Si è spenta Corazon Aquino. Il Papa: donna di profonda fede e coraggio impegnata per
la libertà del popolo filippino
L'ex presidente delle Filippine Corazon Aquino è morta nella tarda serata di ieri
a Manila: aveva 76 anni. Ad annunciarlo è stato suo figlio, il senatore Benigno Aquino:
“Nostra madre è spirata in pace - ha detto - Avrebbe voluto ringraziare ognuno di
voi per tutte le preghiere e il continuo sostegno ricevuto”. Il Papa, da parte sua,
si è detto “profondamente addolorato” nell’apprendere la notizia. In un telegramma
di cordoglio, inviato a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone all’arcivescovo
di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales, Benedetto XVI ricorda “l’impegno coraggioso”
di Corazon Aquino “per la libertà del popolo filippino, il suo fermo rifiuto della
violenza e dell’intolleranza e il suo contributo per la ricostruzione di un ordine
politico giusto e coeso nella sua amata patria”. Il Papa assicura quindi le sue preghiere
per la statista scomparsa definendola "donna di profonda e incrollabile fede”. Il
servizio di Virginia Volpe: Ricoverata
in ospedale a Manila, "Cory" Aquino, come veniva affettuosamente chiamata, era malata
da tempo di cancro al colon e ultimamente aveva rifiutato di sottoporsi ad un altro
ciclo di chemioterapia. Durante la malattia, alcune settimane fa, Benedetto
XVI le aveva già espresso la sua “spirituale vicinanza” e assicurato la sua preghiera.
La signora Aquino si era detta “profondamente confortata” dalle parole del Pontefice.
L’attuale presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, da Washington
dove si trova in visita di Stato, ha proclamato dieci giorni di lutto nazionale.
Il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, ha esortato l’intera nazione
a fare una “pausa di preghiera per ringraziare Dio per la Presidente Aquino”. “Non
è stata solo la Presidente che ha restituito alle Filippine la libertà e la democrazia
che avevano perso – ha continuato – ma è stata anche un esempio di guida onesta per
i cittadini che cercavano di uscire da un periodo crudele di scompiglio politico”.
Anche l’arcivescovo di Jaro mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza Episcopale
delle Filippine, ha espresso la vicinanza di tutti i vescovi del Paese alla famiglia
e all’intera nazione per “la morte di una grande donna”. Corazon Aquino ha
guidato le Filippine dal 1986 al 1992 dopo la caduta del regime di Ferdinand Marcos
riportando la democrazia nel Paese. Il suo ingresso in politica avvenne dopo l'assassinio
nel 1983 del marito, Benigno Aquino, impegnato a favore della libertà. Corazon Aquino
è stata la prima donna presidente nella storia dell'Asia. E sulla
figura emblematica di Corazon Aquino, Stefano Leszczynski ha intervistato Paolo
Affatato dell’Osservatorio Asia Major:
R. – La Aquino
ha segnato una svolta in quanto ha effettivamente restaurato la democrazia; sotto
la sua presidenza è stata riscritta la Costituzione; ha preparato un accordo con la
guerriglia e i movimenti musulmani nel sud; ha ristabilito una pace sociale ed ha
dato un impulso all’economia, che hanno a buon diritto introdotto le Filippine tra
quegli Stati del sud-est asiatico che hanno potuto svilupparsi e svolgere un ruolo
di sempre maggior importanza nello scacchiere del sud-est. D.
– La Aquino si era anche fatta portatrice di valori molto importanti nelle Filippine,
in particolare ha sempre combattuto una lotta molto dura contro la corruzione… R.
– Parlare di corruzione nelle Filippine significa toccare un tasto davvero dolente.
La Aquino ha sempre avuto questo sguardo, forte anche grazie a valori etici che professava
nella sua nota fede cattolica, molto radicata, e che ha anche guidato il suo impegno
politico. La Aquino non ha avuto peli sulla lingua, quando ha avuto il coraggio di
denunciare episodi di corruzione e di richiamare alla necessità di una trasparenza
nella pubblica amministrazione, che è il preludio di qualsiasi sviluppo economico
e politico di un Paese. D. – Il rammarico per la scomparsa della
ex presidente Aquino è arrivato anche dagli Stati Uniti, ed è stato espresso da diversi
capi di Stato… R. – Sul finire della dittatura di Marcos fu
proprio l’amministrazione americana di Reagan a spingere per la candidatura della
Aquino e ad appoggiare quella che è stata la rivoluzione non violenta. Quindi gli
Usa appoggiarono una nuova stagione di democrazia nelle Filippine; il rapporto fra
gli Stati Uniti e le Filippine è tutt’ora molto saldo perché le Filippine sono un
punto di riferimento per il posizionamento strategico degli Stati Uniti nel sud-est
asiatico. D. – Sono stati programmati dieci giorni di lutto
nazionale per la perdita di un personaggio così importante; come la vedeva la gente
comune? R. – Sicuramente un punto di riferimento. Era ancora
oggi una persona molto ascoltata. Le Filippine le dedicano sì dieci giorni di lutto,
ma non solo: vorrei ricordare che la sua figura diventerà oggetto di un corso di studi
che in particolare gli istituti cattolici nelle Filippine proporranno agli allievi
per ricordare il suo contributo al ritorno della democrazia. E’ una figura nazionale
d’importanza storica, che resterà sicuramente nei cuori della popolazione filippina
anche per le generazioni future.