Nuovi martiri. Il Papa: testimoniano che l'amore di Cristo è più forte dell'odio
Oggi la Chiesa ricorda San Sisto II, Papa, e compagni martiri. Una memoria liturgica
che ci ricorda come ancora oggi, nel Terzo millennio, tanti cristiani continuano a
subire persecuzioni e discriminazioni. Il servizio di Sergio Centofanti.
Sisto II,
ad appena 11 mesi dall’elezione al soglio pontificio, viene decapitato con sei diaconi
nel cimitero di San Callisto: era il 258. Un editto dell’imperatore Valeriano proibiva
di parlare in nome di Cristo. Papa Sisto preferisce obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini. Così paga con la vita il suo amore per Gesù. Oggi, a 2000 anni dall’evento
che ha cambiato la storia, i cristiani restano la comunità più perseguitata nel mondo.
Benedetto XVI parla di “missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli
laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla
perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo”: invita a pregare affinché ai cristiani
discriminati e perseguitati – circa 200 milioni di persone - siano “riconosciuti i
diritti umani, l’uguaglianza e la libertà religiosa”. Nello stesso tempo guarda ai
martiri dei nostri tempi alla luce della speranza: “Sono
‘speranza per il mondo’, perché testimoniano che l’amore di Cristo è più forte della
violenza e dell’odio. Non hanno cercato il martirio, ma sono stati pronti a dare la
vita per rimanere fedeli al Vangelo. Il martirio cristiano si giustifica soltanto
come supremo atto d’amore a Dio ed ai fratelli”. (Angelus del 25 marzo 2007). “L’amore
del nemico – afferma - costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’, una rivoluzione
non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico”: è la rivoluzione
silenziosa dell’amore che non poggia “sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si
ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa”: “Ecco
la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’,
che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita”. (Angelus
del 18-2-2007) Il martire cristiano trasforma la
morte in un’azione d’amore: “Quello che dall’esterno è violenza
brutale, dall’interno diventa un atto d’amore che si dona totalmente. La violenza
così si trasforma in amore e quindi la morte in vita” (Omelia a Marienfeld – Colonia,
21 agosto 2005). Il Papa guarda “con speciale vicinanza
spirituale … a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro
senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze”: “Tutta
la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare,
sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono
sembrare un fallimento”. (Angelus del 26 dicembre 2006) C’è
poi la sottile persecuzione del secolarismo, laddove si tende sempre più ad emarginare
i cristiani riducendo a fatto privato la fede, ritenuta legittima solo se, confinata
nelle sacrestie, non incide come libera voce nella vita sociale: “Come
non dire poi che dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza
il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare? … chiediamo a Dio la grazia di vivere
con coerenza la nostra fede, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione
della speranza che è in noi”. (Angelus del 26 dicembre 2005) Il
Papa ancora una volta invita a “non rispondere al male con il male, ma con la forza
della verità e dell’amore”: “Maria Santissima, Regina dei
Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici
con la forza disarmante della verità e della carità”. (Angelus del 26 dicembre 2007)