Bce: la recessione mondiale sta per finire. Ripresa nel 2010
“La recessione globale è al punto di svolta. L’economia rimarrà debole nel 2009 ma
per il prossimo anno è in vista una graduale ripresa”. Così la Banca Centrale Europea,
che nel proprio bollettino di agosto prevede per il Pil dell’area euro una diminuzione
del 4,5%, quindi una crescita dello 0,3% nel 2010 e dell’1,5% nel 2011. Un ritratto
che segna la fine della fase di emergenza della crisi, ma anche una crescita della
disoccupazione. Segnali positivi da Francia e Germania, che a sorpresa registrano
un Pil positivo con un +0,3%. Su questi dati, Linda Giannattasio ha raccolto
il commento del professor Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all'Università
di Bologna.
R. - Era
stato previsto già da tempo che agli inizi del nuovo anno l’economia avrebbe ripreso
a marciare, il che è ovvio. Da quando esiste l’economia di mercato tutti sanno che
ci sono gli andamenti ciclici e dopo una crisi c’è la ripresa. Il vero problema non
è questo: è come sarà la ripresa. Ecco perché le fasi di crisi dovrebbero essere viste
come opportunità per interrogarsi sul modello di sviluppo economico, perché se dopo
questa fase acuta della crisi noi riprendiamo la strada degli ultimi anni basata sull’eccesso
di consumi, sulla produzione di cose inutili, con la conseguente sovrapproduzione,
andremo incontro a un’altra crisi, magari tra dieci, quindici anni. D.
- Un altro capitolo toccato da Francoforte è l’inflazione. Secondo la Bce la fase
attuale caratterizzata da tassi di inflazione molto bassi è comunque di breve durata… R.
- Temo che abbiano ragione, perché in questi ultimi due anni i governi, italiano ma
soprattutto americano e inglese, hanno immesso denaro per salvare delle grosse imprese
dalla crisi; questo evidentemente ha aumentato enormemente il debito pubblico. Con
l’aumento del tasso di inflazione questi Stati tendono in maniera forzata a costringere
i cittadini a finanziare i loro debiti. Il vero problema è di fare in modo che questo
tasso di inflazione inevitabile non raggiunga livelli insopportabili: il 3, al massimo
il 4 %, è tollerato. D. - Segnali positivi, invece, si sono
registrati per Francia e Germania. Quali sono le misure messe in atto da questi Paesi? R.
– Nel 2006 la Francia ha approvato una legge che istituisce il Cesu, una specie di
sistema di voucher per consentire alle persone o disoccupate oppure desiderose di
migliorare i propri redditi mensili, di fare lavori artigianali presso famiglie. Il
risultato è che nel giro di due anni in Francia sono nate centomila botteghe artigianali
creando oltre un milione di posti di lavoro. Qualcosa del genere ha fatto la Germania
su altri fronti. Il che allora dimostra che quando un Paese riesce ad avviare un’innovazione
sociale, cioè un modo nuovo di affrontare i temi sociali, si può cambiare.