E' di almeno 20 morti accertati e oltre 70 feriti il bilancio ancora provvisorio dell'attentato
kamikaze avvenuto oggi a Nazran, centro più importante della Repubblica autonoma dell'Inguscezia,
nella Russia meridionale. Lo ha reso noto il presidente ad interim Gaisanov, secondo
cui le reali dimensioni del massacro sono tuttora in corso di verifica. Stando a fonti
della Procura locale, un'auto-bomba è saltata in aria nel cortile del palazzo che
ospita il quartier generale della polizia. Un palazzo nelle vicinanze è crollato.
Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Hanno tentato
di fermare il kamikaze, ma non ci sono riusciti. Un camioncino, comunissimo in Russia,
è esploso pochi secondi dopo nello spiazzo della caserma. Per nessuna delle persone
circostanti vi è stato scampo. In tanti sono ancora imprigionati sotto alle rovine
delle stabile crollato. L’incendio, successivo alla detonazione, ha poi distrutto
quel poco rimasto ancora in piedi e le automobili. Da tutta la repubblica sono arrivate
squadre di pompieri, che hanno faticato ad avere ragione delle fiamme. La prima preoccupazione
è stata quella di mettere in sicurezza le armi e le munizioni. Un palazzo di cinque
piani, posizionato proprio davanti alla caserma, ha riportato danni ingenti. Gli ospedali
di Nazran sono pieni di feriti, molti dei quali sono bambini. Manca già il sangue.
L’Inguscezia è sotto shock: sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Il
presidente federale, Dmitrij Medvedev, ha incaricato delle indagini il ministro degli
Interni. Gli esperti parlano già di guerra civile in corso. La crisi socio-economica
in Inguscezia è pesantissima. Il mese scorso il presidente Ievkurov è stato ferito
gravemente in un attentato.
L’attentato in Inguscezia contribuisce ad elevare
la tensione nell’intera area caucasica, regione strategica per il passaggio di importanti
oleodotti, destabilizzata da continue istanze autonomiste e dove si concentrano gli
interessi russi e del mondo occidentale. Sulla possibilità di risolvere i problemi
della zona Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Arduino Paniccia,
docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:
R. – Non
è facile, perché si sommano all’interno di quell’area almeno tre componenti: quella
del terrorismo locale, quella del problema energetico, che è una questione assolutamente
strategica, e quella dello scontro tra la Federazione russa e la Nato. Sono tre temi
molto sentiti, sia da parte della Federazione russa che dai Paesi occidentali. Si
tende sempre a rinviare il problema. Nel frattempo, intervengono le tensioni locali,
le autoproclamazioni di indipendenza, gli attentati terroristici e, quindi, non mi
sembra che il quadro generale sia in questo momento favorevole a trovare veramente
delle soluzioni. E non si è riusciti a trovare mai una vera soluzione sia alla richiesta
di autonomia di alcune di queste regioni, con intese con coloro che l’indipendenza
l’hanno già raggiunta e quelli invece che la vogliono ancora raggiungere. D.
– Basterà una spartizione degli interessi a risolvere le tensioni nell’area? R.
– Questa sarebbe sostanzialmente la linea della Federazione russa: un accordo generale,
con una spartizione vecchio stile degli interessi e una definizione di aree di competenza
o di influenza. Il problema di fondo è che questo è una maniera ormai passata di risolvere
le tensioni regionali. E’ un mondo di 60 anni fa, quando si riunivano due o tre grandi
potenze e decidevano i destini di tutti i popoli. Ma oggi vi sono altre vicende che
sono difficilmente regolabili. Una di queste è, per esempio, quella del terrorismo.
Quindi, si può trovare certamente un accordo generale, anzi è auspicabile. Non si
può pensare, però, che questi problemi possano essere risolti con la bacchetta magica.
Ed è questo il motivo per cui ritengo che vada formata una commissione internazionale
apposita delle Nazioni Unite, per risolvere realmente il problema, alla quale prendano
parte anche rappresentanti della Nato e, forse, per la prima volta anche dei grandi
interessi economici. E, a questo punto, cercare di trovare una soluzione vera che
tenga conto degli aspetti di potenze militari, ma anche degli aspetti sociali ed economici.