2009-08-06 15:20:15

Pakistan: la protesta dei cristiani contro le violenze integraliste


"I cristiani hanno parità di diritti in Pakistan e lo Stato ha la responsabilità di proteggerli". Lo ha detto il primo ministro pachistano, Gilani, in visita a Gojra, nel Punjab, dove otto persone di fede cristiana sono state arse vive, sabato scorso, in un attacco condotto da una folla di integralisti islamici col pretesto che un ragazzo aveva dissacrato il Corano. Il primo ministro ha anche accennato alla necessità di rivedere leggi che creano tensioni tra esponenti di varie religioni, senza parlare apertamente di legge sulla blasfemia. Il governo locale ha avviato un'inchiesta sulle violenze che sarebbero state provocate da un gruppo legato ad al Qaeda. Centinaia di pakistani di religione cristiana - circa un migliaio secondo la polizia - hanno protestato ieri per le strade di Lahore reclamando giustizia e la fine delle violenze contro i cristiani. Ma ci sono anche altri episodi da denunciare, come spiega nell’intervista di Emer McCarthy, Peter Jakob, segretario della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale pakistana: RealAudioMP3

 
R. – Two people, two members in...
L’altro ieri, due uomini sono stati uccisi durante una lite in una fabbrica di scarpe, scoppiata dopo essere stati accusati di aver insultato il Corano. Erano musulmani. Queste due persone sono state uccise per gli stessi motivi per cui sono scoppiati gli attacchi a Gojra, ed erano musulmani. E ieri una donna musulmana è stata denunciata per lo stesso motivo, per aver infangato il Corano, nella provincia di Sindh.

 
D. – Lei sta parlando della famigerata legge sulla blasfemia. Come pensa che la Commissione nazionale per la giustizia e la pace cercherà di affrontare questo problema?

 
R. – First of all the kind of relief...
Prima di tutto tramite una serie di aiuti economici a sostegno delle comunità colpite, che sono stati annunciati dal primo ministro e dal governo federale. A Gojra è iniziata oggi poi l’inchiesta sugli eventi accaduti. Un giudice della Corte Suprema è arrivato ieri per dare avvio alle indagini. Come misura governativa per rispondere a tutto questo è un inizio, ma non è abbastanza. La società civile pakistana sta organizzando una serie di incontri e di proteste pacifiche, e ce ne sarà una a Lahore, venerdì, per decidere un’azione futura. Stiamo cercando di creare un movimento contro questa legge. E la società civile si sta impegnando affinché questa legge sia abrogata. Insieme, la Chiesa cattolica e protestante pakistana, hanno annunciato celebrazioni commemorative per le vittime delle recenti violenze, che si terranno nelle chiese di tutto il Paese nella prossima settimana.

 
Ma di fronte a tanta ferocia l’Europa cosa sta facendo e cosa potrebbe fare? Fausta Speranza lo ha chiesto a Mario Mauro, presidente della delegazione dei deputati Pdl al Parlamento Europeo:RealAudioMP3

R. - Di significativo finora si è vista la presa di posizione del governo italiano, soprattutto del ministro Frattini, che si è detto indignato per quanto sta accadendo e sta concretamente facendo pressioni sul governo pakistano.

 
D. – Che cosa può fare l’Europa concretamente contro violenze così disumane, così ingiustificate?

 
R. – Intanto, non dimentichiamo che l’Europa è fortemente impegnata in ambito Nato e in ambito Onu sul teatro Afghanistan; e il teatro Afghanistan e il teatro Pakistan sono intimamente connessi perché è di tutta evidenza che l’inconsistenza dal punto di vista del potere e l’inconsistenza dal punto di vista numerico della comunità cristiana in Pakistan lascia pensare a un “parlare a nuora perché suocera intenda”. Mi spiego. E’ chiaro che gli estremisti pakistani fomentano l’odio per intervenire su quello che è il contenuto della vicenda politica pakistana nel suo complesso dove il controllo sostanzialmente dell’ortodossia islamica altro non è che il modo con cui si accede al potere, il modo con cui si gestisce un potere che - non dimentichiamolo - è titolare anche della bomba atomica, quindi un potere nucleare, il potere di un grande Paese, un Paese di 170 milioni di abitanti, un Paese implicato in un contrasto storico con un vicino ancora più grande e ancora più poderoso, l'India. E’ chiaro, quindi, che attaccare i cristiani nella stessa maniera con cui viene vissuta questa cosa dagli estremisti indù è un modo per giustificare le proprie ambizioni di potere e la propria strategia di potere, il proprio progetto di potere nei confronti dell’intero Pakistan.

 
D. – Dunque tutto si può dire, purtroppo, meno che siano violenze isolate di estremisti, di fanatici. C’è una regia dietro, c’è un disegno…

 
R. – C’è una grande regia che mira a un progetto di potere ben definito, che pensa quindi, essendo forte con i deboli e debole con i forti, di potersi assicurare al più presto questo risultato. Questo però non ci deve far dimenticare il vero problema. Il vero problema è sempre di natura ideologica. Quando si consolida una visione della realtà che mette il potere al centro di tutto e l’uomo è una variabile irrisoria di questo scenario, sicuramente questo ha delle conseguenze nefaste perché quando si afferma l’ideologia come metro della realtà, e l’ideologia è un prendere in considerazione la realtà prescindendo da alcuni suoi fattori essenziali, evidentemente questo deforma profondamente lo scenario. In questo, la vicenda della libertà religiosa è come una cartina al tornasole del progetto di bene che la politica sta sviluppando in certe aree, perché quando viene a mancare la libertà religiosa vuol dire che il potere capisce che l’uomo, cercando la felicità, cerca di mettersi in contatto con qualcosa che trascende il potere, e questo restituisce verità e dignità alla vita dell’uomo. Allora, il potere si scatena e si scatena colpendo con ferocia, pensando così di mortificare quella possibilità di umanità più profonda che c’è nel cuore di ognuno. Questa è veramente una stagione molto triste per il destino non solo della libertà di culto, della libertà religiosa, ma per il destino delle democrazie e delle esperienze di convivenza e di pace nel mondo.







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