Terminato in Afghanistan lo spoglio delle elezioni presidenziali di ieri. La Commissione
elettorale indipendente comunicherà tra qualche settimana i risultati ufficiali, mentre
gli staff del presidente uscente, Karzai, e degli altri candidati alla massima carica
dello Stato cominciano a tracciare il bilancio della tornata elettorale. Solo chi
raggiungerà il 51% dei consensi sarà immediatamente eletto, evitando il ballottaggio.
Si parla anche delle violenze dei talebani, che hanno cercato di far saltare la consultazione
elettorale. Da Kabul, Barbara Schiavulli:
Karzai sostiene
che non si arriverà al ballottaggio. Il rivale Abdullah, dopo aver replicato di aver
già vinto, modera l’entusiasmo. Sta di fatto che i risultati delle elezioni che si
son tenute ieri in Afghanistan non arriveranno ufficialmente prima del 17 settembre
prossimo, quando la Commissione che si occupa delle denunce e dei brogli avrà finito
di svolgere il suo lavoro. Intanto si attende nel giro di qualche giorno il dato dell’affluenza,
significativo per dare credibilità al futuro presidente, sia che venga riconfermato
Karzai – che deve ottenere il 51 per cento dei voti – sia che si vada al ballottaggio
con l’ex ministro degli Esteri Abdullah. Quello su cui tutti concordano è che comunque
l’affluenza non è stata alta, a partire dalla capitale che è immersa in un’atmosfera
spettrale ed è presidiata dalla polizia, per poi peggiorare nel sud, dove la gente
per paura delle minacce dei talebani è rimasta a casa. Sono state elezioni molto diverse
a seconda della zona: “Nella provincia di Konar non ci si aspettava che le donne andassero
a votare così numerose”, ha detto Abdullah Abdullah, mentre a Kabul la violenza dei
giorni scorsi ha paralizzato la capitale. Intanto, non si fermano le congratulazioni
da tutto il mondo nonostante i 26 morti e i 100 attacchi che hanno colpito ieri il
Paese, anche perché i talebani – dei quali ieri ne sono stati uccisi una trentina
dall’esercito afghano in varie operazioni – non sono riusciti a fermare quel processo
che tanto hanno fatto per sabotare.
Ma come influiranno
i talebani nelle vicende afghane dopo il sostanziale successo di questo importante
appuntamento elettorale? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Maurizio Salvi,
inviato dell’Ansa a Kabul:
R. – Se si
riuscirà a disinnescare questa bomba ad orologeria che rappresentano i talebani –
che hanno comunque manifestato di essere una forza non trascurabile –, penso che nei
prossimi anni l’Afghanistan sarà un Paese con un accettabile livello di democrazia.
D.
– La gente sembra scontenta del lavoro fatto da Karzai...
R.
– Non ha tutti i torti. Karzai è un operatore politico, è un presidente che sembra
stia sviluppando, in questo momento, la politica di mettere i piedi in due staffe:
è amico dell’Occidente ma nello stesso tempo lo critica, è nemico dei talebani ma
li invita al dialogo. Ha cercato ed ha anzi realizzato tutto quello che era nelle
sue possibilità per manovrare e mantenere il potere per un altro quinquennio.
D.
– Anche la comunità internazionale si è dichiarata soddisfatta dell’andamento del
voto. La strategia del terrore portata avanti dai talebani, dunque, non ha vinto...
R.
– Indubbiamente no. Però, nello stesso tempo, sarebbe illusorio immaginare che la
strategia – così com’è stata applicata sinora – porterà ad una soluzione dei problemi
dell’Afghanistan. La dottrina dell’esportazione della democrazia non ha funzionato,
avendo come unico sostegno il supporto militare. E’ probabile che il vento nuovo che
emanerà la Casa Bianca con la gestione Obama dovrà sviluppare un coinvolgimento delle
grandi potenze regionali, dell’Iran, dell’Arabia Saudita, del Pakistan e dell’India.
Bisogna comunque dire, in conclusione, che questa crisi dipende prima di tutto dalla
crisi mediorientale: senza una soluzione di quest’ultima, è difficile che in tempi
brevi si risolva anche il problema dell’Afghanistan.
Si
può considerare positivamente, per il futuro dell’Afghanistan, lo svolgimento di queste
elezioni? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Stefano Silvestri, presidente
dell’Istituto Affari Internazionali:
R. – Naturalmente,
sarebbe stato meglio avere una partecipazione più alta, più vicina a quella delle
prime elezioni presidenziali, ma con una situazione così complicata e di guerra, praticamente,
sul terreno questo è già un risultato abbastanza stupefacente.
D.
– Comunque, una sconfitta della campagna di terrore lanciata dai talebani a ridosso
delle elezioni?
R. - Sì, devo dire che io non avevo
mai pensato che i talebani riuscissero ad impedire le elezioni. Quando si parla di
controllo del Paese da parte dei talebani, in realtà si parla di aree in cui i talebani
agiscono più liberamente che in altre. In realtà, però, nessuno ha un vero controllo
del Paese a parte alcune aree che sono effettivamente sotto il controllo sia dell’alleanza
atlantica che di alcuni degli alleati di Karzai.
D.
- Come spesso accade si assiste a un dopo voto in cui diversi concorrenti sostengono
di avere stravinto le elezioni. In un contesto come quello afghano può essere pericoloso,
può essere un motivo di tensione?
R. – Io mi auguro
che i risultati siano, quanto più possibile, trasparenti e certamente sarebbe bene
evitare un conflitto tra quello che è un candidato pashtun, come Karzai, e quello
che è un candidato invece del Nord, tagiko, come Abdullah. Evitiamo una nuova spaccatura
dell’Afghanistan. Il problema è molto di classe dirigente: se la classe dirigente
sarà all’altezza di questo risultato, io credo che possiamo essere più ottimisti.