I vescovi argentini: no a depenalizzare la droga, no a criminalizzare i tossicodipendenti
“Sul grave problema della povertà nel Paese, in particolare sull’esclusione sociale,
la Chiesa argentina riflette e lavora da molto tempo. I vescovi hanno continuato ad
approfondire la questione e soprattutto hanno studiato nuove iniziative per collaborare
nella lotta contro la povertà”. Così, ieri, padre Jorge Oesterheld, portavoce dell’Episcopato
dell’Argentina al termine della riunione del Comitato di presidenza sotto la guida
dell’arcivescovo di Buenos Aires cardinale Jorge Mario Bergoglio. Padre Oesterheld
ha spiegato anche che, al contrario di quanto si prevedeva, sulla materia i presuli
hanno scelto di non pubblicare nessun documento anche perché, quanto si doveva dire,
è già stato detto. I vescovi, di fronte a quanto sostenuto dall’Istituto nazionale
di statistica - che parla di un 15% di poveri nel Paese – ribadiscono invece che ben
il 40% della popolazione argentina si può definire povera secondo le cifre fornite
dall’Osservatorio del debito sociale dell’Università cattolica della capitale. “Si
tratta di un lavoro scientifico disponibile a tutti e pubblicato tempestivamente -
ha precisato il portavoce - dunque, non si tratta di apprezzamenti soggettivi”. Poi
ha aggiunto: ora “la cosa più importante non è quella di discutere sulle cifre bensì
fare qualcosa”. Perciò la Chiesa argentina rinforzerà la collaborazione tra la Commissione
episcopale per la pastorale sociale, presieduta dal vescovo di San Isidro mons. Jorge
Casaretto, e la Caritas, guidata da mons. Fernando Bargalló, con lo scopo specifico
di incrementare le attività nell’ambito della protezione dell’infanzia. I risultati
del lavoro coordinato saranno presentati al governo federale come un “insieme di proposte
concrete per la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa”. Anche se non sono stati
forniti ulteriori dettagli sembra certo, secondo la stampa argentina, che i vescovi
abbiano riflettuto a lungo sulle possibili iniziative per sostenere le famiglie più
povere, soprattutto quelle in cui il capo famiglia ha perso il lavoro e ne ha uno
precario. Padre Oesterheld, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti nella sede
dell’Episcopato, ha smentito che i vescovi si siano occupati nuovamente della questione
delle tossicodipendenze, in particolare delle proposte su possibili depenalizzazioni
di certe droghe. Il portavoce ha ribadito quanto già detto in diversi documenti dell’episcopato,
ricordando che proprio oggi comincia un seminario di studio per persone che operano
nella pastorale che segue i problemi della droga, e ha aggiunto: “La Chiesa ricorda
a tutti che in primo luogo la cosa più importante da fare è evitare, ad ogni costo,
che i giovani siano avvicinati alle droghe. Quest’eventuale accesso va ostacolato
e non facilitato. I vescovi sono contrari a qualsiasi tipo di depenalizzazione, ma
ciò non vuol dire che il tossicodipendente vada criminalizzato: è invece una vittima.
Il narcotraffico è un crimine. Tra pochi giorni, la Corte suprema argentina si dovrà
pronunciare su un’eventuale depenalizzazione del possesso e consumo di droga per uso
personale. E su questa possibilità, mons. Jorge Lozano, responsabile dell’Episcopato
per la pastorale tra i tossicodipendenti, giorni fa ha dichiarato alla stampa che
“il tossicodipendente va ritenuto e trattato per quello che è: una persona malata
e va assistito e curato per quella sua condizione. “Certo occorre superare presto
un problema” - ha aggiunto il presule - “far sì che lo Stato disponga dei mezzi per
riabilitare questo tipo di persone. Non parlo solo del governo. Parlo della nazione,
delle strutture dello Stato e del sostegno dei cittadini. Parlo della prevenzione,
questione di radicale importanza, e parlo della cultura, dei valori e dei modelli
che trasmettono i mass-media”. (A cura di Luis Badilla)