Film italiani e film americani si contendono visibilità e premi alla Mostra veneziana,
presentata questa mattina a Roma non senza tensioni e proclami per lo stato di disagio
in cui versano la cultura e l’arte italiane soggette alle turbolenze economiche e
politiche. Simbolo potrebbe essere un Lido che comincerà ad essere logisticamente
difficile per i lavori che da qui al 2011 interesseranno pubblico e partecipanti in
vista del nuovo Palazzo del Cinema e di altre strutture, tentativo di modernizzare
un luogo e una manifestazione soggetta a non poche rivalità e concorrenze. Ma il
programma delle pellicole, distribuito nelle tradizionali sezioni e nella rinata Controcampo
italiano voluta dal Direttore Marco Müller per rilanciare e dare visibilità al nostro
cinema in crisi spesso anche di idee, è di spessore e curiosità, immancabilmente
di classe, per una Mostra prima di tutto d’arte. “I film che cerchiamo – ribadisce
lo stesso Müller – non devono avere altri vessilli che la bellezza, il piacere dell’invenzione,
quella firmata, che non “scade” con il succedersi delle mode, film che sono sinonimi
di invenzione, pace, libertà, in grado di dare allo spettatore piacere, integrità,
amore per il particolare e spinta verso l’altro da sé”. Si troveranno tracce di tutto
questo nei 75 lungometraggi di cui ben 71 in prima mondiale, a cominciare dal titolo
inaugurale, affidato all’atteso e costoso Baarìa di Giuseppe Tornatore. Ma
gli autori di rango internazionale sono tanti: Chérau, Akin, Herzog, Rivette, Tsukamoto,
il cui percorso la Mostra ha spesso accompagnato, mettendo in valore i loro film per
assicurare un mercato e l’arrivo certo nelle sale. Così come sono interessanti due
outsider in concorso che evidenziano tenori nuovi e attenzione ai generi anche popolari,
come l’ultimo e spesso irriverente documentarista americano Michael Moore (per la
prima volta a Venezia), che dedica all’economia le sue attenzioni e, assoluta novità,
un vero horror, quello dedicato dal maestro George Romero ai tradizionali morti viventi.
Mentre la chiusura è affidata addirittura al primo kolossal di fantascienza cinese,
Chengdu, I Love You di Fruit Chan e Cui Jian. E sarà davvero molto interessante
seguire l’opera della regista austriaca Jessica Hausner dedicata a Lourdes,
ai suoi misteri e alla sua sacralità. Piccoli oggetti preziosi li troviamo nelle sezioni
meno visibili: la danza dell’Opéra di Parigi, ad esempio, o la tormentata e profonda
anima russa di Aleksander Sokurov. Il cinema, comunque, continua ad essere vivo,
forte, a parlarci in maniera efficace del presente, in quelle sue molteplici sfaccettature
che danno sempre alla Mostra molti degli argomenti trattati dagli autori e dalle loro
opere. E una attenzione alla storia: la riscoperta, di grande importanza, tra i film
di dopoguerra, è il documentario pacifista su Pio XII sceneggiato da Diego Fabbri
e Cesare Zavattini, Guerra alla guerra, restaurato dalla Cineteca Nazionale
e dalla Filmoteca Vaticana, che così proprio alla Mostra veneziana inizia i festeggiamenti
per il 50° anniversario della sua fondazione. (A cura di Luca Pellegrini)