I medici cattolici: obiezione di coscienza, questione di libertà
“Il 70% di obiettori di coscienza dimostra che la classe medica è contro le logiche
di morte”. Lo sostiene il presidente dell’Associazione medici cattolici italiani,
Vincenzo Saraceni, fortemente critico per l’introduzione negli ospedali italiani della
pillola abortiva RU486. Ieri il presidente della Conferenza episcopale italiana, il
cardinale Angelo Bagnasco, dalle pagine del quotidiano Avvenire aveva ribadito che
“sui temi decisivi della vita umana non si può procedere per mediazioni”, auspicando
che cresca l’obbiezione di coscienza dei medici. Massimiliano Menichetti ha
raccolto il commento del prof. Vincenzo Saraceni:
R. – L’obiezione
di coscienza è sempre stata la nostra linea, i medici cattolici da sempre hanno chiesto
ai medici di fare l’obiezione di coscienza e vedo che l’obiezione di coscienza nella
classe medica è molto alta. Questo significa che la classe medica ha scelto da sempre
la difesa della vita. D. – Le statistiche parlano di un 70 per
cento di obiettori ma c’è chi dice che in realtà i medici consapevoli di una scelta
etica, non solo religiosa, siano pochi e gli altri vogliano in realtà liberarsi dalle
responsabilità…
R. - Io penso che il dato sia talmente
grande da non lasciare dubbi. Ci sarà anche qualche medico che per non avere problemi
si dice obiettore, ma il 70 per cento indica un sincero rifiuto, da parte della classe
medica, di qualunque pratica che porti alla morte.
D.
– C’è chi ribadisce un altro aspetto: il 70 per cento dei medici in obiezione di coscienza
creerebbe di fatto un blocco per quanto riguarda la libertà degli individui…
R
. – Qui ci sono delle libertà che tra di loro stanno in qualche contrasto ma questo
non é un problema dei medici. I medici devono esercitare in coscienza quello che possono
fare e quello che non possono fare. Nessuno li può obbligare a compiere una pratica
rispetto alla quale sono contrari.
D. – Il cardinale
Angelo Bagnasco ha parlato di una crepa nella civiltà che si è aperta con la commercializzazione
della pillola abortiva RU486…
R. – Credo di sì. La
civiltà cresce nel rispetto della vita: quando la vita viene messa in discussione,
anche in modo banalizzato, perché poi la RU486 rischia di diventare uno strumento
di controllo delle nascite, allora questo è un passo indietro nel cammino della civiltà.
D.
– Voi vi siete subito espressi con un’assoluta contrarietà all’introduzione di questo
prodotto…
R. - Innanzitutto per motivi strettamente
medici, perché sono troppe le segnalazioni di morti collegate con l’autorizzazione
di questa pillola e sono molte le segnalazioni e gli effetti collaterali importanti.
Poi, c’è evidentemente tutto il discorso culturale, anche etico: si rischia di banalizzare
l’aborto e si rischia il ritorno ad un aborto clandestino perché poi le pillole hanno
possibilità di circolazione anche all’esterno dell’ospedale e oltre ad essere un reato
si rischia che numerosi aborti avvengano in casa.
D.
- Eppure questa pillola ha avuto il via libera dall’Aifa…
R.
– Però mi auguro che anche nei confronti di questa pillola, siccome è stato fatto
nei confronti dell’aborto chirurgico, ci sia una vastissima obiezione di coscienza
da parte dei medici.