L'arcivescovo di Montevideo: l'adozione da parte di coppie gay non dà priorità agli
interessi del bambino
In Uruguay, dopo la presentazione in Parlamento, l'anno scorso, di un progetto di
legge per autorizzare l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, questa
settimana il Senato dovrebbe dare il via libera definitivo alla nuova normativa. Se
sarà approvata, questa legge completerà un iter che era partito dalla legalizzazione
dell'unione tra persone dello stesso sesso. Il Paese appare molto spaccato sulla materia
anche se, in Parlamento, le previsioni sono tutte a favore dell'approvazione della
legge. La Chiesa si era già pronunciata sulla questione il 27 aprile 2007. Sulla scia
di questo documento, l'arcivescovo di Montevideo, mons. Nicolás Cotugno, il 14 agosto
scorso ha ribadito le posizioni cattoliche. Secondo il presule la questione dell’adozione
da parte di coppie omosessuali è “molto grave” e prima di essere un problema “della
religione, della filosofia o della sociologia, il tema riguarda il rispetto della
natura umana stessa”. Accettare questo tipo di adozione “va contro la natura umana
e di conseguenza contro i diritti della persona stessa”, aggiunge il presule per poi
citare nella sua dichiarazione il documento della Congregazione per la Dottrina della
Fede del 31 luglio 2003, a firma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, che afferma:
“La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in
nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento
legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano
e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della
società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali, oppure equipararle al matrimonio,
significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza
di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali
che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere
tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società” (n. 11). Mons. Cotugno,
inoltre, ricorda che la stessa Convenzione sui diritti del bambino, che in Uruguay
è stata recepita come legge nazionale (la n. 16137), esorta le autorità pubbliche
a “curare sempre gli interessi superiori del bambino". “E certamente - aggiunge il
presule - nel caso di adozione di questo tipo non è proprio l’interesse superiore
del bambino ciò a cui viene data priorità bensì all’interesse di chi adotta”. In altre
parole il bambino diventa un oggetto di strumentalizzazione e dunque è usato come
mezzo per soddisfare “la rivendicazione “di diritti di certe persone o gruppi”. L’arcivescovo
di Montevideo si chiede perché non vengano perfezionati, in modo da essere resi più
agevoli, i meccanismi per l’adozione dei figli da parte di coppie eterosessuali, con
un padre e una madre, che oltre al cibo e all’affetto possono dare al bambino “formazione,
identità e progetto familiare”. “La natura umana - rileva mons. Cotugno - per un corretto
sviluppo della personalità esige che i bambini abbiano un modello d’identità maschile
e femminile”. Ribadendo il massimo rispetto per coloro “che liberamente hanno scelto
per la propria vita la relazione omosessuale”, il presule sottolinea che in quest’opzione
è inclusa quella di non procreare e quindi di non diventare genitore. L’adozione da
parte di coppie gay sarebbe allora, spiega, un’ulteriore dimostrazione che il bambino
preteso serve soltanto a soddisfare gli interessi di queste persone, che pure hanno
rinunciato liberamente alla paternità, e non quelli del bambino stesso. Infine, l’arcivescovo
uruguayano torna su quanto aveva già detto la Conferenza episcopale il 27 aprile 2007:
“Non consentire questo tipo di adozione non rappresenta in nessun modo una discriminazione
delle persone omosessuali”. Queste persone, a suo avviso, hanno fatto delle scelte
che non permettono di parlare di trattamento “disuguale tra uguali. In questo caso
si tratta di segnalare le differenze tra diseguali. O meglio: nessuno può essere discriminato
ingiustamente, ma può essere sì differenziato a motivo della sua situazione reale”.
In concreto, conclude mons. Cotugno, "esiste una giustificazione piena e convincente
per negare la funzione di genitore a chi, per libera scelta, ha deciso di non esserlo
sia come scelta di vita sia come stile della propria esistenza”. Il 26 settembre 2008,
alla fine della visita ad Limina, Benedetto XVI esortò i vescovi dell'Uruguay: "Insegnate,
quindi, la fede della Chiesa nella sua integrità, con il coraggio e la persuasione
proprie di chi vive di essa e per essa, senza rinunciare a proclamare esplicitamente
i valori morali della dottrina cattolica, che a volte sono oggetto di dibattito nell'ambito
politico, culturale o nei mezzi di comunicazione sociale, valori che si riferiscono
alla famiglia, alla sessualità e alla vita. Conosco i vostri sforzi per difendere
la vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale e chiedo a Dio che
rechino come frutto una chiara consapevolezza in ogni uruguayano della dignità inviolabile
di ogni persona e un impegno fermo a rispettarla e salvaguardarla senza riserve".
(A cura di Luis Badilla)