2009-08-03 14:42:34

I medici cattolici: obiezione di coscienza, questione di libertà


“Il 70% di obiettori di coscienza dimostra che la classe medica è contro le logiche di morte”. Lo sostiene il presidente dell’Associazione medici cattolici italiani, Vincenzo Saraceni, fortemente critico per l’introduzione negli ospedali italiani della pillola abortiva RU486. Ieri il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, dalle pagine del quotidiano Avvenire aveva ribadito che “sui temi decisivi della vita umana non si può procedere per mediazioni”, auspicando che cresca l’obbiezione di coscienza dei medici. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Vincenzo Saraceni:RealAudioMP3

R. – L’obiezione di coscienza è sempre stata la nostra linea, i medici cattolici da sempre hanno chiesto ai medici di fare l’obiezione di coscienza e vedo che l’obiezione di coscienza nella classe medica è molto alta. Questo significa che la classe medica ha scelto da sempre la difesa della vita.
 
D. – Le statistiche parlano di un 70 per cento di obiettori ma c’è chi dice che in realtà i medici consapevoli di una scelta etica, non solo religiosa, siano pochi e gli altri vogliano in realtà liberarsi dalle responsabilità…

 
R. - Io penso che il dato sia talmente grande da non lasciare dubbi. Ci sarà anche qualche medico che per non avere problemi si dice obiettore, ma il 70 per cento indica un sincero rifiuto, da parte della classe medica, di qualunque pratica che porti alla morte.

 
D. – C’è chi ribadisce un altro aspetto: il 70 per cento dei medici in obiezione di coscienza creerebbe di fatto un blocco per quanto riguarda la libertà degli individui…

 
R . – Qui ci sono delle libertà che tra di loro stanno in qualche contrasto ma questo non é un problema dei medici. I medici devono esercitare in coscienza quello che possono fare e quello che non possono fare. Nessuno li può obbligare a compiere una pratica rispetto alla quale sono contrari.

 
D. – Il cardinale Angelo Bagnasco ha parlato di una crepa nella civiltà che si è aperta con la commercializzazione della pillola abortiva RU486…

 
R. – Credo di sì. La civiltà cresce nel rispetto della vita: quando la vita viene messa in discussione, anche in modo banalizzato, perché poi la RU486 rischia di diventare uno strumento di controllo delle nascite, allora questo è un passo indietro nel cammino della civiltà.

 
D. – Voi vi siete subito espressi con un’assoluta contrarietà all’introduzione di questo prodotto…

 
R. - Innanzitutto per motivi strettamente medici, perché sono troppe le segnalazioni di morti collegate con l’autorizzazione di questa pillola e sono molte le segnalazioni e gli effetti collaterali importanti. Poi, c’è evidentemente tutto il discorso culturale, anche etico: si rischia di banalizzare l’aborto e si rischia il ritorno ad un aborto clandestino perché poi le pillole hanno possibilità di circolazione anche all’esterno dell’ospedale e oltre ad essere un reato si rischia che numerosi aborti avvengano in casa.

 
D. - Eppure questa pillola ha avuto il via libera dall’Aifa…

 
R. – Però mi auguro che anche nei confronti di questa pillola, siccome è stato fatto nei confronti dell’aborto chirurgico, ci sia una vastissima obiezione di coscienza da parte dei medici.







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