2009-08-17 15:20:51

Attentato kamikaze in Inguscezia: almeno 20 morti


E' di almeno 20 morti accertati e oltre 70 feriti il bilancio ancora provvisorio dell'attentato kamikaze avvenuto oggi a Nazran, centro più importante della Repubblica autonoma dell'Inguscezia, nella Russia meridionale. Lo ha reso noto il presidente ad interim Gaisanov, secondo cui le reali dimensioni del massacro sono tuttora in corso di verifica. Stando a fonti della Procura locale, un'auto-bomba è saltata in aria nel cortile del palazzo che ospita il quartier generale della polizia. Un palazzo nelle vicinanze è crollato. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Hanno tentato di fermare il kamikaze, ma non ci sono riusciti. Un camioncino, comunissimo in Russia, è esploso pochi secondi dopo nello spiazzo della caserma. Per nessuna delle persone circostanti vi è stato scampo. In tanti sono ancora imprigionati sotto alle rovine delle stabile crollato. L’incendio, successivo alla detonazione, ha poi distrutto quel poco rimasto ancora in piedi e le automobili. Da tutta la repubblica sono arrivate squadre di pompieri, che hanno faticato ad avere ragione delle fiamme. La prima preoccupazione è stata quella di mettere in sicurezza le armi e le munizioni. Un palazzo di cinque piani, posizionato proprio davanti alla caserma, ha riportato danni ingenti. Gli ospedali di Nazran sono pieni di feriti, molti dei quali sono bambini. Manca già il sangue. L’Inguscezia è sotto shock: sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Il presidente federale, Dmitrij Medvedev, ha incaricato delle indagini il ministro degli Interni. Gli esperti parlano già di guerra civile in corso. La crisi socio-economica in Inguscezia è pesantissima. Il mese scorso il presidente Ievkurov è stato ferito gravemente in un attentato.

L’attentato in Inguscezia contribuisce ad elevare la tensione nell’intera area caucasica, regione strategica per il passaggio di importanti oleodotti, destabilizzata da continue istanze autonomiste e dove si concentrano gli interessi russi e del mondo occidentale. Sulla possibilità di risolvere i problemi della zona Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:RealAudioMP3

R. – Non è facile, perché si sommano all’interno di quell’area almeno tre componenti: quella del terrorismo locale, quella del problema energetico, che è una questione assolutamente strategica, e quella dello scontro tra la Federazione russa e la Nato. Sono tre temi molto sentiti, sia da parte della Federazione russa che dai Paesi occidentali. Si tende sempre a rinviare il problema. Nel frattempo, intervengono le tensioni locali, le autoproclamazioni di indipendenza, gli attentati terroristici e, quindi, non mi sembra che il quadro generale sia in questo momento favorevole a trovare veramente delle soluzioni. E non si è riusciti a trovare mai una vera soluzione sia alla richiesta di autonomia di alcune di queste regioni, con intese con coloro che l’indipendenza l’hanno già raggiunta e quelli invece che la vogliono ancora raggiungere.
 
D. – Basterà una spartizione degli interessi a risolvere le tensioni nell’area?
 
R. – Questa sarebbe sostanzialmente la linea della Federazione russa: un accordo generale, con una spartizione vecchio stile degli interessi e una definizione di aree di competenza o di influenza. Il problema di fondo è che questo è una maniera ormai passata di risolvere le tensioni regionali. E’ un mondo di 60 anni fa, quando si riunivano due o tre grandi potenze e decidevano i destini di tutti i popoli. Ma oggi vi sono altre vicende che sono difficilmente regolabili. Una di queste è, per esempio, quella del terrorismo. Quindi, si può trovare certamente un accordo generale, anzi è auspicabile. Non si può pensare, però, che questi problemi possano essere risolti con la bacchetta magica. Ed è questo il motivo per cui ritengo che vada formata una commissione internazionale apposita delle Nazioni Unite, per risolvere realmente il problema, alla quale prendano parte anche rappresentanti della Nato e, forse, per la prima volta anche dei grandi interessi economici. E, a questo punto, cercare di trovare una soluzione vera che tenga conto degli aspetti di potenze militari, ma anche degli aspetti sociali ed economici.







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