Liberi i 16 marinai della Buccaneer sequestrati dai pirati somali
Sono stati liberati i sedici marinai a bordo della nave Buccaneer sequestrata dai
pirati nel Golfo di Aden, a largo delle coste Somale, lo scorso 11 aprile. A bordo
del natante 10 italiani, 5 romeni e un croato. Soddisfazione è stata espressa dal
ministro degli Esteri Franco Frattini che ha smentito il pagamento di un riscatto
come sostenuto dai pirati. Il rimorchiatore sta ora procedendo verso Gibuti accompagnato
dalla nave della Marina militare San Giorgio. Massimiliano Menichetti ha raccolto
il commento di Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l'azienda
proprietaria del rimorchiatore.
R. – E’ il
risultato di tanti sforzi, tante attese; è un senso di liberazione per tutti. Non
ho più detto nulla, per me era come avere 16 figli in mezzo al mare.
D.
– In questi mesi la parola d’ordine rispettata da voi ed anche dalla Farnesina è stata
“massimo riserbo”. Una strategia che ha pagato? R. – Sì, assolutamente,
anche se qualche interferenza c’è stata. Il riserbo ha pagato tantissimo e mi dispiace
che qualcuno non abbia capito che l’informazione a qualsiasi costo non ha ragione
di esistere quando essa lede l’integrità fisica di uomini che si trovano comunque
in balìa di persone che non hanno molti scrupoli.
D.
– Mi può confermare che non c’è stato nessun blitz e nessun riscatto pagato?
R.
– Nessun blitz e nessun riscatto. C’era stato un controllo assiduo e costante nell’ambito
territoriale, dove c’erano i nostri uomini ed eravamo costantemente informati delle
loro condizioni. Quando c’è stato bisogno di medicine e di viveri, in un certo periodo,
siamo riusciti a mandarli a bordo. La cosa più importante è stata di certo la diplomazia
e una sicurezza, per noi, è stata la Marina che, fin dal secondo giorno, ha sempre
vigilato con molta attenzione sulla salute dei nostri marinai.
D.
– Sedici persone a bordo, dieci italiani, cinque marinai romeni ed un croato. Torneranno
tutti a casa?
R. – Sono in navigazione. Sono già
stati visitati dai medici militari e non ci sono particolari problemi per nessuno
di loro. Ci si aspetta che si dirigano su Gibuti dove, molto probabilmente, dovrebbero
arrivare non prima di mercoledì.
D. – Da lì poi si
sa già come torneranno in Italia?
R. – No, ancora
non è stato deciso niente. Mi terrò in contatto con la Farnesina perché i tradizionali
voli di collegamento aereo con Gibuti sono una cosa molto difficoltosa: ci vogliono
due giorni per arrivare. Ritengo che la Farnesina vorrà fare qualcosa, ma ancora non
è stato deciso cosa.
D. – I romeni ed il croato stanno
tornando a Gibuti insieme agli italiani?
R. – Sì,
sì, ma non sono mai stati separati, non c’è mai stato alcun problema. Il viaggio di
rientro lo stanno facendo tutti insieme come insieme hanno vissuto quest’esperienza.
D.
– Mi ha detto che hanno avuto già le prime cure mediche: come stanno?
R.
– Ho sentito il comandante, il quale giustamente lamentava questo stato di stress
che tutti hanno subìto in questo periodo di prigionia e di fermo, però ha detto che
con i militari accanto si sentivano già molto più tranquilli.