Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Domani, 16 agosto, è la 20.ma Domenica del Tempo Ordinario: la liturgia continua a
proporci il discorso di Gesù a Cafàrnao sul Pane disceso dal cielo. Alla folla scandalizzata
per le sue parole, il Signore dice:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
La
prudenza solo umana ci mette in guardia sia da coloro che non donano nulla, sia da
coloro che donano troppo ("Timeo Danaos et dona ferentes").
All'udire
il lungo e inequivocabile discorso di Gesù sulla necessità di mangiare la sua Carne
e bere il suo Sangue se ne andarono quasi tutti. La moltiplicazione dei pani e dei
pesci era stata da loro gradita, ma adesso stava esagerando, stava esagerando con
il dono, era eccessivo.
Esagerato ed eccessivo rispetto
a che cosa?
Rispetto alla loro misura.
Il
dono di Dio, qualsiasi dono di Dio non può essere misurato con la bilancia e la misura
solo umana. Qui, inoltre, non si tratta di un dono qualsiasi, si tratta della sua
Carne e del suo Sangue.
La separazione della carne
dal sangue suppone il sacrificio. Non solo. In nessun sacrificio offerto al Tempio era
concesso di bere il sangue, che è la vita (cf. Lev 11) ed è quindi proprietà esclusiva
di Dio.
Ora, Gesù prescrive di bere il suo Sangue.
Solo Dio, solo il Signore della vita avrebbe potuto offrire se stesso fino a quel
punto, fino a dar parte realmente alla propria vita, al punto che colui che ne partecipa
vive non più della sua propria vita, ma di quella del Figlio dell'uomo.
Al
di fuori di questo divino eccesso non c'è vita vera, non c'è vita eterna.