La Chiesa di Tarso resta museo. Mons. Padovese: un passo indietro per la Turchia
In Turchia la Chiesa cattolica esprime il proprio disappunto per la decisione del
Ministero del turismo turco di adibire esclusivamente a museo la Chiesa di Tarso.
Dopo la conclusione dell’Anno Paolino, durante il quale la Chiesa è stata utilizzata
anche come luogo di culto, è nuovamente valida la prassi di tutti gli altri luoghi
turchi in cui le celebrazioni liturgiche cristiane sono consentite solo occasionalmente.
Sulla controversa decisione delle autorità turche ascoltiamo, al microfono di Amedeo
Lomonaco, il vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale
della Turchia, mons. Luigi Padovese:
R. – L’Anno
Paolino è andato bene, ci eravamo accordati anche con le autorità turche che si sarebbe
proseguito – come durante l’Anno Paolino – a chiedere ai turisti o ai pellegrini una
piccola tassa d’ingresso per coprire le spese del museo. Di fatto, però, alcuni giorni
fa, è arrivata una nuova normativa che riporta la Chiesa ad essere adibita come museo,
con forti limitazioni. D. – Per celebrare la Santa Messa occorre
adesso una prenotazione tre giorni prima e pagare un biglietto… R.
– La cosa che crea problemi è anche questa: nella normativa si dice, tra l’altro,
che i gruppi che parteciperanno a celebrazioni liturgiche all’interno del museo pagheranno
‘soltanto’ il biglietto d’ingresso. Non riesco a capire che cos’altro possano pagare.
Forse vogliono far pagare anche la Messa. La cosa ancora più grave è che qualora le
celebrazioni avessero un effetto negativo sul flusso dei visitatori, potranno anche
dire: “Voi non potete celebrare più di mezz’ora; potete farlo durante quest’arco di
tempo ma, dopo, dovete lasciare il luogo di culto”. Questa è una normativa peggiore
della situazione anteriore a quella dell’Anno Paolino. D. –
Le autorità turche avevano rassicurato sulla situazione della Chiesa di Tarso… R.
– Questa è la questione che mi pongo: il primo ministro turco aveva dichiarato che
avrebbe fatto tutto il possibile per consentire ai cristiani di pregare a Tarso. Rassicurazioni
sono arrivate anche dal ministro del turismo e della cultura e dal sindaco di Tarso.
Tutti erano favorevoli e riconoscevano il diritto dei cristiani di poter avere un
luogo di culto a Tarso. Poi la conseguenza, invece, è questa limitazione. D.
– La situazione è dunque peggiorata generando nuovi timori in tema di diritti e di
libertà religiosa. Perché è stata presa questa decisione a suo avviso? R.
– O c’è qualcuno che non vuole o, se vogliono, forse non hanno il potere sufficiente
per rispondere a questa richiesta. Questa è un po’ la situazione del Paese che fa
un passo avanti e uno indietro. Si deve anche tener presente che questa nuova normativa
dà una cattiva immagine del Paese. Io amo la Turchia ed è proprio per questo che mi
sento molto amareggiato nel notare come non si facciano passi avanti. D.
– Vuole lanciare un appello? R. – Dico che non dobbiamo scoraggiarci,
ma dobbiamo comunque lottare con tutte le nostre forze per aiutare tutto il Paese
ad esprimere una maggiore libertà religiosa. Teniamo sempre un occhio puntato sulla
Turchia per vedere come cammina nella direzione di una maggiore libertà religiosa
e nei diritti individuali. D. – Un Paese che vuole camminare
verso l’Unione Europea… R. – Cammina verso l’Unione Europea,
però vorrei che questo cammino fosse più spedito e non fosse sempre intralciato da
episodi di questo tipo. Episodi che fanno nascere perplessità. E’ una spia che denota
come, tante volte, non si voglia o non si possa andare avanti.