Dopo settimane di manifestazioni, rivolte e scontri in tutto l’Iran, il presidente
Mahmoud Ahmadinejad è stato confermato ufficialmente stamattina alla guida del Paese.
È stato il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ad annunciare in modo formale
la rielezione, alla luce dei risultati delle presidenziali del 12 giugno scorso, fortemente
contestate dall’opposizione. Sabato - tra le critiche degli oppositori - è cominciato
il processo per i disordini che hanno provocato almeno 30 morti e portato all’arresto
di oltre 2mila persone. Nonostante le tensioni, Ahmadinejad giurerà mercoledì alle
Camere ed entro due settimane presenterà una lista dei ministri. Durante la cerimonia,
il presidente non ha mancato di denunciare il coinvolgimento di certi Paesi stranieri
nel fomentare le proteste delle scorse settimane. Ma a quali Stati sono rivolte tali
accuse? Giada Aquilino lo ha chiesto al giornalista iraniano Ahmad Rafat, già
presidente della Stampa Estera in Italia: R. – Se guardiamo
a quello che è successo in Iran e a ciò che hanno scritto nei giorni scorsi, penso
che le parole di Ahmadinejad siano rivolte soprattutto alla Gran Bretagna e ai governi
olandese e statunitense. Perché giorni fa il procuratore di Teheran ha citato alcune
fondazioni di questi Paesi parlando del coinvolgimento in quella che loro chiamano
la Rivoluzione di Velluto contro Ahmadinejad e Khamenei. D.
– I leader dell’opposizione Moussavi e Karroubie l’ex presidente
Rafsanjani non erano presenti alla cerimonia, ma da Moussavi - come
pure dall’ex presidente riformista Khatami - sono giunte nuove critiche al processo
contro gli oppositori al regime. Si parla di confessioni estorte ai manifestanti con
la tortura... R. – Questo pericolo che avrebbero estorto agli
arrestati le confessioni con le pressioni, con le torture psichiche, piuttosto che
fisiche, era già circolato ed era atteso. Conosco di persona alcune di queste persone
che hanno confessato, tra cui il vice presidente di Khatami, Abtahi,
e sinceramente devo dire che quando ho visto la sua faccia ieri in televisione, se
non ci fosse stato il suo nome in sovrimpressione, non l’avrei riconosciuto. D.
– Ahmadinejad giurerà nelle prossime ore alle Camere, mentre la protesta corre su
Internet. Su cosa si concentrerà questo secondo mandato, dopo la più grave crisi politica
dal ’79 ad oggi? R. – Un maggior protagonismo a livello internazionale
e una riforma totale della cultura. Credo che ci sarà una stretta sul cinema, sugli
scrittori, sui giornali. E un più ampio protagonismo sulla politica internazionale
sarà un maggior sostegno a gruppi o formazioni estremiste, come Hamas ed Hezbollah,
e un maggior scontro verbale con la comunità internazionale, che poi è ciò che ha
caratterizzato il primo mandato di Ahmadinejad. D. – La grande
paura è sempre la bomba atomica. Quanto è reale questo timore? R.
– Che l’Iran lavori sul progetto di una bomba atomica ormai è certo. Per quanto riguarda
i tempi, gli esperti parlano di un periodo che va da sei mesi a tre-cinque anni.