2009-08-06 15:03:23

Carceri sovraffollate: Italia condannata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo


L'Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo a risarcire, con mille euro, un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento della cella in cui è stato recluso per alcuni mesi nel carcere romano di Rebibbia. Intanto il ministero di Grazia e Giustizia ha diffuso le stime, aggiornate a luglio, delle presenze negli istituti penitenziari, un dato che ha superato le 63.500 unità. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Patrizio Gonnella presidente dell’associazione, per i diritti del sistema penale, Antigone.RealAudioMP3

R. - Un dato grave, preoccupante. Fortunatamente c’è un giudice a Strasburgo che si è accorto della situazione del sovraffollamento italiano, che ormai è in palese violazione dei diritti fondamentali della persona. Lì, si sono accorti che vivere in meno di tre metri quadri per persona è una situazione che assomiglia alla tortura.

 
D. - Sembra sempre molto difficile tutelare i diritti dei detenuti. Come si risolve questo annoso problema? E’ sufficiente costruire nuove carceri? Cosa serve?

 
R. – Il piano di edilizia presentato è privo di copertura finanziaria, non è sufficiente da un punto di vista culturale e da un punto di vista pratico. Oggi le carceri sono piene di persone che hanno problemi sociali, problemi psichici e problemi economici. Dobbiamo restituire il carcere a chi veramente è un pericolo per la società, ai grandi crimini e ai grandi criminali, e per il resto rimettere in piedi una rete di welfare.

 
D. – Come possiamo concretizzare questo aspetto?

 
R. – Per esempio, le tossicodipendenze: iniziare a creare strutture sul territorio che intercettino i giovani che fanno uso di droghe per evitare che arrivino a commettere reati per procurarsene. Sono migliaia gli ingressi in carcere d’immigrati, solo perché non erano a posto con il permesso di soggiorno, e così via. Che venga intercettato chi ha problemi di disagio psichico presso le comunità, presso le case di accoglienza, presso le case famiglia. Bisogna rimettere in piedi quelle politiche di protezione sociale che ormai tutti hanno abbandonato, destra e sinistra.

 
D. – Cosa rispondere a chi dice in questo momento: “Però non bisogna liberare le carceri perché c’è sovraffollamento”?

 
R. – Dovremmo preoccuparci di riservare le carceri per i fatti più gravi, altrimenti il costo sociale sarebbe troppo elevato. Meglio investire sulla sicurezza collettiva attraverso progetti di recupero sociale, aiutando queste persone a reinserirsi, dando i soldi alle associazioni, alle cooperative, alle parrocchie. Aggiungo che oggi abbiamo troppi pochi educatori nelle carceri: uno in media ogni 140/150 detenuti. I detenuti crescono, gli educatori no.

 
D. – Anche da questo punto di vista andrebbe rafforzata questa linea?

 
R. – Produrre maggiori educatori, investire maggiormente nella presenza della cooperazione, il terzo settore dei mediatori culturali, far sì che non si abbia paura di chi entra nelle carceri per portare una speranza.







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