da Comunione e Liberazione e giunto alla sua 30.ma edizione e che ha per
titolo “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Un tema, questo, che intende
proporre una riflessione sull’uomo, sulla sua ricerca di senso e il suo rapporto con
il mondo. A Giorgio Vittadini, presidente della "Fondazione per la Sussidiarietà",
Luca Collodi ha chiesto qual è la sfida dell’appuntamento di quest’anno:
R. – E’ una
sfida potente. La conoscenza è un avvenimento: vuol dire che il modo di conoscere
non è la deduzione kantiana moderna ma è la sollevazione della realtà partendo dal
proprio desiderio di verità, giustizia e bellezza che approda, per chi ha questo dono,
nella fede. La fede è perciò il riconoscimento di un avvenimento presente di Dio che
si è fatto uomo nella storia – e che continua a permanere – e diventa fattore di conoscenza.
Non un fattore d’estraniarsi dalla realtà ma di conoscere la realtà in tutti i suoi
fattori, senza tagliare nulla di quello che esiste, come invece purtroppo avviene
proprio per questa riduzione di conoscenza dovuta all’ideologia moderna.
D.
– Oggi la conoscenza è per molti la scienza e l’economia...
R.
– Sì. Dopo questi anni, però, bisognerebbe ripensare a ciò, perché l’economia portata
come ideologia ha fallito clamorosamente e definitivamente la sua capacità d’interpretare
la realtà non nel suo ambito, ma come fattore complessivo come ha tentato negli anni
scorsi. Sappiamo bene, poi, che se la scienza a servizio dell’uomo è una grandissima
cosa, altrimenti – lo vediamo anche nell’ultima Enciclica – la distruzione ambientale,
la violenza sull’uomo, verso la vita e altro diventano pessimi fattori. Per cui dovremmo
essere più coscienti del fatto che queste sono delle fughe non in avanti ma indietro,
delle non conoscenze. Esse sarebbero cose importantissime se fossero strumenti ma
diventerebbero pericolosissime se fossero invece strumenti ideologici o se assomigliassero
alla politica così com’era fino a prima del 1989.
D.
– Guardiamo a Papa Benedetto XVI: l’uso della ragione come può ampliare la nostra
conoscenza?
R. – La ragione, apertura alla realtà,
trova nella fede il suo compimento, perché la fede – come la concepisce Benedetto
XVI e come ci ha insegnato don Giussani – è proprio il riconoscimento di una presenza
pertinente al destino nella realtà che usa tutta la ragione e non la dimentica; fa
si che la ragione sia un’apertura a tutto e non semplicemente una misura di tutte
le cose, come accade in quell’età moderna che penso sia anche filosoficamente finita.
D.
– Nel Meeting di Rimini si parla molto di storie umane. Questo è anche un altro elemento
della conoscenza, cioè la testimonianza di vita?
R.
– Direi di sì. Ma è una testimonianza intesa non come un bel racconto fiorettistico
bensì come un modo con cui un uomo mostra con la sua diversità umana una pertinenza
alla realtà, una sua capacità di stare di fronte al reale che fa vedere che quello
in cui crede è adeguato. La testimonianza, quindi, vista come un modo per vedere la
verità complementare al ragionamento, all’articolazione di pensiero. Ricordiamoci
che anche nostro Signore ha mostrato – prima ancora della sua Resurrezione e morte
– una sua diversità umana che colpì molto e la Chiesa, con questa diversità umana,
ha mostrato la sua verità. Questo non vale solo per la Chiesa ma vale per tutti: quando
vediamo un uomo diverso capace di stare sulla realtà, capiamo che egli sta vivendo
un qualcosa di vero.
D. – Trent’anni di Meeting di
Rimini: com’è cambiata l’Italia in questi 30 anni, è successo qualcosa di buono, nel
nostro Paese?
R. – Pensando a qualcosa di buono,
credo che il nostro Paese sia uno degli ultimi in cui resiste ancora una realtà popolare
con una forte presenza ideale. Questo innanzitutto per la presenza del cristianesimo
come una realtà non minoritaria e quindi popolare che stimola altre realtà di base
ad essere presenti nella società anche come valore ideale. La persona, con i suoi
valori, con i propri legami familiari ed associazionistici – fino a quelli politici
– come presenza di base, in Italia, hanno ancora un significato. Penso che in questo
il Meeting di Rimini ha dato un grandissimo contributo, perché ha permesso a gente
di diverse ideologie di confrontarsi ascoltandosi e di vedere come tutto il mondo
può essere visto come un luogo di amicizia fra i popoli.(Montaggio a cura
di Maria Brigini)