Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle L'odierna
solennità corona il ciclo delle grandi celebrazioni liturgiche nelle quali siamo chiamati
a contemplare il ruolo della Beata Vergine Maria nella Storia della salvezza. Infatti,
l'Immacolata Concezione, l'Annunciazione, la Divina Maternità e l'Assunzione sono
tappe fondamentali, intimamente connesse tra loro, con cui la Chiesa esalta e canta
il glorioso destino della Madre di Dio, ma nelle quali possiamo leggere anche la nostra
storia. Il mistero della concezione di Maria richiama la prima pagina della vicenda
umana, indicandoci che, nel disegno divino della creazione, l’uomo avrebbe dovuto
avere la purezza e la bellezza dell'Immacolata. Quel disegno compromesso, ma non distrutto
dal peccato, attraverso l’Incarnazione del Figlio di Dio, annunciata e realizzata
in Maria, è stato ricomposto e restituito alla libera accettazione dell'uomo nella
fede. Nell’Assunzione di Maria, contempliamo, infine, ciò che siamo chiamati a raggiungere
nella sequela di Cristo Signore e nell'obbedienza alla sua Parola, al termine del
nostro cammino sulla terra. La tappa ultima del pellegrinaggio terreno
della Madre di Dio ci invita a guardare al modo in cui Ella ha percorso il suo cammino
verso la meta dell’eternità gloriosa. Nel brano del Vangelo appena
proclamato, san Luca racconta che Maria, dopo l’annuncio dell’Angelo, "si alzò e andò
in fretta verso la regione montuosa" per fare visita ad Elisabetta (Lc 1, 39). L’evangelista,
dicendo questo, vuole sottolineare che per Maria seguire la propria vocazione, nella
docilità allo Spirito di Dio, che ha operato in Lei l’incarnazione del Verbo, significa
percorrere una nuova strada ed intraprendere subito un cammino fuori della propria
casa, lasciandosi condurre solamente da Dio. Sant’Ambrogio, commentando la "fretta"
di Maria, afferma: "la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze" (Expos. Evang.
sec. Lucam, II, 19: PL 15,1560). La vita della Madonna è condotta da un Altro - "Ecco
la serva del Signore: avvenga in me secondo la tua parola" (Lc 1,38) - è modellata
dallo Spirito Santo, è segnata da eventi ed incontri, come quello con Elisabetta,
ma soprattutto dalla particolarissima relazione con il suo figlio Gesù. E’ un cammino
nel quale Maria, serbando e meditando nel cuore gli avvenimenti della propria esistenza,
scorge in essi in modo sempre più profondo il misterioso disegno di Dio Padre, per
la salvezza del mondo. Seguendo poi Gesù da Betlemme all’esilio in
Egitto, nella vita nascosta e in quella pubblica, fino ai piedi della Croce, Maria
vive la sua costante ascesa verso Dio nello spirito del Magnificat, aderendo pienamente,
anche nel momento dell’oscurità e della sofferenza, al progetto d’amore di Dio e alimentando
nel cuore l’abbandono totale nelle mani del Signore, così da essere paradigma per
la fede della Chiesa (cfr Lumen gentium, 64-65) Tutta la vita è un’ascensione,
tutta la vita è meditazione, obbedienza, fiducia e speranza, anche nelle oscurità;
e tutta la vita è questa "sacra fretta", che sa che Dio è sempre la priorità e nient’altro
deve creare fretta nella nostra esistenza. E, finalmente, l’Assunzione
ci ricorda che la vita di Maria, come quella di ogni cristiano, è un cammino alla
sequela, la sequela di Gesù, un cammino che ha una meta ben precisa, un futuro già
tracciato: la vittoria definitiva sul peccato e sulla morte e la comunione piena con
Dio, perché – come dice Paolo nella Lettera agli Efesini - il Padre "ci ha anche risuscitato
e ci ha fatto sedere nei cieli in Cristo Gesù" (Ef 2,6). Ciò vuol dire che con il
Battesimo siamo fondamentalmente già risuscitati e sediamo nei cieli in Cristo Gesù,
ma dobbiamo corporalmente raggiungere quanto già cominciato e realizzato nel Battesimo.
In noi l’unione con Cristo, la risurrezione, è incompiuta, ma per la Vergine Maria
essa è compiuta, nonostante il cammino che anche la Madonna ha dovuto fare. Ella è
entrata nella pienezza dell’unione con Dio, con il suo Figlio, e ci attira e ci accompagna
nel nostro cammino. In Maria assunta in cielo contempliamo, allora,
Colei che, per singolare privilegio, è resa partecipe con l’anima e con il corpo della
definitiva vittoria di Cristo sulla morte. "Compiuto il corso della vita terrena –
dice il Concilio Vaticano II - fu assunta alla gloria celeste in corpo e anima, ed
esaltata dal Signore come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata
al Figlio suo, Signore dei signori (cfr Ap 19,16) e vincitore del peccato e della
morte" (Lumen gentium, 59). Nella Vergine Assunta in cielo contempliamo il coronamento
della sua fede, di quel cammino di fede che Ella indica alla Chiesa e a ciascuno di
noi: Colei che in ogni momento ha accolto la Parola di Dio, è assunta in cielo, cioè
è accolta Lei stessa dal Figlio, in quella "dimora" che ci ha preparato con la sua
morte e risurrezione (cfr Gv 14,2-3). La vita dell’uomo sulla terra
– come ci ha ricordato la prima lettura – è un cammino che si svolge, costantemente,
nella tensione della lotta tra il drago e la donna, tra il bene e il male, E’ questa
la situazione della storia umana: è come un viaggio in un mare spesso burrascoso;
Maria è la stella, che ci guida verso il Figlio suo Gesù, sole sorto sopra le tenebre
della storia" (cfr Spe salvi, 49) e ci dona la speranza di cui abbiamo bisogno: la
speranza che possiamo vincere, che Dio ha vinto e che, con il Battesimo, siamo entrati
in questa vittoria. Non soccombiamo definitivamente: Dio ci aiuta, ci guida. Questa
è la speranza: questa presenza del Signore in noi, che diventa visibile in Maria assunta
in cielo. "In Lei (…)- leggeremo tra poco nel Prefazio di questa Solennità – hai fatto
risplendere per il tuo popolo pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di
sicura speranza". Con San Bernardo, mistico cantore della Vergine
Santa, così la invochiamo: "Ti preghiamo, o benedetta, per la grazia che tu trovasti,
per quelle prerogative che tu meritasti, per la Misericordia che tu partoristi, fa’
che colui che per te s’è degnato di farsi partecipe della nostra miseria ed infermità,
grazie alla tua preghiera, ci faccia partecipi delle sue grazie, della sua beatitudine
ed eterna gloria, Gesù Cristo, Figlio tuo, Signore nostro, il quale è sopra tutte
le cose, Dio benedetto nei secoli dei secoli. Amen" (Sermo 2 de Adventu, 5: PL 183,
43).