2009-08-18 16:26:22

Afghanistan: offensiva talebana contro il voto del 20 agosto. L'impegno di un gruppo di suore per i bambini afgani


In Afghanistan non si ferma l’offensiva talebana tesa a boicottare in ogni modo le elezioni presidenziali del 20 agosto. Questa mattina Kabul è stata scossa da un attacco simultaneo contro il Palazzo presidenziale e il quartier generale della polizia afghana. Poche ore dopo, un altro attentato suicida è avvenuto nel cuore della città. Sette le vittime accertate finora, fra cui due cittadini afghani che lavoravano per le Nazioni Unite. Oltre 50 i feriti. Il clima di violenza si va dunque inasprendo sempre di più, a soli due giorni dall’apertura delle urne. Da Kabul, ci riferisce Barbara Schiavulli:RealAudioMP3
 
Continuano a salire le vittime dell’attentato a Kabul, tra i quali ci sarebbero anche militari stranieri ed aumentano gli attacchi in tutto il Paese da parte dei talebani, decisi a sabotare con ogni mezzo le elezioni presidenziali e provinciali che si terranno tra due giorni. Nella capitale un’autobomba, guidata da un kamikaze, si è lanciata contro un convoglio di rifornimento delle truppe Nato sulla Jalalabad road, non lontano da Camp Invicta dove risiedono i militari italiani. Questa mattina, invece, due razzi hanno colpito il Palazzo presidenziale mentre nel sud c’erano attacchi a ripetizione: un kamikaze ha ucciso quattro militari afghani e due civili davanti ad un seggio elettorale, nella provincia di Uruzgan. Una pioggia di colpi di mortaio poi è avvenuta non lontano da Jalalabad, dove sono state ferite una decina di persone tra le quali due donne e quattro bambini. Nel Jowzjan, durante un agguato, è stato ucciso un candidato provinciale e nella provincia di Farah i militari italiani, durante un’operazione congiunta con l’esercito afghano, si sono trovati sotto attacco. Non c’è stato nessun ferito, mentre più al nord altri militari italiani hanno sgominato una cellula di militanti arrestandone dieci e sequestrando il materiale per fabbricare ordigni. Sale la tensione in vista del voto di giovedì: la polizia presidia le strade, mentre il presidente Karzai arruola, nel suo prossimo futuro staff, i candidati presidenziali che rinunciano alla corsa. Già cinque di loro hanno confermato di volersi ritirare a favore del presidente.
 
L’Afghanistan, dunque, si avvicina al cruciale appuntamento elettorale per le presidenziali e le provinciali in un clima di tensione e di insicurezza generale. Gli attentati e gli attacchi dei talebani si susseguono a ritmo incessante, così come gli episodi di intimidazione nei confronti dei civili che vorrebbero partecipare al processo di democratizzazione del Paese. In questo contesto di violenza tuttavia esistono anche altre realtà. Realtà di dialogo, di pace e di fratellanza che, senza clamore, portano frutti importanti. Una di queste è rappresentata dall’opera delle suore che lavorano per la scuola “Pro Bambini di Kabul”. Barbara Schiavulli, in missione in Afghanistan, è andata a trovarle ed ha intervistato suor Michela Dainese, dell’Ordine delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore:RealAudioMP3

R. - Abbiamo aperto una scuola di bambini con problemi d’apprendimento, bambini che sono rifiutati dalla società e dalle scuole. Abbiamo inoltre dato vita ad un'iniziativa per l'inserimento nelle scuole pubbliche. Quindi, abbiamo con noi 32 bambini.
 
D. – Quanto è difficile lavorare in questo periodo a Kabul?
 
R. – E’ difficile per la situazione di poca sicurezza che abbiamo. Siamo sempre in apprensione quando usciamo per andare a prendere questi bambini dalle famiglie. Abbiamo un pulmino e dobbiamo percorrere circa 15 km per andare a prendere 10 bambini e portarli con noi. In questi giorni abbiamo chiuso la scuola. Ci hanno consigliato di chiudere, perché la situazione non è favorevole.
 
D. – Quali sono i bisogni principali della scuola. Di che cosa potreste aver bisogno dall’Italia?
 
R. – Prima di tutto del sostegno morale, ma anche del sostegno materiale. Abbiamo tanti benefattori in Italia che ci aiutano. La Caritas italiana ci sta aiutando. Abbiamo dei soldati qui a Kabul, che ci aiutano sempre, con viveri, con del materiale didattico. Sinceramente non ci manca niente.
 
D. – Essendo suore cristiane, avete mai avuto problemi?
 R. – Non abbiamo mai avuto problemi qui. La maggior parte della gente non sa che siamo religiose. Altri lo sanno perché quando lavoriamo ci pongono la domanda: “Ma chi siete?” Ce lo hanno chiesto in molti. Allora apertamente diciamo che siamo persone consacrate, che dedichiamo la vita a questi bambini. Fino ad oggi non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi, ci accettano, ci accolgono, molte volte ci invitano nelle famiglie ad andare a prendere il tè. Non parliamo mai di religione, però: apertamente non ci siamo mai permesse di parlare, né con il personale che abbiamo intorno a noi, né con la gente esterna. Anhce per questo penso che ci accettino.







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