Mons. Mazzocato nuovo arcivescovo di Udine: nella crisi economica, la Chiesa offre
un contributo di speranza
Benedetto XVI ha nominato nuovo arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato,
trasferendolo dalla sede di Treviso. Mons. Mazzocato succede all’arcivescovo Pietro
Brollo, che ha rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi di Udine per sopraggiunti
limiti d’età. Nato nel 1948 a San Trovaso di Preganziol in provincia di Treviso, è
stato ordinato sacerdote nel 1972. Nel 2000 è stato nominato da Giovanni Paolo II
vescovo di Adria-Rovigo e nel 2003 vescovo di Treviso. Alessandro Gisotti ha
chiesto a mons. Bruno Mazzocato, quale eredità lascia nella diocesi di Treviso
e cosa spera di trovare nell’arcidiocesi di Udine:
R. – A Treviso
c’è una diocesi nella quale, in questi cinque anni, abbiamo lavorato e camminato crescendo
e creando un’intesa. Abbiamo sperimentato il discernimento comunitario: abbiamo fatto
una convocazione diocesana il 6 giugno, durante la quale ho dato delle linee, in particolare
per i prossimi anni. C‘erano otto mila persone allo stadio e abbiamo pregato per oltre
due ore. Ad Udine c’è una diocesi che ha notevoli potenzialità. Ho visto – e questo
mi ha consolato – che i temi pastorali, in questi anni, erano molto in sintonia con
quelli della diocesi di Treviso, soprattutto il tema missionario della trasmissione
della fede. Quindi mi pare di andare in una diocesi che ha acquisito questa sensibilità
missionaria che caratterizza le Chiese italiane di questi decenni.
D.
– Da Treviso ad Udine, cosa può dare la Chiesa del Triveneto ai fedeli, specie in
un periodo in cui, a causa della crisi economica particolarmente avvertita nelle vostre
terre, la gente vive una condizione di smarrimento e di difficoltà?
R.
– Prima di tutto le Chiese possono dare speranza. Una speranza che ritrova i suoi
fondamenti nei valori evangelici e nella solidarietà, in un territorio in cui forse
c’è stata una certa idolatria del possedere e del consumare. Speranza ed autenticità
di valori: in questo senso le Chiese possono offrire un contributo decisivo, che può
avere un effetto positivo anche nel tessuto sociale.
D.
– L’immigrazione è un altro tema molto presente nelle diocesi del Triveneto. Qual
è il compito che la Chiesa deve portare avanti?
R.
– Il compito proprio della Chiesa è quello di accogliere i fratelli immigrati ed aiutare
quelli cattolici ad inserirsi nella nostra vita ecclesiale, per aiutarli a coltivare
la loro fede cristiana. Bisogna poi aprire un nuovo dialogo ecumenico, qui sul territorio,
con i fratelli ortodossi – che sono la stragrande maggioranza – ed un impegno di dialogo
e di evangelizzazione nei confronti dei fratelli immigrati non cristiani. Questo mi
pare il compito proprio della Chiesa, la quale può avere poi un compito sussidiario:
collaborare con le istituzioni e con le realtà sociali e civili per assicurare un’accoglienza
che da una parte rispetti la legalità e dall’altra porti avanti l’integrazione.