2009-08-22 14:24:48

A Rimini la 30.ma edizione del Meeting di Cl incentrato sul rapporto tra fede e conoscenza. Intervista con Giorgio Vittadini


Prende il via domani a Rimini il Meeting per l’amicizia fra i popoli promosso da Comunione e Liberazione e giunto alla sua 30.ma edizione e che ha per titolo “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Un tema, questo, che intende proporre una riflessione sull’uomo, sulla sua ricerca di senso e il suo rapporto con il mondo. A Giorgio Vittadini, presidente della "Fondazione per la Sussidiarietà", Luca Collodi ha chiesto qual è la sfida dell’appuntamento di quest’anno:RealAudioMP3

R. – E’ una sfida potente. La conoscenza è un avvenimento: vuol dire che il modo di conoscere non è la deduzione kantiana moderna ma è la sollevazione della realtà partendo dal proprio desiderio di verità, giustizia e bellezza che approda, per chi ha questo dono, nella fede. La fede è perciò il riconoscimento di un avvenimento presente di Dio che si è fatto uomo nella storia – e che continua a permanere – e diventa fattore di conoscenza. Non un fattore d’estraniarsi dalla realtà ma di conoscere la realtà in tutti i suoi fattori, senza tagliare nulla di quello che esiste, come invece purtroppo avviene proprio per questa riduzione di conoscenza dovuta all’ideologia moderna.

D. – Oggi la conoscenza è per molti la scienza e l’economia...

 
R. – Sì. Dopo questi anni, però, bisognerebbe ripensare a ciò, perché l’economia portata come ideologia ha fallito clamorosamente e definitivamente la sua capacità d’interpretare la realtà non nel suo ambito, ma come fattore complessivo come ha tentato negli anni scorsi. Sappiamo bene, poi, che se la scienza a servizio dell’uomo è una grandissima cosa, altrimenti – lo vediamo anche nell’ultima Enciclica – la distruzione ambientale, la violenza sull’uomo, verso la vita e altro diventano pessimi fattori. Per cui dovremmo essere più coscienti del fatto che queste sono delle fughe non in avanti ma indietro, delle non conoscenze. Esse sarebbero cose importantissime se fossero strumenti ma diventerebbero pericolosissime se fossero invece strumenti ideologici o se assomigliassero alla politica così com’era fino a prima del 1989.

 
D. – Guardiamo a Papa Benedetto XVI: l’uso della ragione come può ampliare la nostra conoscenza?

 
R. – La ragione, apertura alla realtà, trova nella fede il suo compimento, perché la fede – come la concepisce Benedetto XVI e come ci ha insegnato don Giussani – è proprio il riconoscimento di una presenza pertinente al destino nella realtà che usa tutta la ragione e non la dimentica; fa si che la ragione sia un’apertura a tutto e non semplicemente una misura di tutte le cose, come accade in quell’età moderna che penso sia anche filosoficamente finita.

 
D. – Nel Meeting di Rimini si parla molto di storie umane. Questo è anche un altro elemento della conoscenza, cioè la testimonianza di vita?

 
R. – Direi di sì. Ma è una testimonianza intesa non come un bel racconto fiorettistico bensì come un modo con cui un uomo mostra con la sua diversità umana una pertinenza alla realtà, una sua capacità di stare di fronte al reale che fa vedere che quello in cui crede è adeguato. La testimonianza, quindi, vista come un modo per vedere la verità complementare al ragionamento, all’articolazione di pensiero. Ricordiamoci che anche nostro Signore ha mostrato – prima ancora della sua Resurrezione e morte – una sua diversità umana che colpì molto e la Chiesa, con questa diversità umana, ha mostrato la sua verità. Questo non vale solo per la Chiesa ma vale per tutti: quando vediamo un uomo diverso capace di stare sulla realtà, capiamo che egli sta vivendo un qualcosa di vero.

 
D. – Trent’anni di Meeting di Rimini: com’è cambiata l’Italia in questi 30 anni, è successo qualcosa di buono, nel nostro Paese?

 
R. – Pensando a qualcosa di buono, credo che il nostro Paese sia uno degli ultimi in cui resiste ancora una realtà popolare con una forte presenza ideale. Questo innanzitutto per la presenza del cristianesimo come una realtà non minoritaria e quindi popolare che stimola altre realtà di base ad essere presenti nella società anche come valore ideale. La persona, con i suoi valori, con i propri legami familiari ed associazionistici – fino a quelli politici – come presenza di base, in Italia, hanno ancora un significato. Penso che in questo il Meeting di Rimini ha dato un grandissimo contributo, perché ha permesso a gente di diverse ideologie di confrontarsi ascoltandosi e di vedere come tutto il mondo può essere visto come un luogo di amicizia fra i popoli.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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