Pakistan: il martirio dei cristiani nel silenzio internazionale
Nonostate sia tornata la calma è ancora massima allerta a Gojra, la cittadina pakistana
del Punjab, teatro nei giorni scorsi di un terribile attacco contro la comunità cristiana
da parte di fondamentalisti islamici. La polizia sta interrogando duecento persone
sospettate di aver partecipato alle aggressioni che hanno causato la morte di otto
cristiani. Una organizzazione locale per i diritti umani ha denunciato il fatto che
le violenze non sono state spontanee ma premeditate e che dietro c'è Al-Qaeda. Intanto
il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, con una lettera alla presidenza
di turno svedese dell’Ue ha esortato l’Europa a lanciare un forte segnale contro le
violenze anticristiane nel prossimo Consiglio dei ministri di settembre. Le aggressioni
ai cristiani - ha affermato - si moltiplicano in tutto il mondo ed è arrivato il momento
di dire basta. "La Ue non si può disinteressare – ha aggiunto - non può chiudere
gli occhi". Ma per quale motivo in Pakistan i cristiani sono al centro di queste
dure persecuzioni? Federico Piana lo ha chiesto Renzo Guolo, professore
di sociologia delle religioni alle università di Padova e Torino:
R. – Sia
l’ambiente islamista radicale che i partiti religiosi più vicini a questi movimenti
vedono nei cristiani una sorta di "presenza impura", nel senso che vi è quasi una
sorta di equazione tra cristianità ed Occidente. Quindi, nella sostanza, questa sorta
di equiparazione fa sì che i cristiani siano diventati bersagli. E’ chiaro che laddove
vi sono movimenti che hanno una visione ideologica così rigida, così fondamentalista,
i cristiani non sono considerate persone che condividono lo stesso riferimento al
monoteismo, seppure in una tradizione religiosa diversa, ma sostanzialmente eretici
come gli altri, che non condividono quella linea di discendenza religiosa. Questo
elemento fa sì che diventino il bersaglio simbolico. Non vi sono tensioni che hanno
a che fare con l’elemento politico, proprio perché la minoranza cristiana è una minoranza
che vive pacificamente e non pone problemi nemmeno dal punto di vista della divisione
del potere. D. – Professore, non pensa che di queste stragi
se ne parli sempre troppo poco? R. – Sicuramente, perché sono
stragi che in qualche modo vengono messe in secondo piano, rispetto a quelle che hanno
obiettivi politici. Il problema riguarda in parte il Pakistan, in quanto tale, perché
la situazione è talmente delicata che ciascuno cerca di non mettere troppa carne al
fuoco rispetto a questo Paese, proprio perché sappiamo benissimo che è un Paese chiave,
cerniera, nell’area, e che oltretutto è dotato di arma atomica e la sua caduta in
mano a gruppi fondamentalisti sarebbe un problema internazionale molto, molto rilevante.
Ma è evidente che c’è scarsa attenzione. E’ come se quello che avviene ai cristiani
e ad alcune situazioni in cui sono in minoranza, come all’interno di taluni Paesi
islamici, quasi passasse in secondo piano, non facesse notizia e si desse per scontato
che sono una sorta di vittime obbligate, legate alla loro situazione e condizione
in quel Paese. Invece sappiamo benissimo che non è così, e non deve essere così. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)