Vescovi canadesi: 'no' alla legge sulla legalizzazione di suicidio assistito ed eutanasia
"L'eutanasia e il suicidio assistito sono le antitesi di ciò che dovrebbe stare al
centro della civiltà umana: fiducia, stima, partecipazione e solidarietà, basati sul
rispetto di ogni vita umana". È quanto ha scritto in una lettera, indirizzata ai presuli
del Canada, l'arcivescovo di Winnipeg, mons. Vernon James Weisgerber, presidente della
Conferenza dei vescovi cattolici del Canada (Cecc), invitando le comunità cattoliche
a esprimere il loro punto di vista sulla questione direttamente ai membri del Parlamento.
Secondo il presidente della Cecc, i cattolici dovrebbero informarsi sull'argomento
e aggregarsi ai gruppi e alle associazioni di altre confessioni per unire gli sforzi
e cambiare la legge. Il presule, si legge sulle pagine de L’ Osservatore Romano, sottolinea
l'urgenza del problema, alla luce del progetto di legge in Parlamento che emenderebbe
il codice penale canadese legalizzando il suicidio assistito e l'eutanasia. "Questo
dibattito deve essere condotto seriamente", ha detto l'arcivescovo rimarcando che,
nei riguardi di un tema così delicato, sembra emergere nei media e nell'opinione pubblica
"una tolleranza crescente". La Conferenza dei vescovi cattolici del Canada ha spedito
a ogni diocesi degli inserti del bollettino parrocchiale redatti dall'organizzazione
cattolica "Vita e famiglia", e alcuni documenti dove si spiega la posizione della
Chiesa. "Abbiamo bisogno di chiarire ciò che l'eutanasia è e ciò che l'eutanasia non
è", dichiara il presidente di "Vita e famiglia", Michele Boulva, secondo la quale
"l'eutanasia va di pari passo con il suicidio assistito". Gettando benzina sul fuoco
delle polemiche, il Collegio dei medici del Québec ha creato una "task force etica"
per indagare se, in alcune circostanze, l'eutanasia possa essere appropriata. Nuovi
spunti contribuiscono a confondere la distinzione fra uccisione intenzionale e accorciamento
non intenzionale della vita del paziente attraverso dosi crescenti di farmaci anti-dolorifici.
Secondo il presidente di "Vita e famiglia", occorre combattere questa confusione:
“c'è differenza fra l'accorciare la vita di qualcuno, incidentalmente, con dosi crescenti
di anti-dolorifici sotto stretto controllo medico e dare deliberatamente a qualcuno
una dose letale di narcotico”. (V.V.)