Benedetto XVI all’Angelus: i lager nazisti e il nichilismo contemporaneo conseguenza
della negazione di Dio. I martiri ci mostrano che l’amore vince la morte
L’eroismo dei martiri cristiani ci mostra che l’amore di Dio vince il male e la morte:
così, Benedetto XVI all’Angelus domenicale, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.
Il Papa ha offerto ai fedeli la sua riflessione su alcuni Santi che, come Edith Stein
e San Massimiliano Kolbe, sotto il regime nazista, hanno testimoniato la propria fede
in Cristo sino al martirio. Quindi, ha esortato gli uomini di oggi a non dimenticare
Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:
I lager
nazisti, simboli estremi del male, come il nichilismo contemporaneo, mostrano quali
terribili rischi corre l’uomo quando dimentica Dio: è quanto sottolineato da Benedetto
XVI all’Angelus, incentrato su alcune figure di Santi Martiri che la liturgia ricorda
in questi giorni. In particolare, il Papa si è soffermato su Santa Teresa Benedetta
della Croce, Edith Stein, “nata nella fede ebraica e conquistata da Cristo in età
adulta” e San Massimiliano Kolbe, “figlio della Polonia e di San Francesco d’Assisi”,
grande apostolo della Vergine, entrambi uccisi nel lager di Auschwitz:
“I
lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi
del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui
si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male,
di dare la vita e la morte”. Purtroppo, ha rilevato il
Papa, “questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager”. Essi, ha affermato, “sono
piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti”:
“I
santi, che ho brevemente ricordato, ci fanno riflettere sulle profonde divergenze
che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa
tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo
contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno
percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato”. Ha
quindi spiegato quanto sia radicale la differenza di prospettive tra un umanesimo
cristiano e un umanesimo che rinnega Dio:
“Da
una parte, ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di
agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio,
e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, ma è un dio sbagliato, che fa dell’arbitrarietà
il proprio sistema di comportamento. Dall’altra, abbiamo appunto i santi, che, praticando
il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero
volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato
a immagine e somiglianza divina”. Tutti i Santi, specialmente
i martiri, ha detto il Papa, sono “testimoni di Dio che è amore”, di quella carità
“che ama sino alla fine e non tiene conto del male ricevuto, ma lo combatte con il
bene”:
“Da essi possiamo apprendere, specialmente
noi sacerdoti, l’eroismo evangelico che ci spinge, senza nulla temere, a dare la vita
per la salvezza delle anime. L’amore vince la morte!”
Ed
ha invocato la Vergine Maria affinché aiuti tutti i fedeli, e soprattutto i sacerdoti,
a seguire l’esempio dei Santi che hanno testimoniato la fede sino al martirio:
“È
questo l’unico modo per offrire alle istanze umane e spirituali, che suscita la crisi
profonda del mondo contemporaneo, una risposta credibile ed esaustiva : quella della
carità nella verità”. Tra i Santi
che si festeggiano in questi giorni, il Pontefice non ha mancato di ricordare anche
Santa Chiara d’Assisi, “ardente di amore divino nella quotidiana oblazione della preghiera
e della vita comune”, San Ponziano Papa, Sant’Ippolito sacerdote e san Lorenzo diacono.
Quindi, salutando i pellegrini di lingua francese ha chiesto di pregare per le vocazioni
sacerdotali, mentre parlando ai fedeli polacchi ha espresso la sua vicinanza a quanti
in questo mese di agosto si recano in pellegrinaggio a Częstochowa e
agli altri Santuari mariani.