2009-08-10 14:52:20

Liberi i 16 marinai della Buccaneer sequestrati dai pirati somali


Sono stati liberati i sedici marinai a bordo della nave Buccaneer sequestrata dai pirati nel Golfo di Aden, a largo delle coste Somale, lo scorso 11 aprile. A bordo del natante 10 italiani, 5 romeni e un croato. Soddisfazione è stata espressa dal ministro degli Esteri Franco Frattini che ha smentito il pagamento di un riscatto come sostenuto dai pirati. Il rimorchiatore sta ora procedendo verso Gibuti accompagnato dalla nave della Marina militare San Giorgio. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l'azienda proprietaria del rimorchiatore.RealAudioMP3

R. – E’ il risultato di tanti sforzi, tante attese; è un senso di liberazione per tutti. Non ho più detto nulla, per me era come avere 16 figli in mezzo al mare.

 
D. – In questi mesi la parola d’ordine rispettata da voi ed anche dalla Farnesina è stata “massimo riserbo”. Una strategia che ha pagato?
 
R. – Sì, assolutamente, anche se qualche interferenza c’è stata. Il riserbo ha pagato tantissimo e mi dispiace che qualcuno non abbia capito che l’informazione a qualsiasi costo non ha ragione di esistere quando essa lede l’integrità fisica di uomini che si trovano comunque in balìa di persone che non hanno molti scrupoli.

 
D. – Mi può confermare che non c’è stato nessun blitz e nessun riscatto pagato?

 
R. – Nessun blitz e nessun riscatto. C’era stato un controllo assiduo e costante nell’ambito territoriale, dove c’erano i nostri uomini ed eravamo costantemente informati delle loro condizioni. Quando c’è stato bisogno di medicine e di viveri, in un certo periodo, siamo riusciti a mandarli a bordo. La cosa più importante è stata di certo la diplomazia e una sicurezza, per noi, è stata la Marina che, fin dal secondo giorno, ha sempre vigilato con molta attenzione sulla salute dei nostri marinai.

 
D. – Sedici persone a bordo, dieci italiani, cinque marinai romeni ed un croato. Torneranno tutti a casa?

 
R. – Sono in navigazione. Sono già stati visitati dai medici militari e non ci sono particolari problemi per nessuno di loro. Ci si aspetta che si dirigano su Gibuti dove, molto probabilmente, dovrebbero arrivare non prima di mercoledì.

 
D. – Da lì poi si sa già come torneranno in Italia?

 
R. – No, ancora non è stato deciso niente. Mi terrò in contatto con la Farnesina perché i tradizionali voli di collegamento aereo con Gibuti sono una cosa molto difficoltosa: ci vogliono due giorni per arrivare. Ritengo che la Farnesina vorrà fare qualcosa, ma ancora non è stato deciso cosa.

 
D. – I romeni ed il croato stanno tornando a Gibuti insieme agli italiani?

 
R. – Sì, sì, ma non sono mai stati separati, non c’è mai stato alcun problema. Il viaggio di rientro lo stanno facendo tutti insieme come insieme hanno vissuto quest’esperienza.

 
D. – Mi ha detto che hanno avuto già le prime cure mediche: come stanno?

 
R. – Ho sentito il comandante, il quale giustamente lamentava questo stato di stress che tutti hanno subìto in questo periodo di prigionia e di fermo, però ha detto che con i militari accanto si sentivano già molto più tranquilli.







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