Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 18.ma Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo ci presenta il discorso di
Gesù a Cafàrnao dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Di fronte alle domande
e all’incredulità della folla che lo segue il Signore dice:
«Io sono il
pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Su
questo brando del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia all'Università Lateranense:
Ogni uomo,
quando viene alla luce, prende il suo nutrimento dal corpo della madre, da quel corpo,
cioè, nel quale la sua vita è stata concepita.
Il
filosofo pagano afferma che noi “ci nutriamo di quelle stesse cose da cui prendiamo
l’essere” (ex eisdem nutrimur ex quibus sumus). Se ne ricava che l’uomo può essere
veramente nutrito da ciò che ha la medesima natura del suo stesso principio vitale.
Ma da chi ha la vita l’uomo? Quale padre e quale madre che siano sensati possono ragionevolmente
ritenersi creatori della vita dei propri figli? Solo Dio è l’autore della vita, della
vita di ciascun uomo.
Allora diviene evidente che
solo comunicando alla vita di Dio, solo avendo parte a Dio stesso, l’uomo potrà nutrire
la sua vita e potrà avere la vita.
Allora potrà apparire
con maggiore precisione e cogente stringenza quello che Gesù ha affermato quel giorno
a Cafarnao: “Il pane di Dio è colui che discende dal Cielo ... Io sono il pane della
vita”.
L’uomo non si nutre di “qualcosa”, ma di “Qualcuno”,
per il fatto che la sua vita non proviene da “qualcosa”, ma da “Qualcuno”. Se il nostro
vero nutrimento proviene dal Cielo è solo perché la nostra stessa vita proviene di
lì.