Myanmar: nessuna sanzione Onu per la condanna di Aung San Suu Kyi
Dopo 48 ore di discussioni, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha scelto
la linea del compromesso sulla giunta militare del Myanmar, che ha condannato la leader
dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi ad altri 18 mesi di arresti domiciliari.
Su pressione della Cina, non è arrivata alcuna condanna al regime di Yangon ma è stata
espressa “grave preoccupazione” per la sentenza. Più netta, invece, la presa di posizione
dell’Unione Europea. I quattro giudici che hanno emesso la sentenza sono stati aggiunti
alla lista di funzionari birmani soggetti a congelamento dei beni e divieto di ingresso
nell'Ue. Sulla linea seguita da Bruxelles, ascoltiamo l'on. Piero Fassino,
inviato dell’Unione europea per la Birmania, intervistato da Federico Piana:
R. – Dobbiamo
continuare a batterci per i tre obiettivi fondamentali per cui la comunità internazionale
da mesi e mesi lavora: il primo è certamente la liberazione di Aung San Suu Kyi e
di tutti i prigionieri politici; il secondo obiettivo è ottenere l’apertura di un
dialogo tra la giunta e le comunità etniche che costituiscono la Birmaniia per definire
un percorso concordato di transizione; terzo obiettivo, una legge elettorale e regole
di campagna elettorale che consentano ad ogni candidato e ad ogni partito nel 2010
di partecipare alle elezioni avendo gli stessi diritti e le stesse opportunità e una
piena agibilità politica, in modo tale che le elezioni non siano come il referendum
di un anno fa: semplicemente uno strumento di legittimazione del potere, ma siano
effettivamente l’avvio di una vita nuova.
D. – Qual
è la posizione dell’Europa? R. – L’Europa aveva già adottato
delle sanzioni ed ha deciso di rafforzare alcune misure di sanzioni nei confronti
di questi magistrati che erogano sentenze così scandalose. Però, bisogna essere consapevoli
che non è una via puramente di sanzioni che sbloccherà la situazione. Le sanzioni
servono, hanno un valore politico, hanno un valore morale, è giusto averle adottate
però le hanno adottate gli Stati Uniti, l’Unione Europea, l’Australia e il Canada...
E l’80 per cento dell’import-export del Myanmar non è con questi Paesi, ma è con i
Paesi asiatici i quali non hanno adottato sanzioni e non intendono adottarne. Quindi,
è chiaro che la nostra strategia, se vuol essere efficace, non può essere basata solo
sulle sanzioni. Occorre, accanto alle sanzioni, adottare anche altre misure, in questo
caso più positive, e anche mettere in campo tutte le forme di persuasione, di pressione
politica nei confronti della giunta al potere, perché capisca che deve accettare l’apertura
di una fase nuova.
D. – Che ruolo può giocare in
questo momento la Cina ?
R. – La Cina è il principale
partner economico, commerciale e politico della Birmania; è chiaro che una forte azione
di pressione, di persuasione politica da parte della Cina sulla Birmania potrebbe
ottenere un ammorbidimento della posizione della giunta e la disponibilità ad aprire
quel dialogo con l’opposizione che è fondamentale per una fase nuova nella vita di
quel Paese. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Caucaso
Non si ferma l’escalation di violenza nelle Repubbliche del Caucaso russo.
Almeno 22 persone, fra cui sette donne, sono morte in diversi attacchi la scorsa notte
in Daghestan e Cecenia. L'episodio più grave è avvenuto nella Repubblica russa del
Daghestan dove uomini armati hanno sparato all'impazzata in una sauna, uccidendo sette
donne, e attaccato un vicino posto di polizia. Nello scontro a fuoco sono morti anche
quattro poliziotti e tre presunti ribelli. Nelle stesse ore in Cecenia almeno sei
persone sono morti invece negli scontri fra forze speciali governative e ribelli islamici.
Afghanistan Il
presidente afghano Hamid Karzai ha annunciato di aver disposto un cessate il fuoco
per le forze militari nazionali il 20 agosto, giorno in cui si terranno le elezioni
presidenziali, ed ha invitato i movimenti talebani ad aderirvi. Secondo alcuni media
locali, esisterebbe addirittura un’intesa fra Karzai e gruppi di ribelli per rendere
effettiva la tregua che si estenderebbe nel tempo. Tuttavia sul terreno non accennano
a diminuire gli attacchi della guerriglia. Ieri altri tre soldati britannici hanno
perso la vita in un attentato nella provincia di Helmand. Da Kabul, ci riferisce
Barbara Schiavulli:
Tra le strade
assolate di Kabul incombe la minaccia dei talebani e la frenesia della campagna elettorale.
