Mons. Filoni: i cristiani iracheni hanno il diritto di essere rispettati
In Iraq bisogna dare maggiore spazio alla speranza. “Se fosse persa, non c’è dubbio
che la presenza cristiana in breve si estinguerebbe”. E’ quanto afferma l’arcivescovo
Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato e nunzio apostolico in Iraq dal
2001 al 2006, in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano in occasione della
traduzione in francese del libro “La Chiesa nella terra di Abramo”, pubblicato in
italiano nel 2006. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il nunzio
non è uno spettatore ma è coinvolto dalla realtà ed il Paese in cui si trova un po’
gli appartiene. Sono parole di mons. Fernando Filoni che, ricordando gli anni trascorsi
in Iraq, afferma di essersi sentito un iracheno tra gli iracheni. Anche in una terra
deturpata dalla guerra e dalle violenze non mancano solidarietà e stima. L’arcivescovo
ricorda in particolare un episodio: nel 2006, quando un’autobomba è esplosa accanto
alla nunziatura, un musulmano è arrivato con 30 operai per riparare i danni. Il suo
contributo – racconta – è stato un tangibile segno di affetto. La decisione di rimanere
a Baghdad durante la guerra - spiega poi il presule - è stata una scelta sacerdotale:
“Se il pastore fugge nei momenti di difficoltà – afferma mons. Fernando Filoni – si
disperde anche il gregge”. Rimanere in Iraq è stato anche un modo “per incoraggiare
la Chiesa irachena”. Mons. Filoni si sofferma quindi su vicende storiche millenarie
per focalizzare poi la propria attenzione sulla complessità della realtà contemporanea.
La popolazione irachena - osserva l’arcivescovo - continua ad essere purtroppo sconvolta
da esplosioni e gravi disagi: agli attentati si aggiunge spesso “la penuria d’acqua
o della corrente elettrica”. C’è la “difficoltà di trovare lavoro”, “l’inadeguatezza
della scuola” e soprattutto “manca la sicurezza”. Ma il futuro – aggiunge - è nelle
mani degli iracheni e quando il sistema educativo potrà funzionare a pieno ritmo,
“l’Iraq potrà fare molto anche con le proprie forze”. Mons. Fernando Filoni afferma
infine che i cristiani, comunità originaria dell’Iraq, hanno “il diritto a vivere
e di vivere rispettati nella loro dignità”. Se la comunità cristiana migrasse, il
danno culturale e religioso sarebbe “incalcolabile”. Per questo – conclude l’arcivescovo
– abbiamo “il dovere di aiutare i cristiani iracheni” e di “offrire loro una speranza”.