2009-08-16 14:13:02

A vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II, il valore sempre forte del pellegrinaggio al Santuario mariano di Oròpa


Milleduecento metri: è questa l’altitudine alla quale sorge il Santuario mariano di Orópa, in Piemonte. A poca distanza dalla città di Biella, questo luogo sacro, datato al 1600, vede ogni anno migliaia di pellegrini venerare la statua della “Madonna Nera”, portata lì, secondo la tradizione, da Sant’Eusebio. Ma quale valore ha, oggi, il pellegrinaggio in questo luogo mariano? Isabella Piro lo ha chiesto al Rettore del Santuario, don Michele Berchi: RealAudioMP3

 
R. – Il fatto che uno capisca che la sua vita non dipende da lui nel senso che appartiene a un mistero più grande, un mistero buono. Il primo valore di un santuario è questo di rendere vicino, vicinissimo, dentro alla storia, dentro alle tradizioni, dentro la propria terra, questa bontà del mistero che si è fatto uomo e si è fatto uomo nel modo più tenero, nascendo da una donna. Il primo valore è proprio la vicinanza del mistero dell’incarnazione ai bisogni e alle necessità di ciascuno. La seconda questione che proprio fa del pellegrinaggio, secondo me, il gesto più importante è che si viene a chiedere una grazia, la grazia delle grazie, cioè avere la vita salva in tutti gli aspetti suoi, ma simboleggia il desiderio di offrire quel che si può e quel che si riesce anche se appunto non in modo proporzionato, perché c’è sempre l’idea della sproporzione tra il poco che posso offrire e il tanto che vengo a chiedere.

D. – In un certo senso il camminare è anche un modo di pregare?

 
R. - Io insisto su questo, cioè che è molto popolare nel senso che è per tutti perché non c’è bisogno di essere né preparati teologicamente, né devotamente. Il fatto di venire su a piedi è una forma di preghiera possibile a tutti.

 
D. - In Maria - ricorda spesso il Santo Padre - l’uomo può scorgere il sorriso di Dio. Cosa ci dice dunque il volto della Vergine?

 
R. – La cosa che commuove di più è il fatto che Dio facendosi uomo abbia accettato - ma di più - abbia accolto il fatto di assomigliare a sua mamma. E’ proprio il farsi vicino di Dio nella carne. Mi sembra che questo spieghi perché la devozione a Maria sia così inserita nella fede cattolica: perché il volto di Gesù teneva dentro anche il volto di Maria.

 
D. –Il Santuario di Orópa conserva la statua della “Madonna Nera”. Cosa sappiamo di questa scultura?

 
R. – La tradizione fa risalire il Santuario a Sant’Eusebio e mi sembra che tutti i dati storici appoggino quello che la tradizione tramanda. La statua attuale venerata qui ad Orópa è nera. Le teorie sono molte. La più tradizionale riguarda il fatto che molti artisti sono ispirati al Cantico dei Cantici: “nigra sum sed formosa”, in cui i cristiani hanno visto sia prefigurata la Chiesa che la Vergine Maria.

 
D. – Recentemente il Santuario di Orópa ha celebrato il ventennale della visita di Giovanni Paolo II. Cosa ricorda di quel momento?

 
R. – Ero allora l’unico diacono che stava diventando sacerdote della diocesi di Biella, Era il 16 luglio del ’89 e io potei assistere il Santo Padre nella celebrazione eucaristica come diacono, per cui ho un ricordo personale molto forte perché questo santuario è parte delle mie radici e dello svilupparsi della mia fede. Poter servire messa al Papa qui è stato uno dei regali più belli della mia vocazione sacerdotale. Per tutti i biellesi questa visita è stata ed è ancora una festa che ci ha segnati tutti. Questo pellegrinaggio - lo chiamò lui - ha segnato per i biellesi un affetto alla Madonna, al Papa e al Signore, che appunto ci portiamo dentro e che ha determinato molti aspetti della fede biellese. Non ultima una capacità di accoglienza che non é proprio consona al nostro carattere piemontese montanaro.







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