Sei giorni alle elezioni, le seconde nella storia dell’Afghanistan. Almeno nella capitale,
le preferenze vanno per l’attuale presidente Karzai. “C’è molta corruzione, ma è riuscito
a mettere insieme le etnie”, ci dice Im Ruddin, un autista zara che ricorda le persecuzioni
del suo popolo. Tra i preferiti, anche Abdul Abdullah, ex ministro degli Esteri sostenuto
dai tagiki. Ma molti sono rassegnati: “Non vado a votare perché ho paura degli attacchi”,
spiega Mina, una donna con un leggero velo che le incornicia il volto. La tensione
è palpabile come il caldo afoso che impregna la città avvolta in una cappa di polvere.
“Vorrei tanto un presidente che pensi all’Afghanistan e non solo a se stesso”, ci
dice con amarezza Shafik Anuri, parlamentare, mentre dalla borsa ci offre un volantino
di Abdul Abdullah. Se Karzai non otterrà il 51 per cento dei voti il 20 agosto prossimo,
si andrà al ballottaggio. Iran. Le accuse di Karrubi: detenuti
morti per le torture Giovani manifestanti sarebbero stati torturati a morte
nelle prigioni iraniane. È la nuova accusa contro il governo di Teheran dell’ex candidato
riformista, Mehdi Karrubi, che ha chiesto la costituzione di una commissione indipendente
d'inchiesta che accerti i fatti. Karrubi ha detto, inoltre, che presenterà le prove
degli stupri commessi a danno di uomini e donne nel carcere di Kharizak. Intanto,
nella preghiera del venerdì, l’ayatollah conservatore, Ahmad Khatami, ha chiesto alle
autorità iraniane di non cedere alle pressioni dell’Occidente riguardo ai detenuti
e di agire contro l'Unione Europea, in particolare sulla Svezia accusata di interferire
negli affari interni dell’Iran.
Attentato in Iraq Cresce ancora il
numero delle vittime del duplice attentato suicida compiuto ieri nella provincia di
Sinjar, nell’Iraq nord-occidentale. Sono 21 i morti e 32 le persone ferite che al
momento dello scoppio degli esplosivi si trovavano in un bar vicino a uno dei mercati
più affollati della regione.
Medio Oriente Nel corso della prima
riunione ieri a Ramallah del comitato centrale di Al-Fatah, il presidente palestinese
Abu Mazen ha precisato che senza il congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania
e a Gerusalemme est non ci potrà essere la pace con Israele. Il leader dell’Anp ha
inoltre invocato una soluzione equa per i profughi palestinesi e ha ribadito la sua
contrarietà all'ipotesi di “confini temporanei”.
Hillary Clinton in Liberia Continua
la visita nel continente africano del segretario di Stato americano Hillary Clinton.
Nella sua sesta tappa, in Liberia, Paese che si affaccia sul Golfo di Guinea, la Clinton
ha promesso il sostegno degli Stati Uniti al presidente Ellen Johnson Sirleaf, unica
donna al potere in uno Stato dell’Africa. Alla presidente è attribuito il merito di
avere risollevato l'economia del Paese dopo 14 anni di guerra civile. Domani la missione
di Hillary Clinton nelle isole di Capo Verde.
Nuova influenza Parliamo
della nuova influenza A/H1N1. L’Oms conferma che 168 Paesi sono interessati dalla
pandemia e, secondo i dati diffusi dal Centro Europeo di prevenzione e controllo delle
malattie, il virus è ancora in espansione: oltre 220 mila i contagiati nel mondo,
più di 1900 i decessi. In Europa aumenta il numero degli infetti in Germania, ma è
la Gran Bretagna, con circa 12.400 casi di contagio, ad essere il Paese più colpito
dal virus. L'Unione Europea rassicura: non sarà necessario rimandare l'avvio dell'anno
scolastico. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Gianni Rezza,
direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità:
R. - Diciamo
innanzitutto che sono dati parziali perché fanno riferimento ai casi confermati e
i casi confermati rappresentano comunque la sottostima del numero totale di casi.
