La Chiesa celebra oggi Santa Chiara d'Assisi, la "pianticella di Francesco", esempio
di ardente amore divino
La Chiesa celebra oggi la Festa di Santa Chiara di Assisi, che il Papa ha ricordato
all'Angelus di domenica scorsa definendola esempio "ardente di amore divino" nella
preghiera e nella vita comune. Era la notte dopo la Domenica delle Palme del 18 marzo
1212, quando Chiara, figlia di una nobile famiglia di Assisi, si recò di nascosto
alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati, per vestirsi del
saio francescano e votarsi alla povertà. Esempio di fermezza e nobiltà d’animo, venne
canonizzata nel 1255, due anni dopo la morte, da Papa Alessandro IV. Sulla figura
e l'eredità spirituale della Santa, Alessandra De Gaetano ha intervistato suor
Maria Rita Sola Vaggione, superiora generale dell’ordine delle Suore Apostoliche
di Rieti:
(musica)
R.
– Mi piace riferirmi ad un’immagine con la quale viene spesso ricordata: "La pianticella
di Francesco". Quindi, un albero che è cresciuto su una radice piantata da Francesco,
che è l’amore a Cristo povero e crocifisso, che si dona totalmente. L’esperienza di
Chiara, quindi, è stata una donazione totale a questo amore che Chiara ha vissuto
nella pienezza della sua femminilità, perché è diventata madre e sorella non soltanto
delle sue suore, delle sorelle povere di San Damiano, ma anche di Francesco e dei
suoi frati. Quindi, direi proprio un’esperienza religiosa di maternità, non soltanto
nei confronti della sua comunità, ma anche dei frati minori. Io vedo Santa Chiara
come un vaso di alabastro, completamente vuoto, per poter però essere riempito dalla
luce di Dio.
D. – Il privilegio della povertà è stato
voluto ed incarnato da Chiara e da Francesco, fratelli in Gesù Cristo. Qual è il senso
della povertà per Santa Chiara?
R. – Un modo di vivere
che la distanzia da quella che era la caratteristica della vita consacrata del tempo,
che era il possedere, l’avere. Invece, Chiara voleva proprio non avere nulla, non
possedere nulla e ha lottato tutta la vita per questo, per essere libera. Chiara è
stata una donna estremamente libera e creativa nell’amore di Dio, proprio grazie a
questo spogliarsi per avvicinarsi all’umanità di Gesù, che si è voluto spogliare per
salvarci.
D. – Quale eredità ha lasciato Santa Chiara
alle sorelle, alla Chiesa, al mondo...
R. – Un’eredità
molto importante, quella di una donna che ha vissuto in pienezza, non solo la sua
vita consacrata, ma la sua femminilità. Un’eredità di cui ancora oggi possiamo far
tesoro tutti, non soltanto noi suore francescane, clarisse, clarisse apostoliche,
ma tutta la Chiesa.
D. – Da 51 anni Santa Chiara
è stata proclamata patrona della televisione. Perchè? Cosa accadde nella notte del
1252?
R. – Ha ricevuto il dono di poter partecipare
alle celebrazioni del Natale che stavano svolgendo i frati minori, pur rimanendo inferma
nel suo giaciglio, quel giaciglio che l’ha vista inferma per 27 anni. Quindi, è riuscita
con questo dono particolare a superare le barriere dello spazio. E ancora oggi penso
che Santa Chiara sia presente con miracoli, soprattutto spirituali.