2009-08-13 15:20:58

Orissa: massima allerta nel primo anniversario delle violenze anticristiane


Dodici plotoni dellOrissa State Armed Police force e 500 funzionari delle forze speciali di polizia dispiegati nel Kandhamal per la festa indù di Janmastami. Nell’estate del 2008 la ricorrenza era stata segnata dall’omicidio di un leader estremista indù, lo Swami (maestro) Laxmanananda Saraswati, avvenuto il 23 agosto, da cui hanno avuto origine le violenze indù contro le comunità cristiane dell’Orissa. Quest’anno il Janmastami cade il 13 ed è considerato dai fedeli indù come il primo anniversario dell’omicidio dello Swami. Tutte le stazioni di polizia del Kandhamal sono in stato di massima allerta e una compagnia del Central Reserve Police Force (Crpf) staziona nel distretto. Suor Suma, missionaria della Carità nella parrocchia di Shankarakole, spiega ad AsiaNews che il loro villaggio “è in una zona molto delicata, vicinissima al Samadhi di Guruji, il luogo di sepoltura dello Swami”. Il 25 agosto scorso la parrocchia è stata una delle prime a subire gli attacchi indù. Gli scontri causarono la morte di padre Bernard Digal, picchiato per ore dai fondamentalisti e deceduto per le ferite riportate nell’assalto. Il sacerdote era andato a Shankarakole per incontrare il parroco, padre Alexander Chandi. Padre Chandi è sopravvissuto alle violenze e oggi continua a vivere tra la gente del villaggio “per portare l’amore di Dio alla gente, aiutarla a ricostruire la loro vita e la comunità, e prepararsi a nuove prove se queste dovranno arrivare”. Il clima di minaccia e insicurezza continua ad essere palpabile in molti villaggi del distretto e la situazione non è diversa in altri Stati indiani. È dell’11 agosto scorso la notizia diffusa dall’All India Christian Council di un assalto ad alcune opere caritative della comunità protestante del distretto di Annigere Gadag, nel Karnataka. Attivisti del movimento indù Rashtriya Swayamsevak Sangh hanno attaccato i locali dove la Chiesa evangelica svolge un programma di assistenza ai bambini accusando i presenti di compiere conversioni forzate. (V.V.)







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