Si tratta di un’infezione che può correre molto velocemente e si può diffondere molto
ma la buona notizia, da un punto di vista clinico, è che per fortuna è poco aggressiva.
Probabilmente non è molto diversa dalla normale influenza stagionale, l’unica differenza
è che noi non abbiamo gli anticorpi nei confronti di questo virus che è un virus nuovo.
D.
– Ci sono dei comportamenti virtuosi che si possono adottare?
R.
– Certamente. Evitare luoghi affollati, lavarsi spesso le mani, può essere di utile
ausilio per diminuire il rischio di contrarre l’infezione. Poi, per quanto riguarda
le persone a rischio di complicanze, soprattutto i malati cronici ma anche le donne
in gravidanza, o i bambini al di sotto dell’anno, si possono proteggere con farmaci
antivirali in attesa del vaccino.
D. - Dei medici
britannici ribadiscono: “Ci vuole cautela nella prescrizione dei medicinali antivirali
contro la nuova influenza”…
R. - E’ giusto. C’è stato
un uso degli antivirali “fai da te” per cui si sono manifestati anche dei fenomeni
di resistenza ad essi.
D. – Professore, dunque cosa
succederà in autunno, in inverno?
R. - E’ possibile
prevedere una recrudescenza del virus in quei Paesi, fra i quali la Gran Bretagna
e gli Stati Uniti, che hanno alle spalle ormai il picco epidemico. E' possibile prevedere
un aumento, invece, delle infezioni in Paesi come il nostro che sono stati fino ad
ora relativamente risparmiati, proprio perché le scuole sono chiuse, i luoghi di raduno
sono chiusi, non ci sono in questo momento le condizioni per un’esplosione dell’epidemia
almeno nell’emisfero nord, quindi nel nostro emisfero.
D.
– C’è motivo di preoccupazione forte?
R. - C’è motivo
di attenzione, questo sicuramente sì, perché in questa fase di transizione vediamo
che, comunque, l’infezione continua a circolare anche se con un’intensità relativamente
bassa. Quando si creeranno le condizioni per un aumento della velocità di circolazione
virale è possibile che avremo molti casi. Però, ripeto, si tratta di un’influenza
che ha delle caratteristiche molto simili a quelle dei virus di influenza stagionale
e, quindi, è una situazione non di allarme ma sicuramente una situazione da seguire
con molta attenzione.
Europa: calo record dell'inflazione Calo
record dell’inflazione nella zona euro. Nel mese di luglio si è registrato un -0,7%
su base annua e un -0,1% rispetto al precedente mese di giugno. Si tratta della diminuzione
maggiore dall’introduzione della moneta unica.
Usa: tragedia dell'Hudson Un
supervisore e un controllore di volo dell'aeroporto Teterboro sono stati sospesi dalle
loro funzioni in relazione alla collisione in volo fra un elicottero e un piccolo
aereo sul fiume Hudson, a New York, che sabato scorso ha provocato la morte di nove
persone. Secondo le indiscrezioni della stampa statunitense, il controllore era al
telefono con la fidanzata durante la collisione, mentre il supervisore era al momento
irreperibile. I due sono al centro dell'indagine del National Transportation Safety
Board e della Federal Aviation Administration.
Incendi in California Oltre
2.200 persone sono state evacuate nella regione della catena montuosa di Santa Cruz,
nel nord della California a causa di un grande incendio boschivo che ha già bruciato
in due giorni oltre 1.100 ettari di vegetazione e foresta. Le fiamme sono divampate
mercoledì dalla Costa pacifica a circa 60 chilometri a sud di San Francisco e adesso
minacciano le abitazioni della regione di Swanton e di Bonny Doon.
Zelaya
incontrerà il segretario di Stato americano Il presidente deposto dell'Honduras,
Manuel Zelaya, ha annunciato che incontrerà la prossima settimana il segretario di
Stato Usa, Hillary Clinton, per discutere della crisi politica del Paese. Zelaya ha
definito le azioni statunitensi “troppo tiepide e poco efficaci” e chiederà alla Clinton
posizioni più dure nei confronti del governo de facto in ambito economico, commerciale
e migratorio. Intanto la tensione in Honduras rimane molto alta e anche ieri manifestazioni
pro-Zelaya sono terminate con l’arresto e il ferimento di decine di manifestanti.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 226
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